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Premio Valori d’Impresa: ecco chi sono i vincitori 2023

Premio Valori d’Impresa: ecco chi sono i vincitori 2023
Da sinistra, Leopoldo Destro, Tommaso Ebhardt, vincitore del premio Storie d'Impresa, Giovanni Viafora e Auro Palomba, presentatore della cerimonia

Confindustria Veneto Est celebra l’unione tra cultura a lavoro. Leopoldo Destro: “La cultura d’impresa si fa non solo nelle aziende, ma soprattutto nel territorio”.

Il lavoro senza cultura non è che un mero replicare di passaggi meccanici; la cultura, senza lavoro, è solo idee senza concretezza.
Con queste poche parole si potrebbe riassumere la premiazione di Valori d’Impresa, l’iniziativa culturale promossa dalla neonata Confindustria Veneto Est  (con la collaborazione e il patrocinio di CentroMarca Banca Credito Cooperativo di Treviso e Venezia e con il contributo di Umana) e punto finale di un percorso il cui scopo è raccontare l’intreccio della cultura e del lavoro passando per l’arte: narrativa, storytelling, produzioni audio-visive, incoraggiamento alla visione innovativa dei giovani.

Leonardo Del Vecchio: un esempio per tutti

La cerimonia, tenutasi giovedì 19 gennaio al teatro Verdi di Padova, ha celebrato mediante i suoi premi le migliori storie imprenditoriali regionali e d’Italia.
A vincere la sezione principale Storie d’Impresa, dedicata alla narrativa di personaggi che hanno fatto la storia culturale del lavoro in Italia, è stato Tommaso Ebhardt, con la sua biografia (non ufficiale) dedicata all’imprenditore agordino Leonardo Del Vecchio (Sperling&Kupfer), fondatore dell’azienda italiana Luxottica.
Una storia incredibile, quella di Del Vecchio: orfano in tenera età a Milano, si trasferì ad Agordo, nel bellunese, a ventidue anni. Qui, tre anni dopo, fondò l’azienda  diventata poi leader mondiale della produzione e distribuzione di occhiali.

“Leonardo Del Vecchio è la storia dell’anno”

La biografia di Ebhardt, si legge nella motivazione della giuria “racconta la storia del nostro Paese e quella di un bambino che ha conquistato tutto ciò che poteva sognare. In questo libro Ebhardt ha saputo ricostruire il percorso di Del Vecchio attraverso un intenso lavoro di ricerca tra documenti, fascicoli, testimonianza e (rare) interviste. “Leonardo del Vecchio”, edito da Sperling&Kupfer è un libro potente, ben scritto, definitivo, la storia dell’anno. Un viaggio intelligente, benedetto da una penna ispirata, alla scoperta delle radici di un uomo che ha fatto la storia”
“La storia di Leonardo Del Vecchio è l’esempio italiano di impresa partita dal garage di casa, come negli Usa. È il racconto non solo della persona, ma anche delle persone attorno, contributori della grandezza di Luxottica” ha aggiunto in fase di premiazione Leopoldo Destro, neo presidente di Confindustria Venest, associazione comprensiva di 5.000 aziende e 270.000 collaboratori dell’area metropolitano Venezia-Padova-Rovigo-Treviso.
“Ciò che insegna la storia di Del Vecchio – ha raccontato l’autore Tommaso Ebhardt, direttore della redazione Bloomberg News di Milano – è la sua perseveranza e la sua fame di dimostrare qualcosa, anche a 80 anni, quando acquistò la diretta concorrente sul mercato”.

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Leonardo Del Vecchio @Luxottica

Le microstorie che fanno grande la storia imprenditoriale

Ma di storie imprenditoriali è pieno non solo il mondo: basta essere curiosi e saper guardare nel piccolo delle nostre realtà. È l’esempio portato dal giornalista Mario Calabresi – membro della giuria assegnataria del premio – il quale ha raccontato la sua esperienza di scrittore ‘di piccole storie’: dall’esempio menzionato sul palco del mugnaio Aldo, salvatore del mulino di famiglia grazie a un diverso modo di lavorare, a ciò che fa nel suo progetto podcast Altre Storie, dove racconta le vite di gente comune. “L’importante è guardare il bicchiero mezzo pieno: l’altra metà vuota ormai è passata”.

Il “tappeto sonoro” di lana di Bottoli

Al premio Valori d’Impresa si sono accompagnati altre due premiazioni: Visioni d’Impresa ha visto sul palco il racconto di tre progetti, di altrettante aziende venete, le quali, tramite uno sforzo artistico, hanno saputo cambiare la narrazione del proprio lavoro.
Vincitore del premio è stato Roberto Bottoli, proprietario dell’omonimo Lanificio Bottoli di Vittorio Veneto (giunto alla quarta generazione) che, grazie alla collaborazione con l’artista Marco De Biasi, ha prodotto il video La tela di Penelope, dove la musica suona a ritmo dei macchinari della fabbrica, creando questo ‘tappeto sonoro’ di lana.

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A sinistra il vincitore di Visioni d’Impresa Lanificio Bortoli Dotto Trains De Castelli

“La tela di Penelope” è un cortometraggio affascinante dove musica, colore e movimento si fondono seguendo un ritmo unico, quello di un lanificio storico, custode di un’eccellenza artigianale che fa da filo conduttore a tutte le immagini – recita la motivazione del premio -. All’interno del Lanificio Bottoli, grazie alla preziosa regia, il movimento delle macchine dà vita a una polifonia visiva poetica e a tratti visionaria”.

Destro: “La cultura d’impresa si fa soprattutto nel territorio”

L’altra premiazione ha visto sul palco due studenti, Francesco Petrini e Pietro Suppiej, vincitori della sezione Studi d’Impresa con la loro tesi di laurea triennale a quattro mani in ‘Design del prodotto industriale’ dal titolo “Il settore serico in Veneto e le nuove applicazioni delle filature in piano. Design sistemico e di prodotto”.

I vincitori del premio Studi d’Impresa Francesco Pretini, Pietro Suppiej con Denise Archiutti

Uno studio  che indaga “un settore industriale, quello della seta, che in passato è stato uno dei traini principali dello sviluppo del nostro Paese – hanno ricordato i giurati -. Un soggetto quasi ancestrale, trattato in maniera innovativa e assolutamente originale”.
Il premio rientra negli obiettivi di Confindustria Venest, come ha ricordato già dall’apertura della cerimonia Leopoldo Destro: “La salvaguardia della cultura d’impresa passa per le conoscenze della gioventù. Invito i ragazzi ad avvicinarsi alle nostre aziende, le quali hanno le porte aperte e cercano questo tipo di competenze. La cultura d’impresa si fa non solo nelle aziende, ma soprattutto nel territorio”.

Damiano Martin

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