Dai feticci erotici ai rituali della Marchesa Luisa Casati Stampa, passando per il Vudu italiano e le sedute spiritiche, Venezia svela il suo volto più misterioso e seducente
Venezia ha una storia esoterica antica e complessa, che attraversa secoli di rituali, magie e curiosità occulte: dal Medioevo, con le prime pratiche legate alla superstizione e all’alchimia, fino al Barocco, quando palazzi e corti nobiliari divennero veri laboratori di mistero e incantesimi.
Questo lato nascosto della città è al centro della conferenza “Gli occhi della notte” dello scrittore e drammaturgo Luca Scarlini alla Scuola Piccola Zattere (ore 18.30, oggi ndr), che propone un affondo nella dimensione magica della città. L’appuntamento si inserisce nel programma della mostra Temple of Love, Coeur di Gaelle Choisne, dedicata alla cultura haitiana e al Vudu, creando un ponte tra tradizioni occulte lontane e la storia lagunare.
Venezia non è solo città d’arte e turismo, rileva Scarlini, “è un crocevia di rituali, bambole in cera e oggetti magici che attraversano i secoli, riaffiorando agli inizi del Novecento con figure leggendarie come Luisa Casati Stampa, icona vivente di estetica, mistero e performance”.

Bambole, feticci e avvertimenti dei precettori
Nel XVIII secolo, Venezia era tappa imprescindibile del Grand Tour, il viaggio di formazione dei giovani aristocratici europei tra arte, cultura e mondanità.
Ma tra calli e palazzi non si trovavano solo quadri e gondole: spiccavano bambole in cera, feticci erotici e rituali che sfidavano la morale dell’epoca.
Tanto che, per tutelare i giovani, i precettori inglesi avvertivano i genitori con lettere scritte da Venezia, perché gli oggetti erano noti, il loro commercio diffuso e capace di smuovere fantasie erotiche.
La “Femmina Nuda” era l’emblema di questa produzione: seno e genitali realistici, considerati scandalosi, e allo stesso tempo irresistibili.
“A Venezia – racconta Luca Scarlini – era fervida l’industria di feticci e bambole in cera, quali anche i celebri bambini conservati a Ca’ Rezzonico, descritti da Mario Pratz come “magati dagli spettri”. Vi era un commercio clandestino di queste immagini. Nel caso della “Femmina Nuda” si trattava di una donna con il seno scoperto e gli organi genitali riprodotti realisticamente, considerati pornografici per l’epoca”.
La Marchesa Casati: un avatar ante litteram
All’inizio del Novecento, Venezia incontra la sua icona esoterica e performativa: Luisa Casati Stampa. La Marchesa.
Una donna che trasformava la vita in spettacolo: ghepardi al guinzaglio, valletti in oro, look dark e vampiresco.
Organizzava feste, sedute spiritiche a Venezia e Capri e si presentava a Parigi con la sua sfera di cristallo, accentuando il suo ruolo di “strega”.
Tra le sue stranezze più celebri, una bambola a grandezza naturale e somiglianza perfetta, con capelli veri, con cui intratteneva e inquietava gli ospiti. Invitava a cena e poi spariva, lasciando i commensali soli con il suo avatar ante litteram.
“Come scriveva Jean Cocteau, la Casati non voleva né piacere né stupire, voleva sbalordire,” ricorda Luca Scarlini.
E ci riusciva bene.

La figura chiave della Marchesa Luisa Casati Stampa compare anche nel capolavoro breve di D’Annunzio a lei dedicato “La figure de cire“. L’autore ne rappresenta alcune attività a partire da quando lei provava dei pantaloni alla persiana dal grande sarto, primo stilista di moda moderna, Paul Poiret, ma anche mentre effettuava un rituale con la bambola di cera.
“Su Venezia esoterica – conclude Luca Scarlini – ci sono molti aneddoti. Uno su tutti riguarda il Casino degli Spiriti, in Fondamenta dei Gesuiti, sul quale vi sono molte leggende. Tra queste quella più interessante è forse quella del pittore morto da Feltre, così chiamato per il colore pallido del volto. Era follemente innamorato di una donna che lo continuava a rifiutare finché una sera le disse che se avesse continuato si sarebbe ucciso davanti ai suoi occhi. Così accadde e la bella fu poi perseguitata dalle apparizioni del pittore che notte dopo notte gli compariva a punirla della sua crudeltà “.
Magia, Vudu italiano e radici storiche
Venezia è stata da sempre un crocevia di pratiche esoteriche. E si inseriva nel “Vudu italiano” a suo modo.
Con simulacri, bambole o feticci di cera che riproducevano le fattezze della persona sulla quale si voleva effettuare l’incantesimo.
“In questo caso – precisa Scarlini- si trattava di un Vudu italiano, perché la pratica era già ampiamente messa in atto al tempo degli antichi Romani e ritornò in auge nel Rinascimento, con l’involtura, forma di Vudu che prevedeva di fare tanto incantesimi d’amore quanto malefici di morte. Nell’unico grande testo del mondo delle streghe pubblicato in Italia nel 1898 si parla anche di possibili incantesimi in cui le fattezze non erano necessarie. Bastava un limone: se si mettevano degli spilli con capocchie colorate portavano fortuna, altrimenti, con spilli neri, la profezia era di malanno o di morte”.
Luoghi come il Ghetto, Palazzo Mocenigo, e molti altri angoli nascosti della città erano laboratori di mistero, mentre leggende come quelle di Corto Maltese raccontano vie che “portano ad altre dimensioni”. Ogni calle poteva nascondere un piccolo incantesimo, ogni corte un rituale segreto.

La mostra Temple of Love, Coeur e l’incontro con la cultura haitiana
La conferenza di Scarlini si inserisce nel programma della mostra Temple of Love, Coeur di Gaelle Choisne, che esplora la cultura haitiana e il Vudu.
Da qui si sviluppa il collegamento con le pratiche esoteriche veneziane e la tradizione delle bambole rituali, riportate in auge dalla Marchesa Casati: un ponte tra mondi lontani e la magia lagunare, tra rituale, estetica e performance.