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Smartphone ai bambini: la Francia pensa allo stop

Smartphone ai bambini: la Francia pensa allo stop

Verso l’introduzione di limiti anche l’uso dei social. La dimensione del fenomeno in Italia e i possibili rischi per la salute

Non a caso, sono chiamati “nativi digitali”. Per chi fa parte della “Generazione Z”, avendo visto la luce a cavallo dei due millenni, l’idea di una vita disconnessa è quasi inimmaginabile. Figuriamoci chi li ha seguiti, la cosiddetta “Generazione Alpha”, che ricomprende tutti i nati dopo il 2010.

È probabilmente per questi motivi che i nostri giovani non si rendono conto che non derivano solo vantaggi e opportunità dalle moderne tecnologie, a partire da smartphone e tablet e fino alla “classica” tv, ma anche molti rischi. A partire da quello di una vera e propria dipendenza, ma non solo, come spiegano gli esperti.

Proprio partendo dal rapporto realizzato da un gruppo di esperti, invitato a inizio 2024 a elaborare le linee guida per disciplinare l’utilizzo dei nuovi media da parte dei minori, che la Francia sta pensando di introdurre una legge che, contando sulla massima collaborazione da parte dei genitori, vieti l’uso dello smartphone sotto i 13 anni, .

Sarebbe il primo Paese al mondo a regolamentare ufficialmente il rapporto dei giovani con i telefonini. Ma il tema, come testimonia l’ultimo rapporto di Save the Children, riguarda un po’ tutto il mondo occidentale. E, logicamente, non fa eccezione l’Italia, dove da tempo sono stati lanciati allarmi sui possibili impatti anche a livello sanitario.

Smartphone & co.: cosa sta succedendo in Francia

Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha appena ricevuto il rapporto della commissione di esperti di cui fanno parte tra gli altri neurologi e psichiatri. E, pur mancando ancora i passaggi formali per arrivare a una legge in materia, sono già pronte le linee guida di quella che potrebbe essere la nuova regolamentazione.

Come riportano i media francesi, nel rapporto gli esperti si dicono “sconvolti dalla strategia di cattura dell’attenzione dei bambini”. “Tutti i trucchi cognitivi – aggiungono – sono utilizzati per rinchiuderli nei loro schermi, controllarli, usarli per trarne profitto economico”. Di qui l’idea di una disciplina dell’accesso dei minori al digitale.

Alle considerazioni sociologiche, la commissione aggiunge infatti l’affermazione di aver raggiunto “un consenso molto netto sugli effetti negativi diretti e indiretti” legati all’utilizzo dei dispositivi. A essere interessati, in particolare, sono il sonno, la sedentarietà (che favorisce l’obesità) e la miopia.

La “tabella di marcia” dei divieti proposta in Francia vede dunque un no a tutti gli schermi, compresa la tv, fino ai 3 anni; tv e tablet solo sotto il controllo degli adulti tra 3 e 6 anni; giochi online solo dai 6 anni in su e telefonino dagli 11 (ma senza connessione fino ai 13, quando si può iniziare con lo smartphone, ma con limiti e sotto sorveglianza).

Quanto ai social network, il via libera partirebbe da 15 anni, ma non per tutte le piattaforme. Per Instagram e TikTok, per esempio, sarebbe richiesta la maggiore età, 18 anni. In Francia, al momento, è vietato l’uso dei dispositivi portatili a scuola per uso personale, anche se i tablet risultano molto usati a livello didattico nei licei.

Giovani e smartphone in Italia

Di utilizzo di internet da parte dei giovani si occupa in parte il Digital Services Act, in vigore nell’Unione Europea dallo scorso 17 febbraio. Secondo queste norme, i 19 fornitori di servizi digitali identificati come “dominanti” dello spazio online devono riprogettare le piattaforme, garantendo un elevato livello di privacy e sicurezza a protezione dei minori.

È chiaro, però, che la dimensione del fenomeno è ormai tale da rendere necessaria una maggior consapevolezza, anche attraverso l’approfondimento delle relative regole. Basta leggere, per esempio, i dati della XIV e più recente edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia di Save the Children, non a caso intitolato “Tempi digitali”.

Si abbassa infatti sempre più l’età di primo utilizzo dello smartphone: i bambini tra 6 e 10 anni che lo utilizzano tutti i giorni è passato dal 18,4% del 2018/19 al 30,2% del 2021/22, con una punta del 43% al Sud e nelle Isole. Salendo di età, la percentuale dei bambini tra 11 e 13 anni che utilizzano internet ogni giorno, soprattutto da dispositivi mobili, è del 78,3%.

Ad aumentare è anche il tempo trascorso online. Save the Children evidenzia che, a inizio 2023, il 47% dei 3.400 ragazzi tra 11 e 19 anni intervistati in occasione del Safer Internet Day ha dichiarato di passare oltre 5 ore al giorno online e il 37% di controllare lo smartphone più di 10 volte nell’arco delle 24 ore.

Quanto ai social network, per i quali in Italia è prevista per legge un’età minima di 13 anni per registrarsi, sono il 40,7% i preadolescenti tra 11 e 13 anni che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o, comunque, li utilizzano accedendo attraverso il profilo di un adulto.

Smartphone, social e rischi per la salute

L’Atlante si sofferma anche su alcuni temi delicati relativi alle conseguenze dell’uso del digitale da parte dei più giovani. In Italia, si riporta, sono così il 13,5% i ragazzi e le ragazze tra 11 e 15 anni a mostrare un uso problematico dei social media, diffuso soprattutto tra le 13enni, e il 24% hanno un rapporto problematico nell’uso dei videogiochi (più esposti i ragazzi di 11 anni).

“I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online – analizza il rapporto – sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, a una peggiore qualità del sonno e a un rendimento scolastico scarso. Un uso intensivo di internet è associato anche a un maggior rischio di sovrappeso o obesità”.

Nel nostro Paese, sono 87 i centri territoriali che offrono assistenza ai minorenni per le dipendenze da internet attraverso équipe multidisciplinari formate da psicologi, assistenti sociali, educatori. In prevalenza si trovano al Nord: 33 nella sola Lombardia, seguita dai 10 della Liguria e dai 5 centri di Veneto, Toscana e Umbria.

Eppure, come riporta il sito pandasecurity.com, dai sondaggi emerge che l’80% dei genitori consente ai bambini tra 0 e 11 anni di usare dispositivi mobili, anche se il 51% pensa che i propri figli passino troppo tempo davanti allo schermo. L’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma però afferma: “meglio non regalare lo smartphone prima dei 12 anni”.

Già nel 2018, la Società italiana di pediatria (Sip) aveva pubblicato le sue raccomandazioni sul tema, partendo dal dato che il 92% dei bambini americani inizia a usare i dispositivi digitali nel primo anno di vita, utilizzandoli giornalmente già a 2 anni, mentre l’80% dei bambini italiani tra 3 e 5 anni sa usare il cellulare dei genitori.

I consigli dei pediatri

Il documento ufficiale della Sip, presentato in occasione del 74° Congresso di pediatria di Roma e pubblicato sulla rivista Italian Journal of Pediatrics, riassume dunque una serie di consigli ai genitori su come approcciarsi all’uso dei dispositivi digitali da parte dei propri figli tra 0 e 8 anni di età.

Le principali raccomandazioni sono il no a smartphone e tablet prima dei 2 anni, durante i pasti e prima di andare a dormire e la limitazione del loro uso a massimo 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni e al massimo 2 ore al giorno per quelli di età compresa tra i 5 e gli 8 anni.

Il documento dei pediatri sconsiglia inoltre programmi con contenuti violenti e soprattutto l’uso di telefonini e tablet per calmare o distrarre i bambini. Del resto, anche i pediatri italiani sottolineano che “l’utilizzo di strumenti elettronici durante l’infanzia per più di 2 ore al giorno è associato ad un aumento del peso corporeo e a problemi comportamentali”.

“Alcune evidenze – prosegue la Sip – suggeriscono inoltre che esiste una correlazione tra utilizzo di tablet, cefalea e dolore muscolare (soprattutto a collo e spalle) dovuto alla inappropriata postura”. E poi l’uso dei dispositivi multimediali può interferire con la qualità del sonno, con la vista (per esempio con secchezza oculare) e con l’udito.

Alberto Minazzi

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