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L'Italia frena. Firmato dal Governo un Def “di guerra”

L'Italia frena. Firmato dal Governo un Def “di guerra”
Il presidente del Consiglio Mario Draghi

Scende al 2,9% la previsione di crescita del pil in Italia, ma rimane spazio per ulteriori manovre espansive

La crescita dell’economia italiana è frenata, e non poteva essere altrimenti, dal peggioramento del quadro economico, a partire dalle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina. E il Documento di Economia e Finanza 2022, appena approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri, non poteva non tenerne conto. Così, il quadro che emerge dal Def è quello di un’Italia che frena. Ma che, per fortuna, non si ferma.

L’indicatore più significativo è quello della previsione tendenziale di crescita del Prodotto Interno Lordo, che, come precisa il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, scende per il 2022 al 2,9% rispetto al 4,7% programmatico della Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre. Un calo che, nel Documento, viene confermato anche per il 2023, quando la crescita dovrebbe attestarsi sul 2,3% anziché sul 2,8%.

Il DEF 2022. Inflazione al 5,6%

La premessa del DEF (il Documento di Economia e Finanza) è l’analisi dei diversi fattori che hanno determinato il cambio del quadro economico. Insieme al conflitto in atto, influiscono infatti “l’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, l’andamento dei tassi d’interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia.
“Tali fattori – sottolinea il comunicato emesso al termine della riunione del Consiglio dei Ministri – sono oggi tutti meno favorevoli” rispetto a 8 mesi fa.
In particolare, l’inflazione è ora indicata al 5,6% rispetto all’1,6% del Nadef.

def
Palazzo Chigi

Un margine per le misure espansive

Tra gli altri numeri del DEF, la disoccupazione dovrebbe scendere nel 2022 all’8,6% (rispetto alla precedente stima del 9,2%).
Il disavanzo tendenziale della pubblica amministrazione è invece indicato al 5,1% per quest’anno. Vengono dunque confermati gli obiettivi per il disavanzo della Nadef: il 5,6% nel 2022, in discesa fino al 2,8% nel 2025. Ciò significa, spiega sempre Palazzo Chigi, che “c’è quindi un margine per misure espansive (0,5 punti percentuali di PIL per quest’anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025)”.

Lo spazio di manovra per l’Italia

Grazie a questo spazio di manovra ancora a disposizione, il Governo si sta preparando dunque a “un nuovo intervento con diverse finalità, in particolare per contenere il costo dei carburanti e dell’energia per famiglie e attività produttive, potenziare gli strumenti di garanzia per l’accesso al credito delle imprese, integrare le risorse per compensare l’aumento del costo delle opere pubbliche e ripristinare alcuni fondi” utilizzati per le coperture del decreto legge energia di marzo.

Un “decreto aiuti” a fine aprile

Il decreto di aiuti, da almeno 5 miliardi, dovrebbe arrivare già entro fine aprile.
“Per effetto di questi interventi – aggiunge il comunicato – la crescita programmatica sarà lievemente più elevata di quella tendenziale, soprattutto nel 2022 e nel 2023 (3,1% e del 2,4%), con riflessi positivi sull’andamento dell’occupazione.
Il rapporto debito/PIL nello scenario programmatico diminuirà quest’anno al 147%, dal 150,8% del 2021, per calare poi progressivamente fino al 141,4% nel 2025”.

Draghi: “situazione drammatica, ma faremo tutto ciò che è necessario per aiutare famiglie e imprese”

Nonostante gli spiragli positivi, presentando il DEF in conferenza stampa il premier Mario Draghi non ha esitato a definire “drammatica” la situazione e “disperati” i bisogni dei cittadini, con anche le imprese che stanno soffrendo.
“Faremo tutto ciò che è necessario per aiutare le famiglie e le imprese”, ha garantito il Presidente del Consiglio, escludendo però nuovi scostamenti di bilancio.
Il Governo, pur ritenendo “imprescindibile continuare a promuovere una crescita economica elevata e sostenibile” ha infatti sempre presente la sostenibilità della finanza pubblica.

L’ipotesi dell’embargo del gas russo

Tra gli scenari simulati dal DEF vi è anche quello di eventuali ulteriori rincari dei costi dell’energia, ma anche la possibile riduzione delle forniture.
Draghi non esclude infatti, anche se ora non è previsto, l’ipotesi di uno stop alle importazioni del gas russo. L’Italia intende uniformarsi alle decisioni europee, se si ritenesse questo embargo come “lo strumento più efficace” per fare pressione sulla Russia. “Vogliamo la pace o star tranquilli? La pace o accendere il condizionatore?” ha concluso Draghi, auspicando però un nuovo Recovery plan.

Alberto Minazzi

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