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Sanremo 2021, prima serata: la musica è ripartita, tra Ariston vuoto e scaletta troppo piena

Sanremo 2021, prima serata: la musica è ripartita, tra Ariston vuoto e scaletta troppo piena
Sanremo 2021: classifica prima serata

Sanremo è Sanremo ed è tornato. Ha riportato la musica (e non solo) in un teatro Ariston desolatamente vuoto, tra applausi e risate registrate. Ha tentato di riportare un po’ di sana distrazione tra la gente provata da un anno di pandemia. Ma è chiaro che, almeno per un po’, nulla sarà come prima.

Se non, volendo ironizzare, per una serata troppo lunga, legata a una scaletta probabilmente troppo piena di divagazioni rispetto al tema centrale: la gara dei cantanti. In gara i primi 17, tra giovani e big, l’ultimo ha finito di esibirsi all’1.18, in una prima serata iniziata alle 20.30…

Le prime classifiche

Il Festival resta dunque il solito mix di quello che un tempo la televisione definiva “varietà” e una gara canora. Con questa seconda che, comunque, giustamente si riserva il “momento clou”. Quasi all’1.30, è vero, ma la prima classifica dei big è il momento più atteso. E riserva (relativamente) poche sorprese. Sul primo potenziale podio (ma deve ancora esibirsi metà dei cantanti in gara: lo faranno nella seconda serata di stasera, mercoledì 4 marzo) finiscono tutti brani a cui calza a pennello, quanto a stile, l’etichetta di “sanremesi”.

Prima è Annalisa, seconda Noemi, terzo Fasma. Quasi un risarcimento per chi si è esibito a notte fonda, visto che, dei tre, la prima a cantare è stata Noemi (alle 23.09), per di più anticipata dalla seconda serata. Questo perché Irama si è dovuto fermare ai box per la positività al Covid di un componente del suo staff. Il tampone del cantante è in ogni caso risultato negativo e sarà quindi regolarmente in gara. Il giovane Fasma è stato invece addirittura l’ultimo a presentarsi sul palco.

Big e giovani

Al momento sarebbero invece fuori dal podio, quarti, i grandi favoriti della vigilia: la vicentina Francesca Michelin in duetto con Fedez, presentati, tra gli altri, dall’infermiera-simbolo della prima ondata di pandemia, Alessia Bonari. Seguono Francesco Renga, penultimo a esibirsi, con un brano in cui si riconoscono a fondo gli stilemi del cantautore bresciano, un’intimista Arisa, che apre la gara alle 21.58, il solido rock dei Maneskin (la cui esibizione segna il passaggio della mezzanotte) e un Max Gazzè, accompagnato dalla misteriosa Trifluoperazina Monstery Band, che propone un brano decisamente innovativo, tra citazione iniziale del film “Frankenstein Junior” e abiti di scena da Leonardo da Vinci che a qualcuno ricordano però una sorta di Nostradamus.

E poi, nell’ordine, Colapesce e Dimartino, con sonorità tra la fine degli anni Settanta e inizio degli Ottanta, i lineari e ordinati Coma_Cose, la forse troppo avveniristica Madame (la più giovane in gara), un Ghemon che prova la svolta con sonorità più morbide per chiudere con Aiello, che mette fin troppa grinta sul palco ma non convince. Tra i giovani, invece, accedono alla finale di venerdì Gaudiano e Folcast, ai danni di Avincola e della giovanissima Elena Faggi.

Lo spettacolo

Sanremo è stato l’ultimo evento prima del coronavirus, come ricordano i conduttori, Amadeus e Fiorello, ripetendo sul palco la foto con il vincitore 2020 Diodato, chiamato a riproporre la sua “Fai rumore”. Perché, nel palinsesto della trasmissione, la musica non è solo in gara, ma serve anche a fare intrattenimento. Così è con il medley di successi di Loredana Bertè. Così è con Achille Lauro, quest’anno fuori gara, che punta sempre più a stupire con i suoi elaborati costumi. Così è con il duetto tra Fiorello e la simpatica Matilda De Angelis, una delle note positive della serata.

L’attrice dimostra di saper cantare nella non facile “Ti lascerò”, ma anche si mostra spigliata in uno sketch sul bacio ai tempi del coronavirus insieme ad Amadeus. Il conduttore e direttore artistico si presta infatti volentieri a fare da spalla. Non solo nei siparietti con l’amico di sempre Fiorello, ma anche con uno Zlatan Ibrahimovic che riesce a ironizzare senza uscire dall’immagine di duro che fa parte del calciatore-personaggio. Tanta carne al fuoco, insomma. Forse troppa, come si diceva. Ma Sanremo è sempre Sanremo.

Alberto Minazzi

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