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VENETIAE MMXX: omaggio alla resilienza veneziana

VENETIAE MMXX: omaggio alla resilienza veneziana
VENETIE MMXX

Quanto è cambiata Venezia dal Cinquecento a oggi?
Da un confronto di immagini, l’idea del nuovo Redentore

Quanti di noi hanno avuto il piacere di ammirare al Museo Correr quella straordinaria veduta della città di Venezia realizzata dall’incisore Jacopo de’ Barbari?
Un capolavoro monumentale dell’arte incisoria, dal semplice nome, VENETIAE MD, che permise di osservare la città lagunare dall’alto, a volo d’uccello, con una ricchezza di particolari che stupisce ancor oggi tutti gli studiosi che si confrontano con esso. Si sprecano supposizioni su come, in un tempo dove la sommità di osservazione cittadina era un campanile, si potesse farlo da un punto ancora più elevato.
Furono una serie di rilevamenti utilizzando il quadrato geometrico? O un lavoro cartografico sul quale è stato realizzato l’alzato? Chissà. Quello che conta è la bellezza e la curiosità che questa veduta trasmette.

VENETIAE MD, Jacopo de Barbari
VENETIAE MD, Jacopo de Barbari

Quanto è cambiata Venezia?

L’occhio dell’osservatore ne scruta i particolari, ne ammira la precisione, si perde fra le calli e i campi alla ricerca delle case e i fabbricati che conosce, per ritrovarli e paragonarli a quelli attuali.
Già, perché sempre qui ritorna la mente. Quanto è cambiata Venezia da quell’epoca?
Che aspetto ha la VENETIAE MMXX?
A concretizzare questo pensiero, è stato il fotografo lidense Riccardo Roiter Rigoni che, grazie a Silvia Rigon della FlyVenice, e a differenza del geniale de’ Barbari, ha potuto fare un volo in elicottero e scattare dall’alto una foto che dal vivo è sovrapponibile alla veduta dell’incisore cinquecentesco.
Fatta con la medesima prospettiva, da sud verso nord.

Venezia ieri e oggi

Davanti le isole della Giudecca e San Giorgio, la forma di pesce che racchiude Venezia con dietro Murano e le isole della laguna nord, la terraferma che orla la laguna e sullo sfondo, proprio come la VENETIAE MD, quella corona di montagne che frastaglia la parte alta della mappa.
“L’idea di fare questa foto ha preso forma da una chiacchierata tra amici e dal comune desiderio di cogliere un fotogramma in grado di trasmettere un messaggio positivo” spiega il fotografo volante, che ha realizzato la foto domenica 12 luglio in condizioni di tempo invidiabili, a 1.300 metri di altezza.
La sovrapposizione delle due VENETIAE, MD e MMXX, riesce a mettere in evidenza le trasformazioni che la città ha avuto.

Nella Venezia di oggi salta subito all’occhio quel filo sottile, quel cordone ombelicale teso tra Venezia e la Terraferma che è il Ponte della Libertà di quasi due secoli fa.
L’isola nuova del Tronchetto che non esisteva fino a qualche decennio fa. Ma ci sono i natanti che brulicano per i canali e la laguna, tanto oggi come allora le gondole e le imbarcazioni antiche. E i diversi livelli di fondali.
Nella Venezia di ieri il campanile di San Marco non ha la punta, e Rialto è ancora un ponte di legno con il levatoio.

La metafora del “Nuovo Redentore”

Mancano ancora la Basilica della Salute e la chiesa del Redentore, opere di straordinaria bellezza sorte al termine di epidemie devastanti, che invece nell’immagine odierna si riescono facilmente ad individuare – precisa Roiter Rigoni – Se si osserva bene, all’altezza della fermata di “Spirito Santo”, si possono notare i tronconi della passerella galleggiante che il giorno del Redentore attraverserà il Canale della Giudecca: una sorta di metafora della situazione attuale in cui il Covid-19 non è stato ancora sconfitto ma si sta lavorando per raggiungere la sponda sicura: quella di un nuovo “Redentore”.

“Venezia è sempre più bella, pronta a volare alto”

Quest’anno mancheranno i fuochi d’artificio che caratterizzano la festa amatissima dei veneziani, quella del Redentore istituita cinque secoli fa con la costruzione della chiesa dopo la peste che colpì Venezia dal 1575-1577.
“Forse è ancora presto per “festeggiare” la fine di una pandemia che rappresenta ancora una minaccia, ma si può guardare a questo Redentore come a un nuovo punto di partenza per una rinascita.
VENETIE MMXX vuol essere quindi prima di tutto un messaggio di speranza, di forza e di unità: Venezia si sta rialzando -dice ancora Rigoni Roiter- . Si sa che per costruire qualsiasi cosa servono delle basi consistenti e forti. Visivamente parlando, il 2020 risulta molto più solido, con i piedi ben piantati per terra, se visto in numeri romani: MMXX”.
Insomma, l’immagine “de’ barbariana” attuale è un omaggio alla resilienza di Venezia, alla sua bellezza e all’incisore veneziano che la concepì sulla carta in maniera ardita.
“Con questa fotografia si vuol dire che Venezia è sempre più bella, che è viva e che ha voglia di rinascere e che, riguardo al domani, il campo visivo è libero da nebbie e da nuvole: si inizia a vedere lontano, fino alle montagne e si ritorna a volare alto”.

 

 

 

 

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