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L'Aids ruba l'infanzia ai bambini. E continua a uccidere

L'Aids ruba l'infanzia ai bambini. E continua a uccidere

Mentre si attende il vaccino, sono ancora troppe le morti, in alcuni Paesi del mondo, soprattutto di bambini

Sono ancora troppe le morti per Aids, soprattutto quelle di bambini e adolescenti dell’Africa subsahariana.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Unicef, nel 2022 sono stati registrati 270 mila nuovi casi. 98 mila di questi riguardano adolescenti tra i 10 e i 19 anni.
Il 60% di loro si trova in Africa.
La maggioranza. Ma il problema riguarda ogni Paese del mondo.
Dove contagi si aggiungono a contagi. 1900 a settimana.
Con circa 300 decessi al giorno tra i bambini.
A livello globale, sottolinea il rapporto, sono soprattutto le ragazze a incontrare questa malattia. E si può facilmente intuire perché.
Rappresentano i tre quarti dei contagi (77%), triplicando il numero che si registra tra i coetanei maschi.

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@Unicef

L’Aids si può curare

Eppure, la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita non è più un male incurabile e la prospettiva, con le nuove tecnologie basate sull‘rna messaggero già utilizzate per il Covid, è quella di riuscire ad arrivare alla realizzazione di un vaccino in grado di proteggere l’uomo anche da questo virus.
Secondo l’Onu (rapporto “The Path that Ends AIDS”), entro il 2030 l’Aids potrebbe essere sconfitto. Perché ” i Paesi e i leader che stanno già seguendo il percorso stanno ottenendo risultati straordinari”.

Dalle polmoniti all’isolamento del virus

Le prime segnalazioni di questa–allora- nuova malattia risalgono a 40 anni fa.
Era il 1981 e, negli Stati Uniti, ci fu un inspiegabile aumento di polmoniti tra giovani omosessuali.
Il virus fu isolato e identificato tre anni dopo, nel 1984.

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Da allora, ha infettato centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.
In Italia, secondo l’ultimo Notiziario dell’Istituto Superiore della Sanità, dal 2012 i casi di Aids sono in diminuzione e l’incidenza risulta “inferiore rispetto all’incidenza media stimata tra le nazioni dell’Unione Europea (4,3 nuovi casi per 100.000)”.
L’incidenza più elevata di nuove diagnosi HIV si riscontra normalmente nella fascia di età 30-39 anni.

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Ancora tanta disparità

Nel mondo, però, le cose non vanno nello stesso modo ovunque. E l’Africa, con i suoi bambini e giovani ragazzi, paga il pegno maggiore.
Secondo le stime globali, solopoco più della metà dei giovani ammalati hanno ricevuto terapie antiretrovirali.
La copertura delle terapie antiretrovirali fra gli adulti è sostanzialmente migliore.
L’86% degli adulti che convivono con l’Hiv, secondo i dati Unicef, conosce il proprio stato, il 76% è in trattamento con terapie antiretrovirali e, tra quelli in trattamento, il 92% è viralmente soppresso.

La sfida dell’Oms

La sfida dell’Oms, da raggiungere entro il 2030, è quella di eliminare l’Aids. E passa prima di tutto attraverso la fine delle disuguaglianze.
Pur restando una malattia potenzialmente mortale, adesso esistono infatti farmaci per curare l’Aids come una malattia cronica.
I trattamenti attualmente a disposizione sono sempre più efficaci e sono sempre meno gli effetti collaterali che ne derivano, anche se ancora non è possibile eradicare il virus dall’organismo, all’interno del quale restano serbatoi latenti che costringono a prolungare la cura per tutta la vita.
Le terapie retrovirali, cioè, sono solo in grado di impedire che il virus attivato si replichi, si diffonda nell’organismo e possa così condurre a morte.
La ricerca, però, continua, perché l’efficacia di questi farmaci, comunque tossici, diminuisce nel tempo, anche per l’insorgere di resistenza nel paziente trattato..

L’importanza di prevenzione e diagnosi tempestiva

La strada, così, è quella verso il vaccino.
Mentre sono in corso le sperimentazioni, la prevenzione si attua attraverso la “profilassi pre-esposizione” nei soggetti a rischio e il testing.
Una diagnosi rapida è fondamentale, in quanto l’infezione può risultare a lungo asintomatica.

Consuelo Terrin

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