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Mafie, non solo sud. La presa di posizione del Veneto

Mafie, non solo sud. La presa di posizione del Veneto

Il presidente della Regione Zaia testimonia al processo sul clan del Veneto Orientale. Un fenomeno che cambia: da Roma alle ecomafie

L’idea “classica” della mafia che chiede il “pizzo” ai commercianti siciliani o della camorra che gestisce lo spaccio a Napoli e dintorni va decisamente aggiornata.
Ormai è acclarato che il fenomeno della criminalità organizzata si è evoluto dal punto di vista imprenditoriale, con sempre più infiltrazioni in settori di attività lecite. E soprattutto non ci sono praticamente più parti del territorio nazionale che possono dirsi al sicuro dalla presenza di questo tipo di gruppi criminali.
I diversi Rapporti raccontano di Roma e del suo circondario ormai spartiti tra diversi gruppi o di una Lombardia che è teatro del 6% dei reati legati alle cosiddette ecomafie. E poi c’è il “caso-Veneto”, con il processo al clan dei Casalesi che ha visto un’importante presa di posizione da parte del governatore Luca Zaia.

Regione Veneto parte civile e testimone contro le mafie

È da gennaio 2020 che, nell’aula bunker del tribunale di Mestre, ha preso il via il maxi processo per mafia legato all’inchiesta partita dal Comune di Eraclea, che poi si è estesa all’intero litorale del Veneto Orientale, fino a San Donà di Piave.
Un giro d’affari poco puliti che ha puntato in particolare sugli appalti.
Fin dall’inizio, la Regione ha dato mandato ai propri legali di costituire l’ente pubblico come parte civile.
Adesso, a esporsi, è stato in prima persona il presidente Zaia, comparso in aula come parte lesa e testimone. Una scelta che ha voluto lanciare un messaggio.

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Il presidente del Veneto Luca Zaia durante il processo contro i Casalesi

“Ho fatto il mio dovere – ha spiegato Zaia – e sono venuto a deporre come deve fare ogni cittadino. Credo sia un obbligo costituirsi parte civile e denunciare quando qualcosa non va. Prima eravamo convinti, e forse avevamo la presunzione, di essere indenni da questi fatti. Oggi abbiamo la certezza che abbiamo infiltrazioni malavitose e mafiose anche in Veneto”.

Mafia: l’evoluzione e il caso-Roma

Un quadro di come le mafie siano via via cambiate nel corso degli anni era emerso, già nei mesi scorsi, dall’ultima edizione del rapporto “Mafie nel Lazio”, dell’Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità della Regione. Perché sono ormai decenni che, attorno alla capitale, convivono con gruppi locali anche Cosa nostra, Camorra e ‘Ndrangheta.
Non è un caso che il primo Comune d’Italia sciolto per mafia sia stato quello di Ostia, sul litorale laziale, con il centro di 200 mila abitanti ancor oggi ritenuto uno dei principali termometri della mafia romana. Qui, il giro d’affari si è esteso dalle classiche intimidazioni e traffico di stupefacenti alle varie attività imprenditoriali, fino a raggiungere di recente anche il settore della balneazione.

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Se le mafie locali, a partire dai Casamonica, si dedicano ad attività come spaccio, usura, recupero crediti ed estorsioni, la ‘Ndrangheta, presente in città già dagli anni Novanta del secolo scorso, è arrivata a controllare oltre una ventina tra società, ristoranti, bar e pescherie. La Camorra, invece, ha affiancato alla droga gli investimenti nei settori immobiliare, caseario e della ristorazione. E Cosa nostra ha puntato su appalti pubblici, distribuzione alimentare, ortofrutticolo e gaming.

Ecomafie: solo un leggero calo

Un altro utile rapporto per leggere l’evoluzione della mafia in Italia è il periodico report sulle Ecomafie pubblicato da Legambiente.
Nel più recente, relativo ai dati 2021, si sottolinea innanzitutto che, nonostante il calo su base annua del -12,3% dei reati, in Italia se ne sono commessi ancora quasi 84 al giorno, per un totale di 30.590.Tra gli altri dati, Roma è passata al primo posto tra le province per il numero di illeciti ambientali, con 1.196.
Campania, Puglia, Calabria e Sicilia concentrano oltre la metà (51,3%) delle inchieste per corruzione ambientale. Ma, oltre alla conferma della Lombardia, la sempre crescente diffusione al nord di questi reati è confermata dalla crescita della Liguria, ora nona per reati accertati.

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Infine, riguardo alla tipologia, l’attività organizzata che ha visto più arresti è quella dello smaltimento dei rifiuti.
Con un efficace esempio, Legambiente quantifica in 94.537 i tir che si potrebbero riempire con gli oltre 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati. E la dimensione imprenditoriale delle ecomafie è ben illustrata dal fatto che il 31% dei reati è legato al ciclo illegale del cemento.

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