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Dai maiali una nuova speranza contro la cecità umana

Dai maiali una nuova speranza contro la cecità umana

Uno studio effettuato in India e Iran evidenzia il recupero della vista grazie agli impianti nella cornea di collagene suino

In molti casi, la speranza di recuperare la vista da parte di chi è cieco o ipovedente si lega a un trapianto di cornea.
Il vero problema è che, per ottenere i tessuti necessari, l’unica possibilità al momento è la donazione da parte di una persona deceduta. E la cultura della donazione di organi e tessuti dopo la morte non è ancora così largamente diffusa: solo un paziente su 70 riesce a sottoporsi a un intervento per il ripristino della vista.
Nei Paesi più poveri, inoltre, i costi di espianto e trapianto complicano ulteriormente la situazione. Per sopperire a queste carenze e per dare così una nuova speranza a chi è in attesa di trapianto per tornare a vedere, c’è però adesso una buona notizia.
Uno studio pilota di fattibilità, effettuato in India e in Iran da Mehrdad Rafat e dai ricercatori del dipartimento di Ingegneria biomedica dell’Università svedese di Linköping, ha infatti evidenziato l’efficacia per il trattamento del cheratocono (una diffusa malattia degenerativa della cornea) dell’impianto di un tessuto ottenuto dal collagene dei maiali.

Lo studio: impianto poco invasivo, sicuro e risolutivo

I risultati dello studio sono stati pubblicati dalla rivista Nature biotechnology.
“L’impianto – si evidenzia – presenta un metodo e un approccio potenzialmente ugualmente efficace, ma più semplice, più sicuro e più ampiamente disponibile rispetto al trapianto di cornea da donatore, fornendo allo stesso tempo risultati equivalenti”. Infatti, “ha permesso di ripristinare la vista alle persone con cheratocono avanzato nelle regioni a risorse limitate, dove il carico di cecità è più alto”.

maiali
Il tessuto impiantato, che imita la matrice extracellulare corneale umana, è stato ottenuto in laboratorio dalla bioingegnerizzazione chimica e fotochimica del collagene dermico suino. I ricercatori sottolineano anche che il metodo chirurgico utilizzato per il suo impianto è “minimamente invasivo” e non richiede la sostituzione della cornea.
Inoltre, si aggiunge che “durante 24 mesi di follow-up non è stato osservato alcun evento avverso”, cioè non si sono verificati episodi di rigetto. E questo semplicemente utilizzando colliri immunosoppressivi per 8 settimane, quando invece il trattamento con tali farmaci nel trapianto tra umani deve procedere per anni per evitare il rischio.

L’intervento e i risultati

La disabilità visiva da malattia stromale corneale colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Si calcola che siano 12,7 milioni i ciechi a causa di danni alla cornea.
Le due coorti di pazienti al centro dello studio-pilota erano composte da 20 persone affette da cheratocono avanzato sottoposte a intervento per rimodellare lo stroma corneale nativo senza rimuovere il tessuto esistente o utilizzare suture.
Dopo l’impianto del tessuto, si è registrato innanzitutto un aumento dello spessore della cornea e una diminuzione della curvatura corneale massima.
Con il cheratocono la cornea tende infatti ad assottigliarsi e ad assumere una forma irregolarmente appuntita. Inoltre è migliorata l’acuità visiva.
Anche per i 14 soggetti inizialmente completamente ciechi, per i quali, oltre al recupero della vista, è stata anche ripristinata la tolleranza all’uso delle lenti a contatto.

Alberto Minazzi

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