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Un rene universale per trapianti senza rigetto

Un rene universale per trapianti senza rigetto

Dopo i test su un organo umano convertito, la scienza apre la strada a trapianti “neutri”. Gli enzimi che cancellano le differenze tra gruppi sanguigni potrebbero rivoluzionare la medicina dei trapianti.

Non solo il sangue, ma anche i nostri organi possono essere classificati in base allo stesso tipo di gruppi, ovvero “A”, “B”, “AB” e “0”. Ed è proprio per queste differenze che possono aumentare in modo esponenziale i rischi di rigetto dopo un trapianto.
Un problema cui la scienza sta provando a dare risposte, con progressi importanti nel settore dei cosiddetti xenotrapianti, ovvero i trapianti di organi di animali, spesso maiali, geneticamente modificati per adattarli al genere umano e ridurre così la possibilità di una violenta reazione da parte del sistema immunitario.
Adesso, però, c’è un’altra possibile strada: convertire un organo umano con caratteristiche incompatibili, nello specifico un rene, rendendolo “neutro” e dunque utilizzabile per qualunque persona, indipendentemente dal suo gruppo sanguigno.

Il successo del trapianto del rene convertito

Ci vorrà ancora tempo prima di poter considerare applicabile nella comune pratica medica la tecnica applicata dal gruppo di ricercatori cinesi e canadesi che hanno realizzato i test riassunti nello studio pubblicato su Nature.
I risultati raggiunti sono però ritenuti un primo, importantissimo passo su questa strada.
Perché il rene trattato in modo da fargli perdere le caratteristiche tipiche del gruppo sanguigno del donatore, nello specifico appartenente al gruppo “A”, non ha provocato nel ricevente, di gruppo “0” e con livelli molto alti di anticorpi “anti-A”, una reazione di rigetto iperacuto, che si traduce nella distruzione in tempi rapidissimi dell’organo impiantato. Solo al terzo giorno, dopo 48 ore nelle quali il rene ha funzionato bene, si sono iniziati a osservare segni di una risposta immunitaria, sia pure molto meno violenti di quelli che si sarebbero verificati da subito in caso di trapianto di organo incompatibile.

rene universale

Gli enzimi che rimuovono gli antigeni

La sperimentazione è un primo punto d’arrivo dopo decenni di studio ed è stata resa possibile soprattutto dopo la scoperta, avvenuta nel 2019 da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università del British Columbia, di due enzimi che sono in grado di rimuovere gli antigeni tipici del gruppo sanguigno “A”.
Questi specifici zuccheri non si legano infatti solo alla superficie dei globuli rossi, ma caratterizzano anche quella degli organi, innescando di conseguenza la risposta del sistema immunitario in caso di mancata corrispondenza con il gruppo sanguigno del ricevente. La sperimentazione dell’applicazione degli enzimi da parte dei ricercatori è partita dal sangue, passando poi a polmoni e reni. Una volta avvenuta la conversione, l’organo trapiantato non è stato dunque più percepito come estraneo dall’organismo.

Un cambio di strategia

Dopo la dimostrazione in laboratorio dell’efficacia della procedura per escludere i danni all’organo, il successivo passaggio, che ha portato ai risultati descritti, è stato quello di impiantare il rene divenuto universale in un paziente con morte cerebrale. Non si tratta ancora di un vero e proprio test sugli esseri umani, che richiederebbe una specifica autorizzazione.
È però un chiaro segnale nel senso della possibilità di modificare gli organi per renderli più compatibili, cambiando oltretutto strategia rispetto ai metodi attualmente utilizzati nei trapianti tra persone con gruppi incompatibili, purtroppo necessari per la carenza di organi disponibili. In questi casi, si procede infatti attualmente non sull’organo donato, ma sul ricevente, rimuovendo gli anticorpi del sangue e aumentando però così i rischi di infezioni e sanguinamenti. In prospettiva, si può pensare inoltre a creare non solo organi, ma anche a un sangue universale.

Alberto Minazzi

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