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“La salute dal mare”: nuove frontiere scientifiche contro le malattie oncologiche

“La salute dal mare”: nuove frontiere scientifiche contro le malattie oncologiche

Le repubbliche marinare unite in un progetto di cooperazione e ricerca farmacologica derivata da organismi marini

Parte dal Veneto il progetto “La salute dal mare. Le repubbliche marinare contro il cancro” che vede impegnate le maggiori istituzioni scientifiche e universitarie di Venezia, Genova, Pisa e Amalfi-Napoli nella ricerca di farmaci derivati da organismi marini e nel mantenimento della salute e protezione del mare e delle sue innumerevoli risorse.
L’iniziativa, pensata nel 2019 dall’allora “Veneziana dell’Anno” Adriana Albini, ricercatrice e collaboratrice scientifica dell’Istituto Europeo di Oncologia IEO-IRCCS di Milano, docente di patologia Generale all’Università Milano Bicocca nonché responsabile del gruppo prevenzione dell’Associazione Americana Ricerca sul Cancro di Philadelphia (la più grande organizzazione professionale al mondo dedicata a promuovere la ricerca in questa direzione) si è concretizzata quest’anno durante il Salone Nautico con un convegno sul tema.
L’iniziativa è stata da lei organizzata in collaborazione con l’Associazione Settemari, promotrice del Premio Veneziano dell’Anno, CNR-ISMAR Istituto delle Scienze Marine, Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.

La ricercatrice Adriana Albini durante il suo intervento al convegno a Venezia

I farmaci derivati dal mare

«Gran parte delle medicine anticancro – spiega Adriana Albini – sono di origine naturale, ovvero derivano soprattutto da piante e vengono modificate per farne dei farmaci per gli esseri umani. Ne sono un esempio la Vincristina, derivata da una pianta e lo stesso Taxani, importante principio farmacologico. Ma è vegetale anche l’aspirina, che proviene dal salice in forma di acido acetilsalicilico».

Adriana Albini in laboratorio All’Università Bicocca di Milano

In che termini dunque si può parlare di salute dal mare? «Il mare – prosegue Albini – è una fonte enorme di ricchezza biologica.E’ molto interessante sapere come le piante, non essendo in grado di sfuggire di fronte al “nemico”, producano del metaboliti, combattano e si difendano quindi attraverso la produzione di agenti chimici. Questi metaboliti, chiamati secondari perché non servono direttamente a mangiare e riprodursi, ma alla difesa, possono diventare delle potenti armi in farmacologia. Con grande sorpresa di chi si è messo a studiarli, dagli organismi marini sono stai derivati e studiati moltissimi composti, anche se solo una decina sviluppati industrialmente e registrati e ancora soltanto pochi sono ufficializzati per uso in oncologia. Quello di maggior successo si chiama Trabectedin, deriva da un’ ascidia (le ascidie sono organismi filtratori che si nutrono di microrganismi e di particelle organiche trasportate dall’acqua, ndr) ed è  utilizzato nei sarcomi, per i quali non c’era quasi nulla, oltre che sperimentato anche nel tumore ovarico».

La salute “dal mare” a partire da quella “del mare”

Considerato che “la salute dal mare” è un passo successivo alla “salute del mare”, nel corso del convegno un altro aspetto rilevante emerso è stato quello della necessità di una sempre maggior tutela delle sue risorse. Perché – hanno sottolineato i vari esperti scientifici nelle loro relazioni – se oggi sono pochi i farmaci registrati estratti da organismi marini, è vero che sono molte centinaia le molecole di origine marina con potenziale attività antitumorale.

«La salute degli oceani – ha affermato il professor Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, considerato uno dei massimi esperti di biologia marina e di ambiente e ordinario al Politecnico di Ancona- è strettamente collegata a quella dell’uomo. Gli inquinanti, le microplastiche e tutto ciò che viene fatto alterando in modo sconsiderato la qualità del mare, entra nei nostri piatti e può avvelenare la nostra vita anche con effetti cancerogeni. Per questo è opportuno il massimo impegno per evitare un effetto boomerang sulla nostra salute. E le città che devono la loro fama antica proprio al mare, a partire da questo convegno, sono alleate in un patto che porti alla salute dal mare iniziando da quella del mare».

I “restauratori” dei fondali marini

Proprio Danovaro, alla presidenza di uno dei più importanti enti di ricerca marini, recentemente ha presentato a Roma un interessante progetto di “restauro” degli habitat dei fondali marini che a fine anno accademico interesserà i primi 50 studenti del corso di laurea magistrale internazionale in Biologia Marina dell’Università Politecnica della Marche.

Il biologo Roberto Danovaro

«Funziona esattamente come avviene per un monumento – ha spiegato -. I futuri restauratori scenderanno nei fondali per ricostruire le foreste di coralli distrutte attraverso innesti di talee, ovvero di apici di coralli che formeranno nuove colonie, oppure raccogliendo e allevando larve in laboratorio per poi trapiantarle in mare».

Il quadro fatto dal biologo è allarmante. In 40 anni, nel Mar Mediterraneo si è perso più dell’80% delle foreste di macroalghe brune.
Si tratta dell’equivalente della macchia mediterranea che si trova sommersa nei bassi fondali molto vicino alla costa in tutto il Mediterraneo e, in Italia, dalla Liguria alla penisola salentina. Un disastro che assomiglia alla morte della foresta amazzonica perché il tutto si ripercuote sulla fauna marina. Anche lo stato di salute degli oceani è in costante declino se pensiamo che in ogni decennio abbiamo perso dal 5 al 10% di habitat pregiati.

Le repubbliche marinare e La Carta di Venezia

«Sono molto soddisfatta di questo primo convegno – ha commentato la ricercatrice Adriana Albini -. Voglio ringraziare tutte le persone che si sono adoperate con me per organizzarlo e l’Amministrazione del Comune di Venezia nella persona dell’assessore alla Politiche sociali Simone Venturini. Il mio sogno è che l’appuntamento con “la salute dal mare” rappresentato da questo evento possa essere l’inizio di un proficuo rapporto tra ricercatori e istituzioni unendo le repubbliche marinare nella lotta contro le malattie cancerogene e per la prevenzione. Mi piacerebbe che Venezia, che non ha un istituto di ricerche mediche di questo tipo – ha rilevato – diventasse sede annuale di un incontro sul tema, importante per fare il punto sugli investimenti nella ricerca, i traguardi raggiunti e guardare al futuro anche magari con azioni di sensibilizzazione dei cittadini nella lotta contro i tumori ». Proprio per questo è stata presentata “La Carta di Venezia” che dovrebbe diventare un manifesto per la protezione del mare e per l’uso del mare come fonte di terapie anticancro.

Silvia Bolognini

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