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Lettura: i bambini italiani sopra la media internazionale

Lettura: i bambini italiani sopra la media internazionale

I risultati dell’indagine Iea-Pirls: gli alunni di quarta elementare comprendono correttamente quello che leggono

Sarà anche vero che le nuove generazioni leggono sempre meno, ma la scuola italiana resta tra le migliori al mondo nella formazione alla lettura e alla comprensione dei testi.
Lo dice l’indagine internazionale Pirls (Progressi nello studio internazionale delle competenze di lettura) promossa dalla Iea (Associazione internazionale per la valutazione dei risultati educativi) ed effettuata dal Boston College nel 2021.
I risultati della ricerca sono stati presentati ora da Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, che è stato incaricato di assicurare la quinta partecipazione italiana all’indagine, effettuata dal 2001 con cadenza quinquennale.

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I bambini e la lettura

Lo studio si è concentrato in particolare sugli studenti del quarto anno di scuola primaria, ovvero i bambini di circa 9 anni.
La scelta non è casuale, ma si spiega con il fatto che proprio a quest’età, nello sviluppo cognitivo, si verifica un momento di transizione importante.
I bambini, cioè, dopo aver in genere imparato a leggere, compiono un ulteriore passo, iniziando a leggere per imparare.
A essere coinvolti sono stati complessivamente circa 400 mila studenti (7.419 in Italia) di 43 Stati  e 20 mila insegnanti (442 italiani) in 13 mila scuole (222 del nostro Paese), oltre a 380 mila genitori, di cui 5.152 italiani.
I bambini partecipanti all’indagine hanno quindi svolto una prova di comprensione della lettura e hanno risposto a un questionario sul loro background e sulle loro esperienze di apprendimento della lettura a scuola.

I risultati: Italia tra i Paesi migliori

È stata così stilata una classifica delle medie di punteggio registrate nelle varie Nazioni.
Rispetto al punto centrale della scala Pirls, fissato a quota 500 punti, l’Italia, con 537 punti, si è collocata al 14° posto assoluto, totalizzando una media superiore anche al punteggio medio internazionale sia di tutti i Paesi partecipanti, sia se confrontata con i soli Paesi europei che hanno aderito allo studio.
I bambini italiani, insomma, leggono meglio, tra gli altri, dei coetanei olandesi (527 punti di media: nel 2001 erano avanti ai nostri), tedeschi (524: 20 anni fa la situazione era di parità), spagnoli (521) e francesi (514).
Tra i grandi Stati europei, fa meglio solo l’Inghilterra, quarta con 558 punti alle spalle di Russia (567), Hong Kong (573) e Singapore, primo assoluto con 587. E, tra tutte le Nazioni del nostro continente, si collocano meglio di noi Finlandia e Polonia (549), Svezia (544), Bulgaria e Repubblica Ceca (540), Danimarca e Norvegia (539).

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Le differenze interne all’Italia

“La nostra scuola di primo grado – ha commentato il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara – è robusta e in grado di gettare solide basi per il futuro delle nuove generazioni”.
“Possiamo ritenerci molto soddisfatti dei risultati – ha approfondito il presidente di Invalsi, Roberto Ricci – anche se ci sono aree su cui bisogna lavorare. Questi risultati positivi purtroppo non li ritroviamo alle medie e alle superiori. Le mancanze sono soprattutto in ambito scientifico”.
Tra gli altri punti critici che sono emersi, il differenziale (di 31 punti) a favore delle scuole frequentate da più studenti benestanti rispetto a quelle in cui la prevalenza è di studenti di famiglie economicamente svantaggiate, anche se con un gap inferiore a quello medio internazionale.
Il nostro Paese, sottolinea Invalsi, “dimostra comparativamente una maggiore equità dei risultati nella scuola primaria”.
A livello territoriale, però, Nord-Ovest, Nord-Est e Centro ottengono punteggi medi simili tra loro e superiori a Sud e Isole.

Differenze di sesso e il peso della pandemia

In linea con i risultati internazionali è anche la tendenza che vede le bambine italiane più abili a leggere rispetto ai coetanei maschi, anche se il divario medio è inferiore (7 punti contro 16) rispetto a quanto riscontrato in tutti i Paesi che hanno partecipato allo studio.
Una novità del 2021 è stata la previsione dello svolgimento delle prove al computer, per rilevare il livello di preparazione degli studenti nella lettura, comprensione e interpretazione delle informazioni contenute in testi digitali.
Il rapporto, giunto alla quinta edizione, è ora in grado anche di analizzare le variazioni dei risultati nell’arco del tempo.
Una considerazione che ne deriva è che la pandemia “ha certamente influito sull’apprendimento scolastico in molti Paesi”: 21 Paesi su 32 hanno registrato risultati medi di lettura inferiori rispetto al 2016. In Italia, in questo arco di tempo, il risultato medio è sceso di 11 punti.

Alberto Minazzi

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Tag:  scuola