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L’UNIONE FA LA FORZA

L’UNIONE FA LA FORZA

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Uno dei protagonisti della svolta nella produzione di prodotti orticoli nella nostra regione è OPO Veneto. Un sistema di produttori composto da 560 soci riuniti per fare sistema, ottimizzare le risorse e i servizi

Il Veneto è, probabilmente, la regione italiana che negli ultimi vent’anni ha registrato la maggiore crescita dal punto di vista orticolo: una crescita basata sulla tradizione, sull’innovazione, sulla ricerca e sul marketing oltre che sulla propensione all’aggregazione espressa dai produttori. Uno dei protagonisti della svolta nella produzione di prodotti orticoli nella nostra regione è OPO Veneto, Organizzazione Produttori Ortofrutticoli “Veneto”, che ha promosso, tra le molteplici attività di cui si è resa protagonista, il lancio del radicchio di Treviso. Si è trattato di un’operazione di grande successo riportata come case study dai manuali di marketing, facendo di un prodotto della tradizione un vero fenomeno di mercato in Italia e all’estero. Principale promotore ed anima di questo sviluppo, è stato ed è Cesare Bellò, Presidente dell’Associazione di Organizzazioni di Produttori “Veneto Ortofrutta” prima AOP del Veneto, una realtà che ha raggiunto circa 130 milioni di fatturato complessivo, tra i fondatori e attualmente consigliere delegato di OPO Veneto.

Cesare Bellò, qual è la vostra storia? «L’Organizzazione Produttori Ortofrutticoli “Veneto” s.c.a. (OPO “Veneto”) è nata dall’esperienza di due storiche cooperative create negli anni ’60 e da molti anni presenti sui mercati italiani ed esteri. OPO “Veneto” è stata fondata nel 2001 su iniziativa del consiglio di amministrazione dell “Associazione Ortofrutticoltori Marca Trevigiana S.Bovo” di S. Alberto di Zero Branco (TV) e della “Cooperativa Ortolani Sottomarina” di Sottomarina di Chioggia (VE). In momenti successivi hanno aderito diverse altre realtà associative: nel 2005 la stessa cooperativa A.O.M.T. S. Bovo e nel 2008 anche le aziende del “Consorzio Nord Est Funghi”. Attualmente (dati 2012) OPO “Veneto” ha una base sociale di 418 soci diretti singoli e 142 soci indiretti tramite le strutture associate per un totale quindi di 560 iscrizioni all’Albo Sociale e un fatturato consolidato di circa 35 milioni di euro. La maggior parte delle aziende consociate sono dislocate nel Veneto ed in particolare nelle province di Treviso, Venezia, Padova, Vicenza, Rovigo e Verona; significativa però anche la presenza di aziende singole presenti nel Centro/Sud Italia e si sta guardando con sempre maggiore attenzione all’estero. Infine come ultimo atto della nostra costante evoluzione nel 2008 OPO “Veneto” è stata la promotrice e capofila della costituzione della Associazione di Organizzazioni di Produttori “Veneto Ortofrutta” prima AOP del Veneto».

Ma perché si è costituita una AOP? «Oggi non è il singolo produttore che si confronta sul mercato globale, ma un sistema di produttori: non si afferma più il singolo operatore, ma un’area di produzione. Le Aop sono strumenti operativi di un’area per fare sistema, per ottimizzare le risorse per servizi competitivi e per ottenere un valore aggiunto. In altri termini, si tratta di fornire servizi a minori costi ed è possibile se si interviene in maniera virtuosa su tutta la filiera. Oggi l’aggregazione è fondamentale per affrontare un mercato sempre più complesso e competitivo. Noi ci presentiamo con una offerta ampia e articolata: andiamo da ortaggi tipici ad alto valore, come i radicchi veneti Igp, a prodotti più innovativi della quarta gamma; e poi pesche, fragole, pomacee, piccoli frutti. È così possibile operare una pianificazione produttiva e commerciale e lavorare sulla ottimizzazione dei processi logistici di fornitura, che costituiscono un elemento molto importante di competitività».

E per quanto riguarda la ricerca e le operazioni di marketing? «Non disponendo di grandi aree coltivate, il prodotto orticolo veneto non è di massa, ma di nicchia, quindi deve puntare sull’alta qualità. Si distingue, perciò, per freschezza, gusto, tipicità territoriale. Un ortaggio che sa della nostra terra: piccole quantità, di alto valore nutrizionale ed estetico. È per questi connotati che è valido ed efficace. Abbiamo attorno a noi un grande mercato, consumatori che possono essere raggiunti in meno di 24 ore. Ieri si andava a prendere la verdura nell’orto di casa, oggi si va nell’orto europeo e noi possiamo essere l’orto d’Europa. Quanto alle risorse, contiamo sui fondi integrativi comunitari: per ottenerli è necessario avere determinate caratteristiche, capacità amministrativa, progettuale, che noi riteniamo di possedere. Non a caso stiamo redigendo un piano operativo che partirà dal 2014 e arriverà al 2018. Esso riguarderà sia la nostra attività operativa ma anche tutte le iniziative volte alla promozione e valorizzazione dei nostri prodotti».

Avete coinvolto altre regioni italiane e vi siete aperti ai mercati esteri, ma com’è avvenuto questo processo? «In realtà la risposta è molto semplice se si parte dal presupposto che il consumatore e le sue esigenze dettano e condizionano le scelte dei produttori. Nel nostro caso, nonostante si cerchi di sensibilizzare fortemente il consumatore in merito alla stagionalità, ci siamo dovuti organizzare per far fronte alle richieste anche di prodotti fuori stagione. Fortunatamente l’Italia presenta delle caratteristiche territoriali, essendo lunga e stretta e presentando delle caratteristiche climatiche e microclimatiche uniche, che consentono una buona produzione nel corso di tutto l’arco dell’anno. Abbiamo quindi iniziato a collaborare con produttori del Fucino, nell’altopiano della Marsica in provincia dell’Aquila, e con altri produttori in Sicilia. Dall’altro lato ci siamo aperti al mercato estero sia perché ne avevamo le capacità sia per aumentare le dimensioni del nostro mercato e diversificare gli sbocchi commerciali. Ad oggi siamo presenti con modalità e quantità di prodotto diverse a seconda del paese e del supporto logistico che siamo riusciti ad organizzare, in Germania, Olanda, Danimarca, un po’ in Francia, Russia. Stiamo anche valutando la possibilità di esportare i prodotti negli Emirati Arabi ma è chiaro che in questo caso l’organizzazione logistica si fa più complessa».

Di fronte alla crisi cosa fate con i vostri produttori? «I nostri produttori sono piuttosto tutelati poiché hanno una sorta di reddito garantito quando producono determinate tipologie di prodotto (cioè quelle commercializzate da OPO Veneto) e in generale se un’azienda va male cerchiamo di aiutarla; finora anche gli istituti di credito ai quali ci siamo appoggiati ci hanno sempre dato fiducia e la nostra attività continua ad essere in espansione e sviluppo».

Ci sono nuovi prodotti sui quali state puntando? «Ovviamente i nostri prodotti strategici sono le diverse tipologie di radicchio, di asparago bianco e la patata dolce, un prodotto impensabile da proporre fino a qualche anno fa. Abbiamo poi una divisione rilevante dedicata ai fungi coltivati. Vi sono inoltre i prodotti “freschissimi” di quarta gamma e cioè insalatina, valeriana, rucola, per il consumo immediato. Abbiamo valorizzato, infine, la ciliegia di Marostica, il Figo Moro da Caneva e continuiamo a mantenere sempre un forte interesse per nuove possibilità di mercato».

Come è evidente OPO Veneto è una realtà molto dinamica, quali sono le prospettive future? «Partendo dal presupposto che il consumo orticolo proseguirà, noi prevediamo, sulla base del prossimo business plan di cui facevo menzione, un fatturato in crescita del 5-10% annuo soprattutto grazie al potenziamento nel mercato europeo».

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Prodotti commercializzati da OPO Veneto

Radicchio Rosso di Treviso I.G.P., Radicchio Variegato di Castelfranco I.G.P., Radicchio di Chioggia I.G.P., Radicchio di Verona I.G.P., Asparago Bianco di Bassano D.O.P., Asparago Bianco di Cimadolmo I.G.P., Asparago di Badoere I.G.P., Aglio Bianco Polesano D.O.P., Insalata di Lusia I.G.P., Carota di Chioggia (prodotto tradizionale), Patata dolce di Anguillara e Stroppare (prodotto tradizionale), Patata dolce di Zero Branco (prodotto tradizionale), Patata del Quartier del Piave (prodotto tradizionale), Patata Cornetta (prodotto tradizionale), Peperone di Zero Branco (prodotto tradizionale), Pomodoro del Cavallino (prodotto tradizionale), Radicchio bianco o variegato di Lusia (prodotto tradizionale), Zucca Marina di Chioggia (prodotto tradizionale). Cetriolo, Fagiolo, Melanzana, Porro, Sedano, Funghi coltivati, ecc. Una vasta scelta di “prodotto” orticolo fresh-cut e IVa gamma. Frutta tipica e di grande nome: Ciliegia di Marostica I.G.P., Marroni di Monfenera I.G.P., Ciliegia Durona del Chiampo (prodotto tradizionale), Ciliegia dei Colli Asolani (prodotto tradizionale), Figo Moro da Caneva (prodotto tradizionale).

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