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Nadef: Pil e occupazione verso ritmi più alti dell'ultimo decennio

Nadef: Pil e occupazione verso ritmi più alti dell'ultimo decennio
Palazzo Chigi

La ripartenza dell’economia italiana dopo la crisi pandemica è tutta nei numeri.
Nel 2021, il Pil del nostro Paese crescerà del 6%, il rapporto tra debito e Pil scenderà al 153,5%, il deficit tornerà sotto il 10%.
Sono alcuni dei contenuti del Nadef, la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def), approvata del Consiglio dei ministri.

La bozza del Nadef

Come ogni anno, a fine settembre il Def viene aggiornato sulla base di un documento elaborato sulla base della maggior disponibilità di dati e informazioni sull’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica.
Premessa all’espansione economica stimata, è la buona situazione attuale rispetto al coronavirus, con l’obiettivo dell’80% della popolazione sopra ai 12 anni vaccinata con doppia dose, che sarà raggiunto tra qualche giorno, e il rallentamento della quarta ondata dell’epidemia.

Draghi: “C’è fiducia nell’Italia”

“Il quadro economico è di gran lunga migliore di quello che noi stessi pensavamo potesse essere cinque mesi fa – ha detto il premier Mario Draghi – Il debito pubblico è in lieve discesa e mi sono chiesto cosa significa: è la prima conferma che dal problema dell’alto debito pubblico si esce prima di tutto con la crescita. Ora c’è fiducia nell’Italia, fra gli italiani e nel resto del mondo nei confronti dell’Italia – ha continuato – La legge di bilancio che presenteremo tra poche settimane rimarrà fondamentalmente espansiva. La sfida più importante è rendere la crescita equa e sostenibile, strutturale, a tassi di crescita più alti di quelli precedenti la pandemia”.

“Pil e occupazione al di sopra dei ritmi dell’ultimo decennio”

Il livello di pil trimestrale precrisi  sarà raggiunto entro la metà del prossimo anno”, si leggerebbe, secondo fonti di agenzia, nella bozza della Nadef.
Inizierà così nel 2022 “la fase di vera e propria espansione economica, che porterà la crescita del pil e dell’occupazione nettamente al di sopra dei ritmi registrati nell’ultimo decennio”.
La pressione fiscale scenderà di circa 0,9 punti percentuali rispetto al 2020 mentre, entro la fine del 2021, si registrerà un’ ulteriore riduzione, rispetto alle previsioni, del deficit.
Ad aprile era stato stimato un indebitamento netto dell’11,8%, mentre si toccherà il 9,4%, scendendo così sotto la soglia del 10%.

Le stime per il prossimo triennio

Le previsioni per gli anni seguenti sono di un 5,6% nel 2022, con un incremento quindi di 1,2 punti percentuali (+22,7 miliardi di euro), del 3,9% per il 2023 (29,6 miliardi di euro) e del 3,3% nel 2024 (24,5 miliardi di euro).
In totale, 76,8 miliardi nel triennio.
La fase espansiva dell’economia italiana, secondo le stime, si protrarrà infatti fino al 2024.
Nel triennio, l’extra deficit
sarà dunque di quasi 77 miliardi di euro.
Riguardo al Prodotto interno lordo, al +6% per l’anno in corso seguirà, nel 2022, un +4,7% programmatico partendo da un +4,2% tendenziale grazie agli interventi di politica fiscale annunciati dal Governo.
Sempre con riferimento allo scenario programmatico, si dovrebbe quindi passare al +2,8% nel 2023 e al +1,9% nel 2024.

Le misure per l’espansione

“Il sentiero programmatico per il triennio 2022-2024 – riporterebbe il Nadef – consente di coprire le esigenze per le cosiddette politiche invariate e il rinnovo di numerose misure di rilievo economico e sociale, fra cui quelle relative al sistema sanitario, al Fondo di Garanzia per le PMI e agli incentivi all’efficientamento energetico degli edifici e agli investimenti innovativi. Si sarà inoltre in grado di attuare la riforma degli ammortizzatori sociali e un primo stadio della riforma fiscale. L’assegno unico universale per i figli verrà messo a regime“.

I potenziali ostacoli

Oltre alla situazione sanitaria, il documento farebbe riferimento ad altri elementi che possono influire sulle rosee prospettive dell’Italia da qui al 2024. Tra questi, i rilevanti aumenti dei prezzi dell’energia e la carenza, con conseguente aumento dei costi, di alcune materie prime.

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