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La società dell'irritabilità fluida secondo Alessandra Graziottin

La società dell'irritabilità fluida secondo Alessandra Graziottin

Fare squadra, anche tra medico e paziente, è il segreto non solo per vivere meglio ma anche per guarire”

Le cronache ci dicono che siamo sempre più aggressivi.
Lo siamo nel rapporto quotidiano con gli altri, in famiglia, sul lavoro e tra amici.
Lo siamo anche quando abbiamo bisogno di un medico o ci rechiamo al Pronto Soccorso, dove non di rado si verificano episodi di violenza.
E le statistiche della Direzione centrale della Polizia relative al 2022 evidenziano anche che siamo più inclini ai reati. Soprattutto i più giovani.
Rispetto ai dati pre-pandemia, è stato registrato un aumento del +35,3% degli omicidi legati alla microcriminalità, del +65,1% dei tentati omicidi, del+50% delle percosse e del +91,2% delle rapine per strada.
Risultano in crescita esponenziale i reati commessi in branco e i minorenni denunciati e arrestati in Italia lo scorso anno sono stati 28.881, il 14,3% in più del 2019.

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L’irritabilità fluida: un problema che va risolto

“Viviamo in una società  in cui l’eccesso di vita alla luce artificiale e i tanti stimoli digitali crescono i disturbi del sonno, alterano bioritmi e cortisolo, aumentano irritabilità e aggressività a 360 gradi – analizza la ginecologa (ma anche psicoterapeuta, oncologa e sessuologa)  Alessandra Graziottin -. Quando si esce di casa furibondi e “col coltello in mano” è quasi scontato che si verifichino certi step back. E succedono spesso anche nei confronti dei medici. Viviamo in una società di irritabilità fluida – continua – che scarica le tensioni su tutto ciò o tutti coloro che ci capitano a tiro. A volte dico per questo che il mio lavoro è quello del pompiere, perché abbasso gli incendi del corpo e dell’anima. Dovremmo semplicemente imparare che nella vita di tutti ci sono variabili e che vanno accettate. E’ fondamentale poi saper fare un automonitoraggio in modo tale che ognuno di noi faccia di tutto per restare “in assetto”.

Controllare l’ansia consente di regolare anche i semafori del dolore

Controllare le tensioni, i nostri stati d’ansia e le nostre frustrazioni significa vivere meglio.
Persino il dolore fisico può essere contenuto se si riesce a instaurare un buon rapporto con il proprio medico. E non per modo di dire.
“I fenomeni di “irritabilità fluida”, cioè di ricerca di parafulmini per scaricare le proprie tensioni, sono frequenti. Eppure -svela Graziottin – se si riuscisse a far squadra, si potrebbero avere concreti benefici, anche sul fronte del dolore, per il quale una diagnosi precoce e l’inizio della terapia non può bastare”.
Il dolore si compone infatti di 3 dimensioni: nocicettiva, neuropatica e nociplastica.
Un intervento tempestivo ed efficace è in grado di contenere solo la dimensione “nocicettiva”.
“Ma se la diagnosi e la terapia non sono corrette – sottolinea Graziottin – o quest’ultima non è adatta per la persona, il dolore può continuare a persistere e bisogna quindi andare a modificarne le vie”.

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Alessandra Graziottin

Il verde e il rosso per il dolore possiamo determinarli noi

Si entra così nella seconda dimensione del dolore, quella “neuropatica”.
“Soprattutto nel midollo spinale – illustra il medico – ci sono tanti neuroni che, in caso di ansia, si presentano come una serie di “semafori verdi” per la trasmissione del dolore.
Fare attività fisica all’aperto, alla luce solare, ma anche avere un buon rapporto col medico, può abbassare questa ansia e far diventare rossi questi semafori, fermando il dolore”.
Riuscire a “fare squadra verso un obiettivo comune” con chi ci cura può incidere anche sulla terza dimensione: quella del dolore “nociplastico”, che, chiarisce Graziottin, è legato al contesto e allo stress. “Il segreto perché anche la terapia, compresi tumori, Parkinson o sclerosi, ottenga i migliori risultati – commenta – e che la malattia sia curabile è fare squadra”.

Le violenze sui sanitari

Tessere dei buoni rapporti con le persone rende più sereni.
Instaurare un rapporto di fiducia, educazione e rispetto con il proprio medico può dunque far star meglio.
Importante, rileva Graziottin, è anche “avere un tempo di consulenza che consenta un esame obiettivo e un dialogo di qualità che porti a una valutazione clinica a sua volta di qualità”.
“Da libera professionista – continua – io però riesco a dedicare tempi che, nel Sistema sanitario nazionale purtroppo spesso non è possibile rispettare. Anche perché un ospedale-azienda guarda prima alla finanza e poi alla clinica, con la burocratizzazione, in particolare legata alla privacy, che sottrae tempo ed energie a un’assistenza di qualità, creando frustrazione”.
Il vero nodo, allora, torna a essere il ritorno a una cultura diversa nei rapporti.
E a un po’ di umiltà. “Cresce infatti – rileva Graziottin – il rischio di “presunzione di sapere a fronte a una conoscenza di merito bassissima, che espone all’autoterapia e al doctor shopping: un atteggiamento da “io ne so più di te” che espone a un’escalation di insoddisfazione. A molti basta leggere quattro cose su internet – esemplifica – per ritenersi in grado di discutere di diagnosi e terapie alla pari con un professionista che può contare su una pratica di buon livello per decine di anni”.

Le vulnerabilità psicologiche delle nuove generazioni

Tra le vulnerabilità psicologiche individuate dalla ginecologa, molte riguardano i giovani.
“Spiace dirlo – riprende Graziottin – ma la crescente maleducazione riguarda soprattutto le giovani generazioni, sebbene io incontri anche tantissime ragazze deliziose. Se rispetto e cortesia si trovano nelle 50 e over a qualsiasi livello economico e condizione, sono spesso le più giovani e meno colte a pretendere di più, con maggiore aggressività nei modi e senza avere il senso del tempo. Si pretende la guarigione in una sola visita, non rendendosi conto che il trattamento di ogni patologia richiede una sua tempistica”.
Avere tutto e subito – conclude – è uno stile ormai generale, nella società. I miracoli però non esistono, se non a Lourdes. E non va inoltre mai dimenticato che quello dei medici è un obbligo solo di impegno e non di risultato”.

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Tag:  medici

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