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Svelato un mistero lungo vent'anni

Svelato un mistero lungo vent'anni

Un lampo di luce nel 2004 lasciò gli astronomi senza spiegazioni. Oggi si scopre che era il segnale di una magnetar che stava creando oro, platino e altri metalli preziosi: gli stessi che troviamo nei cellulari e nei gioielli

Era il dicembre del 2004 quando un lampo di luce, intenso e inspiegabile, squarciò il cielo e lasciò perplessi gli astronomi di tutto il mondo. Proveniva da una remota regione della nostra galassia, durò solo pochi secondi, ma fu sufficiente a sprigionare più energia di quanta il Sole possa rilasciare in un milione di anni.
A quella prima, impressionante esplosione, seguì un secondo segnale dieci minuti più tardi. All’epoca, nessuno sapeva interpretarlo. Il mistero rimase insoluto. Fino a oggi.

La chiave è una stella estrema: la magnetar

Un nuovo studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, guidato da Anirudh Patel della Columbia University, ha finalmente svelato l’enigma: la luce proveniva da una magnetar, una rarissima e potentissima stella di neutroni, e quel secondo bagliore era la firma chimica della creazione di elementi pesanti come oro e platino.
In altre parole, stavamo assistendo alla nascita cosmica dei metalli preziosi che oggi troviamo nei nostri smartphone, nei computer e perfino nei nostri gioielli.

Finora, l’unico “luogo” dell’universo in cui sapevamo si potessero formare questi elementi era la fusione tra due stelle di neutroni – un evento osservato per la prima volta nel 2017, che aveva rivoluzionato la nostra comprensione della genesi degli elementi.
Ma ora, grazie a modelli astrofisici avanzati e a una nuova analisi dei dati di quel misterioso evento del 2004, gli scienziati hanno potuto dimostrare che anche le magnetar, durante i loro super-brillamenti, sono capaci di produrre questi materiali rarissimi.

Una fucina cosmica di metalli preziosi

L’energia sprigionata durante un solo brillamento può essere tale da creare metalli in quantità sorprendenti: fino a una massa pari a 27 volte quella della Luna, secondo i calcoli del team. E nel caso del 2004, si stima che la magnetar abbia generato una quantità di elementi pesanti equivalente alla massa di Marte.
La scoperta si aggiunge a quanto già emerso nel 2023 grazie al telescopio spaziale James Webb, che aveva osservato in diretta la formazione di questi stessi elementi durante la fusione di stelle di neutroni.

luce cosmica
L’astrofisico italiano Mattia Bulla

L’astrofisico italiano Mattia Bulla, del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara, faceva parte di quel team. “Grazie al James Webb abbiamo visto il tellurio formarsi durante una kilonova, un segnale infrarosso brevissimo e debolissimo che conferma la creazione di elementi pesanti”, spiegava all’epoca.

Un mistero lungo 20 anni

Oggi sappiamo che l’universo ha più di una fucina per creare i mattoni più pesanti della materia. Se l’idrogeno, l’elio e il litio nacquero nei primi minuti dopo il Big Bang, il resto degli elementi della tavola periodica – da quelli essenziali per la vita come lo iodio a quelli critici per la tecnologia come il neodimio – viene forgiato in eventi violenti e brevissimi, ma fondamentali per la chimica della Terra. E così, un lampo dimenticato di vent’anni fa si rivela oggi come una chiave per comprendere non solo l’universo, ma anche la preziosa materia di cui sono fatti i nostri oggetti quotidiani.

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