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Lavoro e futuro. Storie di italiani all'estero. L'Europa di Alfredo Salmaso

Lavoro e futuro. Storie di italiani all'estero. L'Europa di Alfredo Salmaso
Alfredo Salmaso italiani all'estero

In Italia ci sono tendenzialmente due squadre: una che vede l’Unione Europea come un ostacolo e un’altra che invece vi individua un’opportunità.
Alfredo Salmaso rientra nella seconda.
Veneto, laureato in scienze politiche, è partito per Bruxelles e poi per Lussemburgo atterrando infine ad Atene, dove lavora per l’Agenzia Europea per la Cybersecurity, settore comunicazione.
Alfredo è partito da Albignasego nell’estate 2014, frequentando uno stage presso la Camera di Commercio Italo-Ellenica. Un posto trovato grazie all’Università di Padova e sfruttando i fondi europei del progetto Erasmus. Grazie a questi, nel 2015 ha lavorato per una ONG dedicata agli scambi internazionali a Salonicco.
Doveva restare un’esperienza. Tuttavia, dopo esser tornato in Italia e aver trovato impiego come marketing & sales manager, ancora una volta grazie ai  fondi Erasmus, è ripartito, accasandosi in una lobby a livello europeo.
Oggi si occupa di advocacy per aziende nel settore digitale. « E questa volta – sottolinea – sono partito per restare».

Il Belgio è stata solo la prima tappa del percorso di Alfredo, che nella sua giovane vita si è già immerso in diverse altre culture.

Bruxelles Salmaso italiani all'estero
Bruxelles

«Tra conference sulle politiche europee e discussioni multilingue condite da molta birra e cioccolato, mi sono pienamente convinto di aver fatto la scelta giusta – medita -Di lì in poi la mia carriera è andata in crescendo, ho svolto due tirocini importanti al Parlamento Europeo e alla Banca Europea per gli Investimenti, cosa che mi ha permesso di vivere anche in Lussemburgo. La ciliegina sulla torta è arrivata con la firma del primo vero contratto sempre nell’ambito della comunicazione presso una lobby del settore delle energie rinnovabili».

A colpi di Erasmus

La sua vita è ricca di colpi di Erasmus. Anche Sofia, la sua compagna, l’ha conosciuta grazie al progetto Erasmus. Con lei ora vive ad Atene.
«Nel corso di una torrida giornata estiva, mentre ero in vacanza a Salonicco, città natale di Sofia – racconta – ho ricevuto una telefonata durante la quale venivo informato del fatto di esser stato selezionato per un posto all’Agenzia Europea per la Cybersecurity con sede ad Atene, una delle agenzie della Commissione Europea, al quale mi ero candidato un mese prima. Era impossibile dire di no ed è stata la mossa più azzeccata della mia vita. Ho coronato il mio sogno di lavorare negli uffici della comunicazione dell’UE. Così, dopo aver preso la ramanzina di Sofia, stanca evidentemente di vedermi partire da una parte all’altra dell’Europa, mi sono trasferito e lei mi ha seguito poco dopo».

Atene Salmaso italiani all'estero
Atene di notte

Un sogno coronato

Alfredo è entrato quindi nella stanza dei bottoni di una delle agenzie tra le più sensibili dell’intero apparato europeo.
Agli strumenti software per contrastare gli hacker va accompagnata una campagna di comunicazione efficace per far riflettere i cittadini europei sulle scelte online fatte spesso superficialmente. Alfredo è una pedina in questo scacchiere. E si diverte pure: «E’ un lavoro molto elettrizzante perché sono all’interno di un piccolo team e posso ampliare molto il mio bagaglio di conoscenze. A volte il carico di lavoro è pesante, richiede molta concentrazione e molti straordinari, ma non è un problema dato che vivo tutto questo come un divertimento e come un contributo alla società».

La vita ad Atene

Ma è tutto questo spasso lavorare e vivere ad Atene?.
«La vita in Grecia è assolutamente bella e degna di essere vissuta – dice Alfredo -E non solo per il sole, le spiagge, il buon cibo e il divertimento, ma anche perché le persone sono meno concentrate sul lavoro. Sebbene la Grecia sia statisticamente il paese dove le persone lavorano di più[2], i suoi abitanti danno spazio alla vita. I ritmi di lavoro sono scanditi dalle esigenze personali e non viceversa.

Atene Salmaso italiani all'estero
Atene

Anche se Bruxelles e Lussemburgo sono vivaci politicamente, culturalmente e più “europee”, la Grecia è ormai diventata casa mia. Certo – ammette – ci sono anche risvolti negativi come i bassi salari e la disorganizzazione di trasporti e servizi. Tuttavia, dopo gli anni bui della crisi del debito si respira un’aria nuova.  Questo anche per il buon uso dei fondi europei, grazie ai quali la situazione, prima della pandemia, stava cambiando».

Il coronavirus in Grecia

Se l’Italia e’ stata colpita in maniera molto dura sin dall’inizio, gli altri paesi hanno  fatto fronte in maniera diversa al pericolo.
«Mentre in Italia il lockdown era totale, in Belgio si cercava comunque di mantenere aperte le attività e la Grecia non era stata molto toccata. Con il passare dei mesi però tutto più o meno si è uniformato. Le aperture estive e le varianti del virus hanno fatto precipitare la situazione – rileva -. I timidi tentativi di riapertura sono stati ovunque fallimentari e dopo qualche settimana si è tornati in lockdown. I viaggi sono stati limitati: tra una cosa e l’altra non vedo i miei genitori da due anni! La mia vita è cambiata anche sul piano lavorativo perché con lo smart working il carico di lavoro è aumentato notevolmente e, non potendo uscire, i giorni sembrano tutti uguali, l’uno la continuazione dell’altro».

L’Italia vista da fuori

Ci congediamo da Alfredo chiedendogli due spunti di riflessone: come vede il nostro paese stando in Europa e quali accortezze usare per evitare di essere vittime di minacce cibernetiche. «Innanzitutto il nostro paese è indietro su diversi aspetti, come la valorizzazione del nostro patrimonio artistico. Per esempio a Lussemburgo spacciano un rudere di castello come una l’ottava meraviglia del mondo, mentre in Italia e in Veneto, con gioielli ovunque, non si dà valore a sufficienza. Penso poi ai criteri di assunzione del personale, a volte obsoleto. Per esempio, l’anno scorso l’ISTAT aveva lanciato un bando di concorso in cui il requisito minimo era il possesso di un certificato di inglese livello B2. Chi vive all’estero, parlando e lavorando in inglese, non ha bisogno di farsi certificazioni, inoltre il livello richiesto non garantisce di saper lavorare in quella lingua, difatti nemmeno la Commissione Europea la chiede più. È il sistema-Italia a essere superato: si litiga troppo e si è incapaci di dare vere opportunità ai giovani e di sfruttare quanto di buono offre l’UE. Mentre in Francia hanno già un piano attivo di rilancio economico in Italia si discute ancora. Poi anche quando l’Europa concede i fondi non li sfruttiamo: la Puglia ha speso solo il 30% di quelli a lei destinati nel precedente piano di sviluppo rurale, con progetti che ci mettono anche 5 anni per essere approvati. Troppa burocrazia, immobilismo e mancanza di una visione per il futuro. Deterrenti che mi portano a pensare di non tornare più.

I consigli per navigare tranquilli in rete

Per la Cybersecurity invece il consiglio è di riflettere prima di accettare superficialmente qualsiasi cosa. Per quanto la sicurezza informatica abbia fatto passi da gigante nel corso degli anni a tutela delle aziende strategiche e dei privati cittadini, bisogna ammettere che gli hacker risultano essere sempre un passo avanti.
Durante i primi due mesi della pandemia gli attacchi di phishing, ovvero quando un criminale cerca di avere accesso a dati e password tramite email o siti contraffatti, sono aumentati del 667%. Ma spesso siamo noi stessi a favorirli aprendo email e siti senza pensare, fornendo i nostri dati per accedere ad applicazioni o siti, senza però sapere quale uso ne sarà fatto.
Un clic può cambiare la vita, bisogna prestare attenzione».

 

Ivan Bruno Zabeo

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