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Archeologia: nuovi reperti riaffiorano in Veneto

Archeologia: nuovi reperti riaffiorano in Veneto

Dalle campagne di scavi, conferme e nuove scoperte

In Laguna una villa marittima con annessa zona di allevamento di ostriche e di produzione del sale;
nell’area dei laghi di San Giorgio e Santa Maria a Revine e Tarzo, a Treviso, resti che sembrano
confermare la presenza dell’uomo tra il Neolitico e l’Età del Bronzo.
Nel corso delle campagne archeologiche di scavo in Veneto, nel 2023 sono emerse diverse importanti
testimonianze del passato.
A Lio Piccolo, nel comune di Cavallino-Treporti, gli scavi subacquei condotti dall’archeologo
dell’Università Ca’ Foscari Carlo Beltrame hanno portato alla luce una preziosa gemma di agata incisa
con una figura mitologica, di età romana.
Il ritrovamento è avvenuto nell’area in cui, già negli anni ’80 del 1900, furono scoperti da Ernesto Canal i resti di una villa romana.

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Confermata l’ipotesi di Canal

Un sito sommerso che nel tempo ha consentito di ritrovare oltre tremila frammenti di intonaco dipinto e
reperti ceramici databili tra il I e il II secolo d.C. e che ancor oggi non finisce di stupire.
Non solo la preziosa gemma infatti avvalora l’ipotesi che la villa appartenesse a dei romani benestanti
ma anche la struttura di una vasca adiacente testimonierebbe che l’intuizione di Ernesto Canal, cioè che
lì vi fosse una villa marittima di pregio, fosse esatta.
Annessa alla villa, infatti, come hanno confermato i recenti ritrovamenti, c’è una struttura con base di mattoni sesquipedali e pareti in tavole di legno di quercia del I e II secolo d.C. che secondo gli studiosi era adibita alla conservazione delle ostriche.

La gemma romana incisa

 

La vasca per la conservazione delle ostriche

La vasca, che giace a 3,5 metri sotto il livello medio del mare, contiene ancora al suo interno centinaia di
molluschi ed è munita di una paratoia in legno che doveva dividerla in almeno due ambienti.
La collaborazione scientifica con il biologo Davide Tagliapietra (Cnr-Ismar) e il geologo Paolo Mozzi, dell’Università di Padova ha permesso di identificare questa struttura, scoperta lo scorso anno, proprio come un bacino per la conservazione delle ostriche presumibilmente sepolto dai sedimenti lagunari per un evento improvviso.
A fianco di questo impianto sono presenti una pavimentazione in mattoni posata su pali, moltissimi frammenti di affresco di pregio e alcuni frammenti di mosaico bianco e nero.

La vita quotidiana a Lio Piccolo nel I sec d.C.

La villa di Lio Piccolo rappresenta il primo esempio noto di villa romana ubicata nella Laguna
Nord di Venezia con fronte su quello che all’epoca era l’antico litorale altinate.
Nello spazio marino antistante, tanti blocchetti di tessere di mosaico, parte di un’anfora, resti
di affreschi che disegnano il quadro della vita quotidiana a Lio Piccolo nel I secolo d.C.
Con un’ élite romana a organizzare il lavoro e a godersi i benefici di una natura allora incontaminata e gli schiavi impegnati nella produzione del sale e nella raccolta del pesce allevato.
I resti degli affreschi della villa, che si sono salvati perché coperti da uno strato limoso della laguna che ha creato un ambiente protettivo, indicano che la villa romana di Lio Piccolo era un’abitazione ricca, con le sue sale destinate ai banchetti e al ricevimento di ospiti.
Le datazioni al radiocarbonio effettuate collocano queste pitture tra il I e il II secolo d.C.
Quattro frammenti riaccostati mostrano il dipinto di un paesaggio lagunare con un edificio porticato che si rispecchia nell’acqua. Per questo, si è ipotizzato che raffigurasse la stessa villa, dietro la quale c’era una rigogliosa vegetazione.

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Lio Piccolo, laguna di Venezia

Il sito palafitticolo di Revine e Tarzo

Riportano ancor più indietro nel tempo le nuove interessanti scoperte archeologiche che interessano l’area dei laghi di San Giorgio e Santa Maria a Revine e Tarzo, in provincia di Treviso.
A cent’anni dai primi ritrovamenti, nel corso della quarta campagna di scavi sono infatti riaffiorati strumenti in selce, ossa di animali, frammenti di ceramica, gusci e carboni che sembrano confermare nell’area la presenza dell’uomo tra il Neolitico e l’Età del Bronzo.
Le attività rientrano nell’ambito del progetto “reLacus” dell’Università di Ferrara, in collaborazione con l’Università di Padova, con la Soprintendenza Archeologica e le province di Belluno, Padova e Treviso.

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Un sito di grande valore

I nuovi reperti forniscono preziose informazioni sulla vita quotidiana, sull’economia e sulla cultura dei nostri antenati.
Trovati a qualche chilometro dall’area palafitticola, testimoniano anche che quello di Revine e Tarzo era un areale abitativo di notevoli dimensioni.
Proprio nella medesima zona dei laghi di San Giorgio e Santa Maria, nel sito palafitticolo di Revine e Tarzo in provincia di Treviso, ben cento anni fa avvenne il primo ritrovamento archeologico, una spada in bronzo del 15° secolo a.C.
Le scoperte archeologiche nei laghi della vallata di Treviso rappresentano un patrimonio culturale di grande valore che richiede attenzione, conservazione e studio continuo da parte degli esperti. Proprio per questo, il sito guarda ora all’avvio della procedura per la candidatura a patrimonio Unesco.

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