Avviata la discussione al Senato sulla Legge di Bilancio, da approvare entro fine anno. Pensioni al centro del maxiemendamento del Governo
Le regole sulla Legge di Bilancio sono chiare: se non viene approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre, scatta l’esercizio provvisorio, che sostanzialmente consente alle Amministrazioni pubbliche di continuare a operare solo per le spese essenziali, bloccando però nuove iniziative. Un rischio che, anche per la Manovra 2026, dovrebbe essere scongiurato, visto che è iniziata la discussione al Senato sul maxiemendamento presentato dal Governo. Con la previsione della possibilità di svolgere le votazioni anche in notturna, si conta così di far arrivare il testo alla Camera subito dopo Natale, per avere poi il via libera definitivo in tempo utile. Il confronto sulle novità introdotte dall’Esecutivo si presenta però molto più articolato di un semplice atto formale. Nel documento, del valore di 3,5 miliardi di euro (incremento di spesa, coperto per un terzo dai versamenti richiesti alle assicurazioni, che porterà il valore della Finanziaria vicino ai 22 miliardi), sono infatti introdotte rilevanti novità, con le norme in materia pensionistica ancora una volta in primo piano.
Pensioni: anticipata più complicata
Nel pacchetto di novità sulle pensioni, quelle concretamente più rilevanti riguardano l’ulteriore stretta alle condizioni previste per accedere a quella anticipata, ovvero la possibilità di uscire dal mondo del lavoro prima dei 67 anni, previsti come età ordinaria per il pensionamento, per gli uomini che hanno raggiunto 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne con 41 anni e 10 mesi di versamenti. L’emendamento prevede infatti una modifica della cosiddetta “finestra mobile”, ovvero dei mesi che il pensionando deve attendere tra la maturazione dei requisiti e la concreta percezione del primo assegno. Al momento, questo periodo da gestire senza stipendio, pensione o ammortizzatori sociali specifici è di 3 mesi; nel 2032 si passerà a 4 e poi a 5 nel 2033 e 6 nel 2034. Almeno fino al 31 dicembre 2026, non è dunque prevista una modifica delle soglie fissate come requisiti per accedere alla pensione anticipata. Si tratta solo un rallentamento dell’erogazione del trattamento, che consentirà tecnicamente, almeno all’inizio, un contenimento della spesa per le casse previdenziali. Per i lavoratori, però, questa misura graverà ulteriormente sui tempi di uscita, già destinati ad allungarsi per la previsione degli aumenti, legati all’aspettativa di vita, dei requisiti contributivi. Dal 2027, per andare in pensione servirà infatti un mese in più di contributi versati e altri 2 mesi si aggiungeranno dal 2028.
Cosa cambia per il riscatto della laurea, la previdenza complementare e il Tfr
Sempre nello stesso ambito, un ulteriore novità che renderà meno agevole l’accesso all’anticipo pensionistico riguarda il valore del riscatto della laurea breve ai fini della maturazione dei contributi minimi. L’emendamento del Governo prevede infatti, in questo caso fin dal 2031, l’esclusione dal computo dell’anzianità contributiva di 6 mesi di università riscattati, che saliranno a 12 nel 2032, 18 nel 2033, 24 nel 2034 e fino a 30 a partire dal 2035. A essere coinvolti nelle modifiche al sistema pensionistico inserite nel maxiemendamento del Governo non sono però i soli lavoratori vicini alla quiescenza. Già da luglio 2026, infatti, si intende introdurre, nel settore privato, un meccanismo di adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti. Ai lavoratori alla prima assunzione sarà lasciata la possibilità di manifestare una diversa volontà entro 60 giorni dalla firma del contratto. Nella relazione tecnica, la stima media di adesioni alla previdenza complementare che deriverà da questa forma di silenzio-assenso tacito è di circa 100 mila persone ogni anno. Sul fronte delle aziende, invece, il maxiemendamento allarga la platea di quelle che sono tenute a versare il Tfr all’Inps. La norma fa infatti venir meno dal prossimo 1 gennaio l’esclusione dall’obbligo dei “datori di lavoro che, negli anni successivi a quello di avvio dell’attività, raggiungano la soglia dimensionale dei 50 dipendenti”.
Le altre misure non pensionistiche del maxi-emendamento
Se il pacchetto-pensioni costituisce la parte più corposa del maxi-emendamento alla Manovra, non è al tempo stesso l’unica novità rilevante di cui il Governo ha proposto l’introduzione nella Legge di Bilancio per correggere alcune criticità emerse negli ultimi mesi. In primis, c’è uno stanziamento di circa 1,3 miliardi da destinare a misure di sostegno per l’edilizia, per esempio attraverso le risorse che saranno utilizzate per fronteggiare il rincaro dei materiali. Ci sono poi 300 milioni in 2 anni per il “Piano casa”, il finanziamento per la realizzazione di 60 mila alloggi universitari sfruttando il Pnrr (che sarà in ogni caso rimodulato) più altre misure, da definire concretamente attraverso le norme attuative, che vanno dalle agevolazioni per l’acquisto dell’abitazione da parte delle giovani coppie o le iniziative per favorire la mobilità dei neoassunti. Previsto infine il rifinanziamento delle grandi opere, compreso lo spostamento al 2033 dei 780 milioni iscritti a bilancio per il Ponte sullo Stretto, e una serie di incentivi per le imprese: dall’estensione fino al 30 settembre 2028 del super-ammortamento per quelle che acquistano beni strumentali, all’aumento delle agevolazioni per gli investimenti nella Zona Economica Speciale unica.
Alberto Minazzi



