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Venezia “liquida”, viva e proiettata verso il futuro

Venezia “liquida”, viva e proiettata verso il futuro

Una Venezia di persone che sull’acqua vivono. E che, in questo rapporto di simbiosi con l’acqua, portano avanti le tradizioni della città.
Guardando però a un futuro che non vuole lasciare la Laguna.
Storie vere, testimonianze di una città resiliente che ora confluiscono in un documentario: “Venezia Liquida”.
«Il fil rouge che unisce le storie raccontate dal documentario – spiega il regista, Giovanni Pellegrini – è che tutti i protagonisti si muovono in barca. È l’acqua che le tiene insieme nel racconto, inframezzato dalla voce narrante. Il messaggio che ho voluto lanciare è quello che Venezia è una città ancora viva, vivace e unica. E che, con amore per la città e voglia di prendersene cura, Venezia può continuare a vivere la sua storia».

Le storie

Il documentario sarà pronto a fine anno per la distribuzione nei festival («e possibilmente poi anche in tv», auspica il regista).
Si tratta di un lungometraggio, con una durata finale prevista tra l’ora e mezza e le due ore, che al centro pone proprio le storie. «Racconti a 360 gradi della tradizione e dei rapporti millenari di Venezia con la sua Laguna», precisa Pellegrini.

C’è Giorgio, pescatore di “moeche” di Burano, come primo sguardo alle origini. C’è Nicola, con i ragazzi di Venice On Board che hanno dato vita a un’associazione sportiva remiera che propone «un approccio dal basso, nuovo e sincero alla tradizione dell’antica voga veneta, per vivere i canali giorno per giorno». C’è Romano, artigiano in pensione che costruiva telescopi, con cui si entra nell’artigianato veneziano di qualità e insieme nel mondo della vela al terzo. E poi Melissa, che lo scorso anno ha inventato la Red Regatta, che ha colorato di rosso la Laguna.

Tra natura e acqua alta

Vi è poi Luca Mamprin, ornitologo della Lipu che si occupa della riserva di Caroman a Pellestrina. «Attraverso il suo lavoro racconta le diversità della flora e della fauna lagunare: gli uccelli migratori che la attraversano, quelli che nidificano nell’oasi. Ma anche i problemi, come il dilagare dei gabbiani o l’introduzione nell’ecosistema, da un paio di anni, di una nuova specie, l’ibis, che ne sta minacciando molte altre».

E la stessa acqua alta, con i problemi di allagamento della città vengono raccontati attraverso una prospettiva diversa. Ovvero quella di Guido Iaccarino, restauratore alla Ca’ d’Oro, ma anche a Torcello e a Murano. «Vogliamo far capire come, tra le conseguenze di questi fenomeni, c’è anche quella del bisogno di un costante lavoro di manutenzione per un patrimonio artistico che va tutelato» spiega il regista.

Venezia liquida

Per descrivere “Venezia liquida”, di cui è possibile vedere alcuni estratti sul sito venezialiquida.it, Pellegrini parla di «un documentario che racconta la città di Venezia in questa fase storica, con le sue luci e le sue ombre. È una foto della città di oggi, che si sta confrontando con problemi localissimi».
Uno dei temi principali è ovviamente quello dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento dei mari. Un altro il turismo, «che mangia spazio alla popolazione residente, con effetti benefici sull’occupazione, ma controversi per il tessuto sociale di una città che, in alcune zone, si sta svuotando».

«L’idea – prosegue – è quella di utilizzare Venezia come paradigma di un certo tipo di realtà urbana, presente in giro per il mondo. In città come New York, Amsterdam o Mumbai l’acqua alta presto diventerà di attualità. E sono molte le città che si stanno confrontando con l’overtourism: da Dubrovnik, alla stessa Amsterdam, a San Francisco». Un altro tema importante, nel documentario, è poi quello dell’artigianato. Che ha accompagnato la crescita storica di Venezia, attraverso una serie di tradizioni molto forti, ma a sua volta ora è in crisi per i cambiamenti epocali e la difficoltà degli artigiani di rimanere in città.

Un quadro, non una denuncia

“Venezia liquida”, tiene a precisare il regista, «non vuole però essere un documentario di denuncia, né tanto meno fare piagnistei, che non sono nel mio stile. Ho voluto solo mostrare le vite di persone comuni, scelte per le loro caratteristiche o per i mestieri che svolgono, e raccontare singoli avvenimenti attraverso le loro esperienze».

È dunque solo «un quadro di come personalmente vedo Venezia in questo periodo, cruciale per il suo futuro. Perché è adesso che si decide se Venezia sarà in futuro solo un parco a tema o, al contrario, una città che si affaccia al 21° secolo cogliendone le sfide e superandole. Ho voluto raccontarne i cambiamenti, senza schierarmi, lasciando allo spettatore il compito di trarre le sue conclusioni. Perché ritengo che il cinema e l’arte debbano rimanere al di sopra dell’attualità. Così, da regista e non da giornalista, ho provato a trasmettere emozioni e riflessioni, per provare ad aiutare lo spettatore a crescere dopo la visione».

Giovanni Pellegrini

Da Venezia per Venezia

Pellegrini, nato a Venezia nel 1981 e da sempre residente a Cannaregio, si è formato come regista alla sezione documentari del Centro sperimentale di Palermo. Attivo da una decina d’anni, ha realizzato alcuni spot, cortometraggi e documentari. Il più famoso è “Bring sun home”, che ha vinto premi in Italia e all’estero. Il più recente, “Aqua granda in crescendo”, dedicato all’alluvione del 1966 e disponibile su Raiplay.

A produrre “Venezia liquida” è stata la Ginko Film, la nuova casa di produzione nata 2 anni fa a Venezia. Si occupa principalmente di cinema documentario nella città lagunare, mirando a diventare punto di riferimento per il documentario d’autore a Venezia e in Italia. «Ci tengo – conclude Pellegrini – a mantenere la sede in centro storico e la risposta di collaboratori e possibili clienti è buona. È molto apprezzata, dai videomaker, la possibilità di lavorare nella città d’acqua. Che è l’ennesima sfida di una città che non può o deve vivere solo di turismo».

L’intera filiera del documentario è dunque realizzata qui. La pellicola ha potuto contare anche su un finanziamento della Regione Veneto, ma ci si è affidati al crowdfunding per coprire i costi di produzione. E l’obiettivo prefissato, 10.000 euro, è stato raggiunto alla chiusura della scorsa settimana. Verrà utilizzato per il montaggio, le musiche e la color correction.

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