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Covid: si chiama Kraken la nuova variante

Covid: si chiama Kraken la nuova variante

Boom di contagi negli Usa legato all’ultima ricombinante di Omicron. Ma l’Ecdc invita a evitare gli allarmismi

L’ultima variante ricombinante del virus Sars-CoV-2, ribattezzata con il nome del leggendario mostro marino Kraken, è arrivata anche in Europa.
Ma, secondo l’Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), al momento, pur essendo ritenuto da alcuni il virus più contagioso mai apparso sulla Terra, non deve dar vita a inutili allarmismi.
E questo, in primis, perché si tratta pur sempre di una sottovariante di Omicron, nei confronti della quale dunque i vaccini attualmente utilizzati sono in grado di garantire un’efficace protezione.

Kraken negli Usa

Nell’ultima settimana, secondo le rilevazioni dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani, Kraken (o XBB.1.5, già nota negli Usa da ottobre) ha causato negli Stati Uniti il 27,6% dei contagi, seconda solo alla sottovariante BQ.1.1 di Cerberus, al 34,4%, continuando la crescita iniziata a dicembre.
Il raddoppio dei casi in una sola settimana è stato spiegato, in un Tweet, dall’epidemiologo Eric Feigl-Ding con la maggiore immuno-evasività e la più elevata infettività della variante rispetto alle precedenti, che la rendono, sulla base di diversi modelli, molto più trasmissibile e contagiosa, per la sua elevata capacità di legarsi al recettore umano Ace2.

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Perché in America una nuova ondata

XBB.1.5, spiega Feigl-Ding, “è probabilmente una variante di ricombinazione di origine americana, il 96% più veloce della vecchia XBB”. Per questi motivi, molti virologi ed epidemiologi americani ritengono che Kraken possa causare una nuova potenziale ondata di casi di Covid, invitando comunque a continuare a sorvegliare l’evoluzione di tutte le varianti.
Al tempo stesso, però, va detto che, sia pure in assenza di dati consolidati, si ritiene che Kraken non porti a forme più gravi di malattia, anche grazie all’efficacia dei vaccini aggiornati.
Proprio l’immunizzazione della stragrande maggioranza della popolazione potrebbe quindi anche frenare progressivamente la crescita della diffusione del virus.

Kraken in Europa: in Italia, al momento, inferiore al 2.5%

Su Kraken, nei giorni scorsi, una nota di aggiornamento dell’Ecdc, pur ammettendo “la possibilità che questa variante possa avere un effetto sulla crescita del numero di casi di Covid-19” anche in Europa, ha però escluso che ciò possa avvenire entro gennaio “poiché è attualmente presente solo a livelli molto bassi”.
Anche se, come ha sottolineato l’Oms, questa variante è stata identificata in più di 25 Paesi, le sequenze di XBB.1.5 depositate nella banca dati Gisaid sono infatti finora solo 4.770, di cui 4.111 provenienti dagli Stati Uniti e 202 dal Regno Unito.
Anche l’Italia è tra i Paesi in cui la nuova variante è stata registrata, ma l’Ecdc quantifica “inferiore al 2,5%” la prevalenza di Kraken rispetto ad altre varianti nelle ultime due settimane del 2022.

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Le 6 varianti sotto osservazione

“La rapida crescita negli Stati Uniti – aggiunge il Centro – non significa necessariamente che la variante diventerà dominante in Europa”. E gli esperti ricordano inoltre che a Kraken “non è associata a una maggiore riduzione della neutralizzazione da parte dei vaccinati e dei guariti rispetto a XBB.1”.
E di nuovo l’Organizzazione Mondiale della Sanità spiega, riferendosi alle 6 varianti attualmente sotto osservazione, che “non esiste indicazione di una maggiore gravità associata a queste varianti sotto monitoraggio rispetto alle prime Omicron”, con i sintomi che restano simili a quelli dell’influenza classica.
Il direttore dell’Oms per l’Europa, Hans Henri Kluge, ha comunque invitato tutti i Paesi ad aumentare la sorveglianza genomica sul virus per prevenire il rischio di nuove varianti. E ha ricordato di continuare ad applicare le misure dimostratesi efficaci contro la pandemia: dai vaccini alle mascherine, dalla ventilazione dei locali alle terapie rapide per i pazienti a rischio di malattia grave.

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Il direttore per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità, Hans Kluge.

La situazione in Cina

Kluge ha chiesto anche “che si adottino misure precauzionali che siano radicate nella scienza, proporzionate e non discriminatorie”. Il riferimento va chiaramente a quanto messo in campo da alcuni Paesi, tra cui l’Italia, nei confronti dei viaggiatori provenienti dalla Cina per proteggere la popolazione residente.

“Scientificamente – ha aggiunto il direttore di Oms Europa – non c’è una minaccia imminente per l’Europa, perché le varanti in circolazione in Cina sono le stesse che circolano in Europa”. Il vero problema, su questo fronte, è che l’Occidente si sta interrogando sulla correttezza delle informazioni provenienti dal grande Stato asiatico.

Il Washington Post ha pubblicato al riguardo immagini satellitari che documentano le lunghe file, nelle principali città cinesi, all’esterno dei forni crematori, che sarebbero attivi h24. Va detto, comunque, che i funzionari della sanità locale hanno ammesso che nella provincia cinese più popolosa, quella di Henan, ha finora contratto il virus quasi il 90% dei residenti.

Alberto Minazzi

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