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La danza dei delfini a Sottomarina di Chioggia (Ve)

La danza dei delfini a Sottomarina di Chioggia (Ve)
Foto di repertorio

L’ultimo recente avvistamento in provincia di Venezia è avvenuto in questi giorni fuori dalla bocca di porto di Chioggia

I delfini non sono una novità per i nostri mari. Eppure è sempre una forte emozione incontrarli e vederli volteggiare davanti ai nostri occhi.
Nel veneziano, dove oramai fanno capolino dal mare ogni anno, anche nel 2024 sono arrivati.
E sono stati immortalati da una famiglia di Sottomarina in gita in barca all’altezza della bocca di porto di Chioggia.
Eleganti nei loro movimenti, simpatici, socievoli, 8 esemplari, tra i quali un cucciolo, hanno accompagnato per quasi un’ora con una sorta di danza l’imbarcazione avvicinandosi senza paura, nonostante tra le cause di morte di questi mammiferi marini ci sia in molti casi la mano dell’uomo.

Il mammifero marino estremamente intelligente

Conosciuti per la loro indole amichevole e giocherellona e per la loro capacità di energici balzi fuori dall’acqua, i delfini vivono in gruppi di varie dimensioni che, a seconda della specie, possono comprendere fino a 100 esemplari.
Hanno una grande facilità di apprendimento per imitazione e sono noti per la loro intelligenza.
Possiedono infatti un alto tasso di encefalizzazione e una neocorteccia, parte del cervello che per gli umani è sede delle capacità cognitive superiori, molto complessa e sviluppata.
Sono tra i cetacei più veloci, capaci di mantenere i 40 km all’ora per brevi distanze e nei loro spostamenti sfruttano anche le onde generate da imbarcazioni o da grandi balene per nuotare con meno sforzo.

 

Qualche curiosità sui delfini

I polmoni di cui sono dotati consentono loro di rimanere sott’acqua per quindici minuti.
Quando saltano fuori, lo fanno dunque principalmente per respirare.
Ma compiono questo gesto che per gioco, per manifestare la loro dominanza, per corteggiare la femmina o per reagire a una situazione di stress.
Sono in grado di fare salti anche di 7 metri e meglio si preparano all’attacco avendo una visione dall’alto che permette di ricercare più facilmente le prede.
Sono animali socievoli e insieme ai compagni di branco cacciano, giocano e si sfidano in gare di nuoto.

Dormono galleggiando in superficie, tuttavia una metà del loro cervello rimane attiva per vigilare e dopo circa due ore cambiano lato.
I delfini non hanno l’olfatto, vedono perfettamente sia dentro che fuori dall’acqua e hanno un udito molto sviluppato.
Sono infatti in gradi di captare frequenze dieci volte inferiori a quelle percepite dall’uomo.
Esistono una quarantina di specie di delfino, raggruppate in 17 generi, le cui dimensioni variano da 1,2 metri per 40 kg di peso a 9,5 metri e 6 tonnellate dell’orca.
Nel mar Mediterraneo troviamo assieme al tursiope altre specie appartenenti alla stessa famiglia: il delfino comune Delphinus delphis, la Stenella striata Stenella coeruleoalba e il grampo Grampus griseus.

Fin dall’antichità sono animali amati dall’uomo. Nella tradizione classica sono simbolo di vitalità e saggezza e sono legati alla rigenerazione e divinazione.
Il delfino è infatti l’animale in cui si trasforma il Dio greco Apollo ed è spesso rappresentato nell’atto di trasportare un uomo sul dorso.

Delfini, animali da proteggere

Alcune specie di delfino particolarmente sociali interagiscono con l’uomo senza problemi anche se proprio l’uomo e alcune attività antropiche come la pesca accidentale, l’inquinamento acustico e delle acque e la collisione con le barche, assieme al riscaldamento dei mari, rappresentano serie minacce per la loro sopravvivenza.

delfini

In Italia, come rileva il progetto Life Delfi che guarda alla riduzione della mortalità di questi animali correlata alle interazioni con la pesca professionale, in media vengono rinvenuti spiaggiati circa 200 delfini ogni anno.
Le morti sono da attribuire a cause naturali, in particolare malattie infettive e come seconda causa alle azioni dell’uomo con le attività di pesca.
Le vittime più comuni, circa il 35-40% sono i tursiopi, Tursiops Truncatus, la specie più diffusa lungo le nostre coste e le stenelle striate, Stenella coeruleoalba.
Nell’Oceano Indiano, a causa della pesca cosiddetta “accessoria” ovvero quando i delfini sono catturati per sbaglio, la loro presenza è diminuita dell’80% tra il 1950 e il 2018. Il declino numerico è causato principalmente della pesca del tonno.
Negli ultimi 70 anni secondo quanto riferisce lo studio “Cetacean bycatch in Indian Ocean tuna gillnet” e pubblicato sulla rivista Endangered species research, nelle reti da posta utilizzate per catturare i tonni avrebbero perso la vita oltre 4 milioni di cetacei.

Silvia Bolognini

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