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Il cervello invecchia perché si inceppa. Lo svela un piccolo pesce

Il cervello invecchia perché si inceppa. Lo svela un piccolo pesce

Un team internazionale guidato dalla Scuola Normale di Pisa usa il killifish, un minuscolo pesce africano dalla vita lampo, per svelare un meccanismo chiave dell’invecchiamento cerebrale

La memoria vacilla, i pensieri diventano più lenti, le parole sfuggono.
È il prezzo che paghiamo con l’età: l’invecchiamento cerebrale avanza e lascia piccoli segni ogni giorno, spesso silenziosi, ma inesorabili. Ora però la scienza sembra aver scoperto la principale causa di questo declino: un blocco nella produzione delle proteine nel cervello, una sorta di ingorgo molecolare che manda in tilt i neuroni.

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Il cervello va in stallo

Al centro della scoperta c’è un fenomeno tanto invisibile quanto cruciale: lo stallo dei ribosomi, le “fabbriche” molecolari che trasformano le istruzioni genetiche in proteine, mattoni fondamentali per la vita cellulare.
Per arrivare a questa scoperta i ricercatori si sono affidati a un alleato insospettabile: il killifish turchese, un pesciolino africano che vive pochissimi mesi ma condivide con noi una struttura cerebrale simile.
Proprio la sua rapidissima vecchiaia lo ha reso il modello ideale per studiare cosa accade al cervello con il passare del tempo.
Nel cervello del killifish anziano, i ribosomi smettono di scorrere fluentemente lungo l’RNA: si bloccano, producono proteine incomplete e spesso mal ripiegate, che finiscono per accumularsi in forma insolubile nelle cellule.
Succede un po’ come se una catena di montaggio si inceppasse nello stesso punto producendo pezzi difettosi che, invece di essere eliminati, si ammassano compromettendo l’intero sistema, spiegano gli autori dello studio.
Questo inceppamento dei ribosomi colpisce soprattutto le proteine coinvolte nella riparazione del DNA e nella costruzione degli stessi ribosomi, dando vita a un circolo vizioso.

Il killifish: piccolo, vecchio e perfetto per la scienza

Il killifish non è nuovo modello sperimentale per i laboratori di Pisa.
Questo minuscolo pesce vive meno di un anno, ma il suo cervello è strutturato come quello di tutti i vertebrati, esseri umani inclusi.

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A suffragare questo collegamento con l’uomo è anche un altro studio recente dell’Università di San Diego, che ha mostrato come anche nel cervello umano anziano diminuiscono le proteine che legano l’RNA: segno che lo stallo dei ribosomi non è solo un problema da pesci.
La scoperta del nuovo studio italiano potrebbe ora aprire nuove strade per rallentare il decadimento cognitivo, intervenendo direttamente su questo difetto nella sintesi proteica.
Lo studio ha infatti permesso di comprendere come e dove comincia il declino.

Futuro: pillole anti-stallo?

Il prossimo passo potrebbe così essere il test di molecole capaci di “sbloccare” i ribosomi, per verificare se è possibile rallentare il decadimento cognitivo agendo su questo meccanismo.
Se l’approccio funzionerà sul killifish, ci sono buone chance che possa aprire la strada a nuove terapie anti-invecchiamento cerebrale per l’uomo.

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Tag:  cervello, ricerca

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