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Giornata internazionale dell' infermiere: storie di uomini e donne in prima linea

Giornata internazionale dell' infermiere: storie di uomini e donne in prima linea

Onore ai “caduti”: una veglia online e un video di testimonianze

Nella Lepore è un’infermiera, prima ancora che la segretaria di Nursind (il sindacato di categoria) di Venezia.
E proprio nella Giornata internazionale dell’infermiere sta per vivere una nuova esperienza: “Per la prima volta, oggi, sto andando al Covid Hospital di Jesolo, a 71 km di distanza dal mio ospedale. Dopo aver fatto tutto l’addestramento in terapia intensiva a Portogruaro, adesso metterò in pratica l’esperienza nella terapia intensiva Covid dell’ospedale dedicato. Sarà sicuramente una giornata che non potrò dimenticare. Ma ve la potrò raccontare solo stasera, quando sarà finita la giornata di lavoro…”.

“Gli infermieri italiani stimati in tutta Europa”

La piccola-grande storia di Nella è l’ennesima testimonianza della generosità degli infermieri: uomini e donne in prima linea definiti angeli ed eroi nella lotta alla diffusione del contagio. “Noi non siamo e non vogliamo essere eroi – dichiara il vicentino Andrea Bottega, segretario nazionale di Nursind – Siamo professionisti e vogliamo essere solo riconosciuti come tali.

Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind

Gli infermieri italiani sono stimati in tutta Europa, dove ci aprono le porte e ci permettono di fare carriera. Ci piacerebbe che anche le nostre istituzioni, al di là delle belle parole, riconoscessero il nostro ruolo centrale, anche attraverso uno stipendio più adeguato ai compiti che svolgiamo”.

Gli infermieri: la categoria più colpita dal coronavirus

Basta un dato, ricordato da Bottega, per capire come gli infermieri abbiano affrontato questi mesi.
“I dati Inail dell’8 maggio dicono che, tra infermieri e fisioterapisti, sono ben 37.000 le richieste di soggetti che hanno chiesto il riconoscimento di aver contratto il virus svolgendo la propria professione. Siamo cioè la categoria che ha fatto registrare più contagi in assoluto, proprio perché operiamo a contatto diretto con i malati”.
Una prima linea che, “per molto tempo è stata anche l’unica. E se non avesse retto, sarebbe stata la catastrofe, come testimoniano i casi dei Paesi che non hanno effettuato il lockdown o quelli di alcune case di riposo – prosegue il segretario di Nursind –. Durante l’epidemia  il ruolo degli infermieri si è dimostrato fondamentale per la sostenibilità del sistema sanitario. Rispetto ad altre professioni sanitarie, la nostra ha infatti una caratteristica: non eroga prestazioni, ma garantisce la presa in carico del paziente”.

La Giornata internazionale dell’infermiere

Gli infermieri hanno deciso di dedicare questa giornata per onorare i colleghi contagiati e deceduti a causa del coronavirus.

Il 12 maggio è stato scelto come data della Giornata dell’infermiere in quanto data di nascita di Florence Nightingale. E, ricorrendo i 200 anni da quell’evento, l’Oms aveva già definito il 2020 come anno dell’infermiere e dell’ostetrica.
Per oggi, Global Nurses United, la federazione che raccoglie le sigle infermieristiche di 28 Paesi, ha organizzato così una veglia online con un video che riporta il collage delle testimonianze dirette degli infermieri a tutte le latitudini. Nursind ha aderito all’iniziativa, aggiungendo, sul proprio sito, una grande foto mosaico con le immagini di 515 infermieri al lavoro.

Il “terremoto” Covid Hospital

Anche il fatto che alcuni ospedali siano stati dedicati specificamente alla cura del Covid-19 è stato così vissuto dagli infermieri prima di tutto con grande spirito di sacrificio.
“È stato un po’ come la prima scossa di terremoto – ricorda Bottega – che coglie tutti impreparati. Tutti gli operatori sanitari hanno dovuto rapidamente adattarsi a una situazione di emergenza, sia perché nuova, sia perché andavano predisposti sistemi di protezione e percorsi diversificati per una pronta risposta all’emergenza”.

Poi, passo dopo passo, maturando esperienza, si è riusciti ad adeguare al meglio il sistema. “Per quanto sia stata dura – conclude il segretario di Nursind – è chiaro che, non esistendo ancora un vaccino o una cura, l’isolamento era l’unica possibilità. In fondo, va detto che gli ospedali sono gli unici centri di aggregazione rimasti aperti ed è stato quindi fondamentale allestirli per evitare che divenissero a loro volta causa di contagio. In Veneto, comunque, le cose sono andate meglio che altrove, perché la sanità funziona e non è ospedalocentrica. E, in tal senso, abbiamo chiesto più volte di istituire la figura dell’infermiere di famiglia, per risolvere i problemi in casa e non in ambiente ospedaliero”.

Servizi potenziati per l’emergenza e un nuovo bando

In occasione dell’emergenza Covid-19, proprio per fronteggiare le nuove esigenze, l’organico del personale sanitario del Veneto è stato intanto potenziato con una serie di nuove assunzioni.
All’8 maggio, i nuovi assunti, in tutta la regione, erano 1.087, di cui 405 infermieri (di cui 272 a tempo indeterminato) e 270 (231 a tempo indeterminato) operatori socio-sanitari (oss). Il 4 maggio, Azienda Zero è stata inoltre autorizzata dalla Regione ad emettere un nuovo bando, che scade domani. Si tratta di 3 avvisi per assunzioni a tempo determinato di 105 assistenti sanitari, 105 tecnici di laboratorio e 10 medici di malattie infettive. Dei 1.087 nuovi soggetti già assunti, 154 sono stati assegnati all’Ulss 3 Serenissima e 64 all’Ulss 4 Veneto Orientale.

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