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Cucina italiana candidata a Patrimonio dell'Umanità Unesco

Cucina italiana candidata a Patrimonio dell'Umanità Unesco

La Commissione nazionale ha approvato all’unanimità la scelta del Governo italiano

Proprio nei giorni in cui è aperto il dibattito sull’arrivo delle farine di insetti sulle nostre tavole, il nostro Paese decide di puntare sulla tradizione.
La cucina italiana è infatti ufficialmente candidata a entrare nell’elenco dei beni immateriali considerati Patrimonio dell’Umanità.
La Commissione nazionale italiana dell’Unesco ha approvato all’unanimità la proposta avanzata dai ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Dopo l’ufficializzazione, il dossier candidatura sarà ora sottoposta all’esame del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, con una procedura di valutazione che dovrebbe concludersi al massimo entro dicembre 2025.

Prodotti alimentari italiani e Patrimonio dell’Umanità

Non è la prima volta che la tradizione alimentare italiana merita l’attenzione dell’Unesco.
Tra i 15 Patrimoni italiani immateriali figurano infatti già l’“Arte del pizzaiuolo napoletano”, la prima a ottenere il riconoscimento il 5 febbraio 2010, e la “Dieta mediterranea”, entrata nella lista dal 16 novembre dello stesso anno.
In senso lato, anche altri due beni immateriali riguardano prodotti alimentari tipici nostrani: la “Cerca e cavatura del tartufo” e la “Vite ad alberello di Pantelleria”. E persino un bene non immateriale, come le “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”.

Colline del Prosecco, Treviso (Veneto)

La cucina italiana e la sua valenza sociologica

Questa volta, però, ad ambire al riconoscimento è l’intero insieme di “pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano” tipici della cucina italiana.
Sono in particolare gli aspetti sociali a essere sottolineati per evidenziare la meritevolezza della nostra cucina.
Come il fatto che riflette “la biodiversità culturale del Paese”, pur contando sul denominatore comune del “concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto a tavola come occasione di condivisione e di confronto”.
Per gli italiani, sottolinea il dossier, cucinare è “un modo di prendersi cura della famiglia e degli amici, quando si cucina in casa, o degli avventori, quando si cucina in spazi culturali come “trattorie” e “osterie””. “Esso – continua il testo – è il frutto di un continuo gioco di connessioni e scambi che dalle precedenti generazioni arriva alle nuove.

È una manifestazione di creatività sostenibile sia dal punto di vista ambientale (perché basata sul non sprecare nulla e sul riutilizzo degli avanzi) che dal punto di vista economico (perchè basato su ingredienti poveri e di stagione) e sociale (perchè volta ad includere ogni diversità)”.

 

Cucina italiana: un valore anche economico

Proprio commentando l’ufficializzazione della candidatura, Coldiretti ha sottolineato che la cucina è diventata la voce principale del budget di chi sceglie di trascorrere una vacanza in Italia.
La stima dell’associazione è che oltre un terzo della spesa complessiva dei turisti è infatti destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o souvenir enogastronomici in mercati, feste e sagre di Paese.
L’impatto economico della sola spesa alimentare è valutato da Coldiretti in oltre 30 miliardi di euro nel 2023, divisi tra turisti italiani e stranieri che soggiornano in Italia. La cucina rappresenta però anche una straordinaria leva di promozione del Made in Italy alimentare nel mondo, avendo raggiunto nel 2022 un valore record di quasi 61 miliardi di euro, secondo le stime della Confederazione nazionale dei coltivatori diretti.
Del resto, sono ben 5450 le specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 le specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 i vini Doc/Docg.
L’Italia conta anche sulla leadership nel biologico, con circa 86 mila aziende agricole biologiche, 25 mila agriturismi che conservano da generazioni i segreti della cucina contadina, 10 mila agricoltori in vendita diretta e numerose iniziative di valorizzazione, dalle sagre alle strade del vino.

Alberto Minazzi

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