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San Servolo: genio, bellezza e multiculturalismo

San Servolo: genio, bellezza e multiculturalismo

C’è un’isola, a Venezia, giovane e dinamica, in cui si confrontano culture ed esperienze diverse.
Nel ricordo di tutti resta “l’isola dei matti”, ma di fatto è oggi il luogo di una comunità internazionale di studenti che arrivano da ogni parte del mondo, sicuri di trovare il meglio dell’offerta formativa. E hanno ragione.
Qui, infatti, ha sede la Venice International University, un network di università che mette insieme le più avanzate proposte di studio e di didattica, una miriade di iniziative accademiche e scientifiche. Tra le aule e nel grande parco di quest’isola che ha sostituito la follia con il genio, si parla di sviluppo sostenibile, di cambiamenti climatici, di etica globale, si formano le future classi dirigenti internazionali.

L’isola di San Servolo, a Venezia

 

New entry: il top del mondo accademico

Di questa realtà negli anni cresciuta sempre più, ha deciso di far parte anche l’Ateneo di Exeter, una delle migliori università  del Regno Unito e del mondo e la Stellenbosch University del Sudafrica. Due ingressi importanti, che portano a 20 le Università unite nel VIU, il centro internazionale di formazione avanzata e ricerca di Venezia fondato nel 1995 da Ca’ Foscari e IUAV, Ludwig Maximilians Universität di Monaco di Baviera, Universitat Autònoma di Barcellona e Duke University  con l’allora Provincia di Venezia e Fondazione Venezia.A Barcellona, Monaco, e Boston si sono aggiunte poi Nord Carolina, Tokyo, Tel Aviv, Shangai, Pechino, Padova e Roma.

L’isola che attrae il mondo

« San Servolo è diventato un luogo privilegiato per la formazione di nuove classi dirigenti di tanti Paesi appartenenti a quattro Continenti – ha commentato il presidente della Venice International University, Umberto Vattani – Sono molto lieto di contribuire a realizzare la grande, profetica intuizione di Carlo Azeglio Ciampi che 25 anni fa volle creare la Venice International University, consapevole che era un’istituzione necessaria per lanciare a livello mondiale l’innovativa missione formativa che condividono gli Atenei e i Centri di Ricerca: scrivere con l’inchiostro della cultura e della scienza i destini del mondo, verso un futuro di pace. A cent’anni dalla nascita di Carlo Azeglio Ciampi –ha conluso – la VIU dedica a lui questo nuovo traguardo».

Il presidente della Venice International University, Umberto Vattani

Multidisciplinarietà e multiculturalismo

Tra Campus, seminari, Summer e Autumn School, Viu Lectures (lezioni aperte anche al pubblico spesso in collaborazione con istituzioni veneziane), ma anche rassegne musicali, eventi e goliardate studentesche, San Servolo, questo angolo di terra che si trova nella laguna sud,  in cui un tempo vivevano isolate le monache e successivamente confinati i pazzi, appare una realtà più viva e giovane che mai. Un’isola aperta al mondo intero, in cui la multidisciplinarietà degli insegnamenti abbraccia il multiculturalismo preparando le nuove generazioni alle sfide contemporanee.

Studenti della Venice International University

«Puntare sui giovani, sul futuro e sulla cultura è sempre il miglior investimento che si possa fare – ha detto il Sindaco di Venezia e della Città metropolitana Luigi Brugnaro – Lo sviluppo universitario della Venice International University di San Servolo è un’esperienza modello. La città ha tutti i numeri in regola per diventare un grande attrattore di giovani talenti e studiosi da tutto il mondo. La Viu sta lavorando bene in questa direzione e quindi benvenuti a tutti coloro che arriveranno a San Servolo per studiare decidendo, magari, anche di fermarsi a vivere nella nostra bellissima città».

Studenti della Venice International University

L’isola di San Servolo

L’isola conserva tutt’oggi il ricordo di quello che fu, il ricovero dei matti, nel Museo del Manicomio che vi si trova. Fu proprio qui che, per la prima volta, fu sperimentata la musicoterapia per la cura delle malattie mentali. E’ l’unica nota dolce in un contesto in cui prevalgono i tanti strumenti di cura ottocenteschi che oggi ci fanno inorridire (manette, camicie di forza, catene tanto per citarne alcuni) e macchinari come l’apparecchiatura per l’elettroshock.
In linea con la natura delle attività dell’isola, anche il Museo non è però solo un luogo di conservazione della memoria ma un laboratorio e un luogo “di studio, di ricerca e di divulgazione”.

 

 

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