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Vaccino anticancro: il farmaco che potrebbe prevenire tumori e metastasi

Vaccino anticancro: il farmaco che potrebbe prevenire tumori e metastasi

Gli esperimenti sui topi mostrano che stimola il sistema immunitario, riducendo la comparsa di melanoma, tumore al pancreas e al seno e bloccando le metastasi. Al congresso di Berlino, il punto su tutte le novità della ricerca oncologica

L’idea che associa i vaccini alla prevenzione è valida per la gran parte delle malattie.
Ma c’è soprattutto una significativa eccezione: i tumori.
Anche qualora la ricerca abbia sviluppato farmaci efficaci, per i vari tipi di cancro si può infatti pensare solo a una cura una volta che la neoplasia si sia presentata.
Almeno finora. Perché, dagli Stati Uniti, è arrivata una notizia che potrebbe segnare una vera e propria rivoluzione nei trattamenti oncologici: gli esperimenti svolti sui topi hanno evidenziato per un innovativo farmaco basato su nanoparticelle  un’efficacia non solo protettiva, ma anche preventiva e addirittura nei confronti delle metastasi, per una serie di tumori particolarmente aggressivi.

Verso un vaccino preventivo anticancro

Test precedenti avevano già dimostrato la possibilità di ridurre e debellare nei topi i tumori attraverso la somministrazione di questo nuovo prodotto sperimentale, creato dai ricercatori dell’Università del Massachusetts Amherst.
Come spiega la coordinatrice, Prabhani Atukorale, il nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Cell Reports Medicine, evidenzia ora la possibilità di “prevenire la crescita del tumore con tassi di sopravvivenza notevoli”.
Nei test, il vaccino ha infatti ridotto, e in alcuni casi prevenuto completamente, la diffusione di melanoma, adenocarcinoma duttale pancreatico e carcinoma mammario triplo negativo.

La sperimentazione sui topi

La prima parte del lavoro si è concentrata solo sul melanoma, utilizzandone gli antigeni specifici.
In questo caso, 3 settimane dopo la somministrazione del vaccino i topi sono stati esposti alle cellule tumorali e l’80% è rimasto libero da tumore, sopravvivendo fino al termine dei 250 giorni in cui è stato completato lo studio, mentre tutti quelli che non avevano ricevuto il farmaco hanno sviluppato il cancro e sono morti entro 35 giorni.
È stato inoltre osservato che in nessun topo vaccinato, a differenza degli altri esemplari murini coinvolti nell’esperimento, si sono prodotte metastasi ai polmoni, sfruttando quella che i ricercatori hanno chiamato “immunità della memoria”.

Le cellule tumorali per proteggersi dai tumori

Si è provato quindi a compiere un ulteriore passo, provando a sostituire gli antigeni ben caratterizzati utilizzati nel primo test, che, per essere sviluppati, richiedono un complicato sequenziamento dell’intero genoma.
Al particolare sistema di nanoparticelle sviluppato dal team di scienziati sono state così associate alcune cellule del tumore, chiamate lisati tumorali, prelevate direttamente dalla massa tumorale e quindi uccise.
In questo caso, oltre al melanoma ci si è concentrati anche sul tumore al pancreas e al seno, con risultati ritenuti sorprendenti. Il cancro al pancreas è stato infatti rigettato dall’organismo dell’88% dei topi vaccinati, quello della mammella nel 75% dei casi e il melanoma per il 69%. E, in tutti e 3 i casi, non si sono presentate metastasi in caso di esposizione sistemica. “Le risposte delle cellule T specifiche per il tumore che siamo in grado di generare e che uccidono il tumore – commenta il primo autore, Griffin Kane – sono la vera chiave del vantaggio in termini di sopravvivenza”.
Attraverso il vaccino, i linfociti T vengono infatti preparati a riconoscere, trattare come intruso estraneo e attaccare l’antigene tipico del particolare tipo di cancro, attivati dalla sostanza adiuvante che stimola il sistema immunitario. E, in tal senso, è stato progettato in laboratorio un “super adiuvante” che ha consentito di superare i limiti intrinseci alla naturale combinazione tra componenti del vaccino che avviene a livello molecolare.

Le nuove speranze per la lotta ai tumori

Adesso, ovviamente, servirà innanzitutto passare dai trial preclinici alla sperimentazione sull’uomo, non prima di aver approfondito le indagini su efficacia e sicurezza del possibile vaccino terapeutico commercializzabile in futuro.
In ogni caso, secondo i ricercatori statunitensi, la piattaforma su cui si basa questo approccio potrà essere utilizzata in futuro per creare regimi terapeutici e preventivi per diversi tipi di cancro.
All’interno della comunità scientifica, del resto, è diffusa l’opinione che, entro qualche anno, saranno disponibili farmaci che renderanno il cancro una malattia curabile.

Il Congresso di Berlino

A supportare questa idea sono anche gli studi che, come è stato anticipato, saranno presentati in questi giorni al congresso della Società europea di Oncologia medica, che si tiene a Berlino dal 17 al 21 ottobre. Sono in particolare 5 le strategie particolarmente promettenti. La prima riguarda i cosiddetti anticorpi coniugati, che associano un monoclonale a un potente farmaco chemioterapico: una classe di farmaci che ha già avviato i test sul primo prodotto, fin qui dimostratosi molto efficace contro le recidive. È invece disponibile ancora solo a livello di sperimentazioni cliniche un test del sangue che consente di riconoscere ben prima della diagnosi clinica di cancro oltre 50 tipi di tumore. Sempre il sangue, ma anche altri liquidi biologici come le urine, può essere analizzato anche con la biopsia liquida, che, attraverso l’analisi del dna circolante, ne individua le mutazioni e consente di monitorare l’evoluzione del cancro e facilitare la scelta del trattamento più efficace nel caso specifico. Le alterazioni del dna sono il cuore anche dell’oncologia di precisione, già a livello avanzato, con 1 malato su 4, specialmente se con predisposizione ereditaria, che oggi potrebbe ricevere una terapia mirata. Importanti novità, infine, sono in arrivo per le terapie per il tumore alla vescica, la quarta forma di cancro più frequente.

Alberto Minazzi

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