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QUANTO È DOLCE L’ARTIGIANATO

QUANTO È DOLCE L’ARTIGIANATO

Modalità di produzione artistico-artigianale e una quantità di mano d’opera tale da realizzare milioni di dolci ogni anno. Queste le chiavi del successo di Dolcerie Veneziane, eccellenza del nostro territorio apprezzata e richiesta in Italia e all’estero

È possibile coniugare la tradizione dell’artigianato dolciario ad una produzione quantitativamente notevole? La risposta è sì e la dimostrazione ha un nome ben preciso: Dolcerie Veneziane. Un caso unico in Italia, per pregio e dimensioni, nonché l’ennesima prova del fatto che la componente fondamentale per raggiungere l’alta qualità è, da secoli, sempre la stessa: la manualità dell’uomo.
Qual è la storia di Dolcerie Veneziane? «L’azienda è nata nel 1986 dall’intuizione di alcuni pasticceri veneziani che si sono consorziati per dare vita ad una sede produttiva unica –  spiega Roberto Ceccon, amministratore di Dolcerie Veneziane – poi sono subentrati altri soci, tra cui il sottoscritto, che, provenendo da attività commerciali, hanno iniziato a sviluppare nuovi prodotti da distribuire su larga scala. Negli anni, oltre ai tipici dolci da forno che avevano caratterizzato la prima fase produttiva ovvero Pan del Doge, Fornaretti, Panettoni, San Martini, Galani e via dicendo, abbiamo aggiunto prodotti da ricorrenza, prevalentemente di cioccolato, puntando sulla qualità e sull’unicità di prodotti finemente decorati. In ultima abbiamo proposto le confezioni, ovvero cioccolatini abbinati a piccoli oggetti in ceramica, più le strenne dedicate alle aziende, con possibilità anche di personalizzazioni.  Ci siamo così dapprima proposti ad un panorama italiano su scala nazionale, poi anche all’estero. Da un paio d’anni abbiamo infatti varcato i confini nazionali e il mercato ha risposto così bene che dobbiamo mettere un freno alle richieste perché superano la nostra capacità produttiva».
Quanto è stato importante l’aver caratterizzato il vostro nome con un brand forte come Venezia? «Il nostro nome, associato a quello della città, è un biglietto da visita non da poco, così come il “made in Italy” è già di per sé sinonimo di qualità. Ma in realtà quello che ci dà veramente forza è l’originalità del prodotto. Abbiamo infatti sempre puntato sull’artigianalità per fare qualcosa di pregio che non si può replicare con modalità meccaniche. Tutto viene realizzato a mano, perché, per scelta, non abbiamo voluto diventare un’industria dolciaria ma restare orgogliosamente artigiani: lavoriamo come il pasticcere di una volta, con la differenza però che produciamo milioni di pezzi impegnando centinaia di persone».
Possiamo definirla “arte dolciaria”? «È proprio così, tanto che l’anno scorso la Camera di Commercio ci ha certificato come “Azienda artistica”. Per avere questo attestato è stato fatto tutto uno screening della nostra azienda, dalle fasi della lavorazione fino alla formazione dei dipendenti, e tutto questo è servito per certificare che, pur facendo numeri importanti, ci possiamo definire artisti artigiani grazie alle nostre modalità di produzione. Chi prende in mano i nostri prodotti probabilmente pensa che ci sia una macchina che fa tutto questo e forse non si rende conto fino in fondo di tutto il lavoro che c’è dietro finché non vede la realizzazione. Anche per questo motivo nel nostro spaccio di Casale sul Sile, oltre ad acquistare i nostri prodotti, è possibile vedere alcune fasi della lavorazione».
Come coniugate tradizione e innovazione? «Nonostante i nostri prodotti siano già molto apprezzati dai consumatori, ci sforziamo ogni giorno di migliorarne la qualità con una continua ricerca sia dal punto di vista delle materie prime, che nel packaging. In effetti, una parte molto importante del successo dei nostri prodotti è anche conseguenza dell’esasperata attenzione a packaging, decorazioni e abbinamento dei colori che quotidianamente viene curato dalla nostra responsabile marketing, Morena De Rossi. Tutto ciò sempre senza perdere di vista il prezzo finale del prodotto, che oggi è comunque un fattore importante per ottenere un prodotto di successo. Dolcerie Veneziane è anche molto sensibile ad aspetti sociali quali l’ambiente,  tanto è vero che abbiamo il parco fotovoltaico sopra il tetto della nostra sede di Casale sul Sile e, grazie a questo, siamo totalmente autonomi per la produzione energetica.  C’è insomma la volontà sempre di far le cose fatte bene, sotto tutti i punti di vista».

Quali i numeri di Dolcerie Veneziane? «Abbiamo circa 150 persone che lavorano nelle nostre tre sedi in Italia e all’estero. In ambito dolciario siamo la seconda azienda in Italia, secondo i dati Nielsen, in termini di numero di pezzi venduti di corpi cavi di cioccolato. Il fatturato dell’azienda è in continuo incremento, tanto è vero che siamo passati dal milione e mezzo di euro del 2001 ai 10 milioni di euro attuali. Anche qui però va fatta una precisazione: se ragioniamo in base alla richiesta potremmo anche raddoppiare da un anno per l’altro il nostro fatturato, ma  la natura artigianale della nostra produzione impone che per aumentare la produzione debba aumentare la mano d’opera appositamente formata. Non si tratta, quindi, di acquistare semplicemente un macchinario in più come avviene nelle industrie dolciarie».
Quanto dedicate alla formazione? «Per formare una persona da poter inserire in produzione, ci vuole almeno un anno. Per questo, volutamente, aumentiamo struttura e produzione del 10/15% all’anno. In questo modo riusciamo a crescere in modo sano senza fare il passo più lungo della gamba. E questo è anche il motivo per cui, il nostro commerciale estero oggi non riesce ad esaudire tutte le richieste come nel caso della Spagna dove forniamo 500.000 pezzi a fronte di una domanda pari a quattro volte tanto. Questo è il nostro limite ma anche la nostra forza».

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Tag:  Venezia