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Premio Campiello 2020: la cinquina dei finalisti presentata a Venezia

Premio Campiello 2020: la cinquina dei finalisti presentata a Venezia
Finalisti Campiello 2020

La proclamazione del vincitore assoluto il 5 settembre in Piazza San Marco

In quanti modi si può interpretare la realtà?
Quanto un romanzo può farci inabissare nelle pieghe spietate del male, nel ricordo malinconico, nei tortuosi meandri della follia, nel conflitto interiore di personaggi deboli e sconfitti, che convivono con la paura della morte e con la loro parte più oscura?
Quanto  ci può ammaliare con uno stile che gioca con i vari toni dell’anima e con quelli della lingua?
C’è tutto un mondo nei cinque romanzi finalisti del Premio Campiello 2020.
Affascinante e truce, ironico e grottesco, irriverente e a volte difficile da digerire. Autentico.

Campiello 2020 a Venezia

A raccontarlo, sono stati i cinque autori che hanno aperto a Venezia, nella Scuola Grande della Misericordia, il loro tour che, benché quest’anno anomalo, incarna lo spirito stesso del Premio: quello di portare la letteratura tra la gente.

La presentazione dei finalisti del Premio Campiello 2020 alla Scuola Grande della Misericordia, a Venezia

Accolti nell’esclusiva location grazie alla collaborazione con Umana, che da cinque anni è main partner del Premio ed ha coorganizzato l’evento di presentazione, i finalisti chiuderanno il loro tour il 5 settembre ancora a Venezia, per la prima volta in Piazza San Marco, per la proclamazione del vincitore assoluto.
Una scelta che ancora una volta ribadisce la finalità di questo Premio voluto dagli industriali veneti nel 1962: promuovere e diffondere la cultura.
Quest’anno si aggiunge un obiettivo ulteriore. “Il messaggio che con il Campiello gli imprenditori veneti vogliono lanciare – ha detto il Presidente della Fondazione Il Campiello e di Confindustria Veneto Enrico Carraro – è quello di non arrendersi di fronte alle difficoltà e di cercare soluzioni alternative alle sfide che incontriamo. L’impegno che abbiamo preso è quello di rendere il premio ancora più vicino alle persone e ai lettori, di farne un’occasione di “riavvicinamento sociale” dopo mesi di distanziamento”.
Ecco perché, allora, Piazza San Marco.
“Sarà un “campiello in piazza”, per una serata che vuol essere un abbraccio a Venezia e un tributo al rilancio dei suoi grandi eventi – ha concluso-  la volontà di condividere il valore di questo Premio, dei suoi autori, dei suoi libri, con le persone”.

All’evento di presentazione tra il pubblico alla Misericordia, al quale hanno partecipato anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, la presidente di Umana Maria Raffaella Caprioglio e il presidente di Confindustria Enrico Carraro,  fino alla proclamazione del vincitore seguiranno “i giovedì del Campiello”.

I Finalisti e la loro prima apparizione insieme in pubblico

Il primo ad arrivare tra i cinque finalisti della 58° edizione del Premio Campiello è stato Francesco Guccini. Ottant’anni e poco fiducioso “di così tanta acqua attorno”, ha subito catalizzato l’attenzione di giornalisti e pubblico con i suoi racconti. Il suo romanzo, “Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto” conduce il lettore in un viaggio ancestrale che il celebre cantautore, poeta e scrittore ha intrapreso ritornando con la memoria al vecchio mulino dei nonni a Pàvana e a tutto il mondo che girava attorno al piccolo paese.

Francesco Guccini
Francesco Guccini

Una ballata di ricordi che vengono sviscerati a tratti con malinconia e più spesso con ironia. Non un piccolo mondo antico per il quale si provi nostalgia perché “è innegabile che oggi si sta molto meglio – ha sottolineato Guccini- Era però un mondo più sobrio, dove ogni oggetto aveva un senso e le serate estive, per me che ero bambino, non finivano mai. Era un mondo vivo e laborioso. Non c’era immondizia -ha ricordato sorridendo – Non si buttava nulla, nemmeno i vasi da notte, che una volta dismessi, nel mulino dei nonni, dove ce n’erano in quantità smisurata, diventavano vasi di fiori”.

Frammenti autobiografici si mescolano a microfilosofie anche per Patrizia Cavalli.


In “Con passi giapponesi” l’eccentrica scrittrice romana ha raccolto “pagine troppo a lungo rimaste inedite  – ha spiegato – che non sono né narrativa né poesia o saggistica ma racconti che fanno del mio un libro spurio, strano, con un andamento sostenuto pieno però di divertimento”.
Anche nel suo caso, ne esce un mondo comico-tragico, che mette a nudo passioni e maschere.

Ognuno lo fa a suo modo. Ed è irriverente e a tratti urticante, difficile da digerire, quello dell’unico finalista veneto del Premio Campiello: Sandro Frizziero. Il giovane professore di Chioggia, autore di “Sommersione” ne è ben consapevole. “Se il risultato è questo, significa che sono riuscito nel mio intento – ha detto – Anche se spero che, come per me, anche per il lettore, una volta che ha attraversato l’inferno, ci sia lo stesso senso di liberazione che ho sentito io staccandomi dal mio personaggio”.

Sandro Frizzero
Sandro Frizzero

Un protagonista truce e privo di nome il suo, un vecchio pescatore che mette in campo “tutto ciò di cui non si vorrebbe sentir parlare”, perché conduce a passioni brutali, a una vita miserabile, al male.
Nel contesto grigio di “un’isola filiforme che sull’Adriatico separa il mare dalla laguna veneta”, con il vecchio si muovono personaggi ipocriti e meschini o vittime della crudeltà altrui come La Cinzia, la moglie defunta del pescatore denigrata in vita così come dopo la morte.

Una voce narrante completamente diversa è invece il protagonista di Remo Rapino, autore di “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”. A sviscerare le trame della propria esistenza ma in generale del Novecento,è in questo romanzo, infatti, il matto di un paese che non viene mai nominato. Dai suoi ricordi di scuola, dell’apprendistato in una barberia, delle sue prime esperienze nelle case chiuse, Liborio apre uno scenario sulla guerra e sulla Resistenza, sul lavoro in fabbrica, il manicomio e la solitudine della vecchiaia. Il tutto raccontato ricorrendo al dialetto e alla follia, un mix che, a tratti con allegria, finisce in modo molto naturale con il mettere in discussione ogni convenzionalità.

Remo Rapino
Remo Rapino

Liborio teme, uscendo di casa, che un colpo di vento lo sollevi e lo faccia volare. E’ per questo che si premura sempre di mettersi dei sassi nelle tasche.
Ma se per lui un’alternativa alla paura c’è, questa non esiste invece per Gonzalo, il protagonista del quinto libro della cinquina finalista: “L’incanto del pesce luna”, di Ade Zeno.


“Una storia che mi è uscita dalla stomaco – ha rivelato l’autore- Gonzalo convive con la paura della morte, è un personaggio debole e sconfitto”. Un illuso del fatto che “i semi della mostruosità dimorino sempre altrove”.

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