Dopo 140 anni, la Laguna affronta un intervento storico: nuove condotte sublagunari, impianti fognari moderni e infrastrutture potenziate per garantire acqua potabile e tutela ambientale per i prossimi decenni
Venezia galleggia sull’acqua, ma non basta la laguna a garantire acqua potabile o fognature moderne.
Un “dettaglio” che sembra quasi ovvio, fino a quando non si pensa che finora la città ha convissuto con tubature centenarie e sistemi fognari frammentati.
Oggi, con 140 anni alle spalle, l’acquedotto veneziano viene finalmente rinnovato: nuove condotte sublagunari, vasche di accumulo gigantesche e impianti fognari moderni stanno trasformando l’infrastruttura storica della Laguna, preparando la città a garantire sicurezza, sostenibilità e quantità di acqua potabile triplicate per i prossimi cento anni.
Ogni litro che scorrerà sotto calli e canali è frutto di un lavoro ingegneristico straordinario.
Che non si limiterà alle cosiddette “acque bianche”, visto che doterà la città storica anche di una fognatura “classica”, basata su un’infrastrutturazione stabile per la raccolta e l’invio alla depurazione delle acque “nere”.
Un passaggio fondamentale per proteggere la Laguna e garantire condizioni igieniche e ambientali adeguate.
Un lavoro con prospettive secolari
Migliaia di metri di nuove tubature stanno prendendo il posto di condotte centenarie, alcune risalenti addirittura alla fine dell’Ottocento. Il terzo lotto dei lavori ora in corso prevede la posa di due condotte adduttrici sublagunari del diametro di 1 metro, accanto al Ponte della Libertà, destinate a collegare la terraferma con San Giuliano e poi con la nuova centrale idrica del Tronchetto inserita nel piano complessivo di ammodernamento e potenziamento dell’acquedotto cui è stato destinato un investimento complessivo da oltre 20 milioni di euro.
Qui l’acqua potrà essere accumulata e distribuita in tutta la città storica, dal centro di Venezia alle isole di Murano, Lido, Pellestrina e Chioggia.
“Stiamo facendo un lavoro con prospettiva per i prossimi 100 anni -ha dichiarato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro al termine del suo sopralluogo nei cantieri aperti -. E’ un grande orgoglio e un onore attrezzare una città che guardi al futuro. Credo sia un dato storico per Venezia”.
Sotto i canali, il futuro: Venezia tra acqua e fognature
Non l’unico, visto che le opere destinate all’acquedotto e quelle per le fogne vanno considerate come parti integranti di un più ampio progetto.
“Rinnoviamo l’acquedotto – ha dichiarato il primo cittadino – e, al tempo stesso, continuiamo a porre le basi per il futuro sistema fognario. Le due vecchie condotte in cemento armato, infatti, saranno mantenute e manutenute, perché potranno essere utilizzate per infrastrutturare anche la città antica. I tubi che oggi sono utilizzati per l’acqua, cioè, li lasciamo lì e sicuramente uno dei due, o anche entrambi, verranno usati per portare le fognature che verranno fatte a Venezia fino a Marghera, dove avverrà la depurazione”.
8 km di moderne condotte
La premessa è proprio la posa degli 8 km di tubi che, ha spiegato Brugnaro, “quando saranno allacciati verranno riempiti d’acqua e col peso proprio andranno nella sede che è stata scavata nel fondo della laguna. Poi verranno ricongiunti con un sistema molto complicato che partirà da San Giuliano, dove adesso cominceremo a spingere i tubi che poi andranno a raccordarsi coi tubi già passati in Laguna. Mentre dalla parte del Tronchetto l’acqua arriverà in grandi vasche posizionate proprio sotto l’isola nuova”.
Le nuove condotte avranno una durata e una resistenza maggiori, grazie anche al triplo rivestimento e alla protezione catodica a corrente impressa che contrasteranno la corrosione e consentiranno di gestire pressioni diverse.
Dal canale ai depuratori a membrana
In passato, è vero, gli scarichi dalle abitazioni situate in centro storico avvenivano direttamente nei canali.
Poi è stato introdotto un sistema sostitutivo, gestito dalla multiservizi Veritas, che utilizza anche fognature dinamiche, con circa 80 piccoli depuratori, migliaia di fosse settiche e una trentina di depuratori a membrana a servizio di intere insule.
Un sistema alternativo che, nella società moderna, viene praticato ormai in pochissimi casi e che anche nella città veneta si è iniziato a rimpiazzare con infrastrutture fisse.
Dalle isole al centro storico: Venezia completa il suo sistema fognario
Negli ultimi anni, per esempio, è stato completato il collegamento dell’isola di Sant’Elena, l’ultima del centro storico venendo dalla terraferma, con quella del Lido, passando per la Certosa e le Vignole, consentendo in tal modo la possibilità di trasferire le acque nere di qui al moderno e più grande impianto di depurazione situato a Porto Marghera.
In alcune isole della Laguna, come Sacca Fisola, Giudecca, Murano e Burano, è già da tempo attivo un sistema fognario tradizionale a tubazione.
Ora tocca al centro storico di Venezia, dove i lavori per la realizzazione di moderne fognature, fa il punto Veritas, sono già a un buon punto, essendo state quasi completate le opere, fognature e depuratori efficienti, previste nel Piano direttore di disinquinamento del bacino scolante nella Laguna approvato nel 2000.
Un intervento che potrà produrre risultati positivi soprattutto grazie all’ulteriore punto fondamentale della strategia complessiva di cui ha parlato il sindaco Luigi Brugnaro.
Piano direttore della laguna: il punto della situazione di Veritas
“A oggi – fa il punto il direttore generale di Veritas, Andrea Razzini – l’83% del territorio che gravita su questo delicato ecosistema è ormai gestito con sistemi fognari attivi e impianti di depurazione, oggetto di investimenti continui finalizzati a migliorare le proprie prestazioni ambientali”.
Il tutto, prosegue l’analisi, nonostante la contraddittorietà delle normative, la previsione dell’applicazione di tecnologie non ancora in uso da parte della nuova direttiva europea sulla depurazione e soprattutto il nodo del reperimento dei fondi.
“Ogni anno – sottolinea al riguardo Razzini – per la realizzazione degli adeguamenti mancanti, servono circa 30 milioni di euro, negli ultimi tre anni reperiti dal Comune di Venezia. Per salvaguardare le lagune di Venezia e Chioggia sono state stanziate numerose risorse dalla Legge Speciale a sostegno della realizzazione del Piano”.
Tra le opere più impegnative effettuate, il direttore di Veritas sottolinea il collegamento Lido-Fusina tramite una conduttura di oltre 16 km che sfocia direttamente nel mare Adriatico. “Nell’arco di alcune decine di anni – conclude Andrea Razzini – la maggior parte della città di Venezia sarà dotata di fognature moderne, con l’unico limite della ricerca dei fondi pubblici necessari”.

Verso il nuovo acquedotto di Venezia
Si calcola che il fabbisogno annuo di acqua potabile, tra Venezia e Lido, ammonti a circa 13 milioni di metri cubi, di cui il 40% destinato a utenze domestiche, attività produttive, commerciali e pubbliche. E la centrale di Sant’Andrea che alimenta attualmente la rete, è dotata di una vasca di accumulo ridotta e condotte in cemento armato da 800 millimetri ormai vicine al secolo di vita, anche se quelle principali, che portano l’acqua a piazzale Roma, sono state rinnovate tra il 2023 e il 2024. Nell’occasione, sono stati sostituiti 1.040 metri di tubi posizionati sotto il rio Novo, caratterizzati da curve e sifoni, e rifatto il tratto tra Sant’Andrea e piazzale Roma, con una nuova tubazione da 600 millimetri che si affianca all’attuale e si divide poi in due rami di distribuzione. La nuova centrale del Tronchetto, invece, una volta completata sarà collegata alla vasca di accumulo e pompaggio interrata da 30 milioni di litri, collocata sotto l’edificio del Tronchetto che ospita la Polizia Locale e il nuovo Mercato ittico. Si tratta di un imponente cisterna in cemento armato lunga 260 metri, larga 50 e profonda 7 che sarà impermeabilizzata nei prossimi mesi.

L’acquedotto di Venezia: un po’ di storia
Il “compleanno” dell’acquedotto di Venezia, uno dei primi d’Italia a spinta e non per caduta, cade il 23 giugno. Fu infatti in quella data, nel 1884, che avvenne l’inaugurazione, celebrata facendo zampillare nella serata l’acqua da una fontana realizzata per l’occasione in Piazza San Marco. L’entrata in funzione dell’acquedotto segnò per i residenti la fine dell’epoca in cui l’acqua veniva attinta, attraverso le vere da pozzo, dalle cisterne interrate nei campi, rifornite dalla pioggia, oltre che dai membri della corporazione degli Acquaroli. Questi, prelevavano l’acqua dal canale Seriola, scavato all’inizio del 1600, e la portavano a Venezia con grandi burchi. Un sistema che, con il boom demografico della città, si dimostrò però insufficiente e pericoloso dal punto di vista sanitario. Servirono però ben 3 secoli di discussioni e progetti non realizzati, in molti casi nonostante la loro approvazione, perché il Comune, nel 1874, decidesse di affrontare con decisione la questione. Nel 1876 fu quindi scelto, tra i 6 progetti presentati, quello di L.A. Ritterbandt e D. Croll Dalgairns di Londra, con cui fu stipulato il contratto per l’esecuzione dei lavori in base alla concessione rilevata nel 1879 dal colosso francese Compagnie générale des eaux pour l’étranger, che aprì il cantiere alla fine del 1880.
Alberto Minazzi