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La “cometa dorata Atlas” si frantuma: l’immagine che lascia senza fiato

La “cometa dorata Atlas” si frantuma: l’immagine che lascia senza fiato
@Francesco Ferrigno

Nella notte tra l’11 e 12 novembre il nucleo della C/2025 K1 Atlas si è spezzato in più frammenti regalando uno spettacolo unico

L’immagine che vedete parla da sola. Tutto è accaduto sotto gli occhi attenti del telescopio Copernico dell’Osservatorio di Asiago – Osservatorio Astronomico di Padova dell’Inaf, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, il principale ente pubblico di ricerca italiano fondato nel 1999 che coordina la ricerca, progetta tecnologie e strumenti all’avanguardia per l’esplorazione del cosmo e promuove la divulgazione scientifica.
A catturare uno di quei momenti che capitano forse una sola volta nella vita è riuscito l’osservatore e borsista dell’Università Parthenope (Napoli) Francesco Ferrigno: il nucleo della “cometa dorata” così come è stata ribattezzata C/2025 K1 Atlas, si è spezzato in più frammenti e proprio mentre ciò accadeva è stato immortalato il fenomeno.

Come si spiega l’accaduto

Come spiega la ricercatrice astronoma all’Inaf Osservatorio di Roma Elena Mazzotta Epifani, la traiettoria della cometa C/2025 K1 Atlas, l’ha portata ai primi del mese di ottobre a passare per un punto di minima distanza dal Sole, il cosiddetto perielio, appena fuori dall’orbita di Mercurio. Proprio per questa piccola distanza ha subito un elevato irradiamento solare che ha determinato un notevole aumento della temperatura degli strati superficiali e interni del nucleo.
Si sono così venute a creare le condizioni in cui ci si può aspettare un evento di rottura.

A seconda delle proprietà interne del nucleo, vale a dire la sua porosità, il suo stato di coesione, la sua composizione e la percentuale di ghiacci è infatti possibile che l’aumento della temperatura determini un elevato “degassamento”, un’improvvisa e violenta fuoriuscita di materiale gassoso e polveroso e la conseguente frammentazione del nucleo. Tale evento può caratterizzarsi in pochi pezzi di dimensioni più o meno simili tra loro o in una nuvola di frammenti e detriti che si distribuiscono lungo la traiettoria della cometa originale.

Un improvviso aumento della luminosità e poi la frammentazione

“La frantumazione della “cometa dorata” – spiega Elena Mazzotta Epifani – è stato preceduto da due episodi di improvviso aumento della luminosità, dovuto proprio all’aumento dell’espulsione di materiale dagli strati superficiali. Il nucleo di Atlas da un’analisi delle prime immagini conferma che sono sicuramente presenti due pezzi abbastanza simili i cui massimi di luminosità sono separati di circa 2 mila km e si intuisce la presenza di un terzo frammento più piccolo. Gli eventi di rottura di un nucleo cometario, oltre a essere scenografici e d’effetto, hanno anche un alto valore scientifico, soprattutto se, come in questo caso la cometa è “nuova””.

Il termine “nuova” come spiegano gli esperti si riferisce a una cometa classificata come “iperbolica”, ossia che durante il periodo temporale delle osservazioni, dalla scoperta ai primi giorni di novembre, si è mossa su un’orbita aperta. In realtà le integrazioni numeriche all’indietro, relative al suo moto prima che entrasse nelle regioni più interne, rivelano che si tratta di una cometa proveniente dalla nube di Oort, ai confini esterni del Sistema Solare e che questa è verosimilmente la sua prima volta in transito “dalle nostre parti”.

Lo studio della nebulosa planetaria

“L’esposizione del materiale all’interno della cometa, sia quello solido dei minerali sia quello ghiacciato – conclude Elena Mazzotta Epifani – permette di esplorare la composizione chimica di un corpo praticamente inalterato dalla sua formazione, durante le prime fasi di formazione del Sistema Solare, dandoci anche informazioni sulla sua densità, sullo stato di aggregazione, sulla struttura e porosità. Come in pratica una vera e propria “macchina del tempo” che riporta alle condizioni iniziali della nostra nebulosa planetaria”.

La cometa C/2025 K1 Atlas è stata scoperta nel maggio 2025 grazie al programma Atlas Asteroid Terrestrial-Impact Last Alert System, finanziato dalla Nasa che utilizza quattro telescopi, due alle Hawaii, uno in Cile e uno in Sudafrica per scandagliare ogni notte in modo automatico il cielo alla ricerca di oggetti asteroidali potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta. Questa osservazione permette la scoperta di nuove comete come in questo caso.

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