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Addio bella scrittura: 1 bambino su 5 non sa scrivere in corsivo

Addio bella scrittura: 1 bambino su 5 non sa scrivere in corsivo

L’allarme del Policlinico Umberto I e della Sapienza di Roma

Alzino la mano quanti di noi ricordano quando la maestra delle scuole elementari faceva riempire le pagine dei quaderni con gli esercizi di scrittura in corsivo. E gli alunni mettevano in fila una dietro l’altra in minuscolo e maiuscolo le eleganti lettere dell’alfabeto, alcune delle quali – diciamo la verità – ci sembravano dei veri e propri geroglifici.
Oggi le cose sono certamente cambiate. Ci sono i pc, i tablet e gli smartphone che accompagnano fin da piccolissimi i bambini e l’utilizzo di questi strumenti sta portando  gli studenti a scrivere sempre più e solo in stampatello.
Uno studio realizzato dal Policlinico Umberto I e dall’Università La Sapienza di Roma evidenzia che un bambino su 5 non sa scrivere in corsivo.

Il monitoraggio in età scolare mostra disaffezione dei bambini al corsivo

La ricerca, pubblicata sulla rivista “Occupational therapy in health care” ha analizzato per un paio di anni la leggibilità della scrittura nei bambini romani delle scuole primarie.
I risultati rivelano che il 21,6% dei bambini è a rischio di sviluppare problemi di scrittura e il 10% di loro ha addirittura una scrittura “disgrafica”.
In pratica, i caratteri presentano dimensioni diverse, non sono allineati e sono distanziati in maniera imprecisa.

Il monitoraggio del team di esperti ha portato a scoprire una disaffezione al corsivo che dipende dall’abitudine allo stampatello dei computer, pc e smartphone. Un campanello d’allarme di quelle che possono essere problematiche più serie, come spiegano Carlo di Brina, dirigente della Neuropsichiatria infantile dell’Umberto I e Barbara Caravale del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e Sociale della Sapienza, due tra i ricercatori dello studio.
Tra tutti i bambini che hanno partecipato allo studio, infatti, circa il 5% ha dimostrato di soffrire di disturbi specifici legati alla coordinazione motoria o alla dislessia, mentre sono dal 5 al 15% i piccoli che hanno disturbi di apprendimento.

“Noi abbiamo fotografato come scrive la popolazione scolastica dei bambini romani a partire dal secondo anno della scuola primaria fino alla quinta classe
racconta il neuropsichiatra Carlo di Brina Si tratta di bambini che hanno sperimentato almeno 2 anni di scrittura e almeno uno di corsivo. Abbiamo visto che le bambine scrivono meglio dei maschi, il livello di classe influisce sulla velocità di scrittura e il 21,6% di bambini è a rischio di sviluppare un problema di scrittura. Un 10% dei bambini ha una scrittura disgrafica. Molti bambini, troppi per essere un disturbo”.

corsivo
Carlo di Brina, dirigente della Neuropsichiatria infantile dell’Umberto I di Roma

Problemi legati al metodo di apprendimento?

L’avvento delle nuove tecnologie e degli smarphone sta facendo perdere la manualità, come quella appunto di saper scrivere in corsivo.
Una delle tradizioni della scuola italiana, la bella scrittura, come si chiamava un tempo, sta scomparendo.

La ricerca di Policlinico Umberto I e Sapienza ha portato il team di studiosi ad accendere i riflettori anche sul metodo di apprendimento/insegnamento della scrittura e a sottolineare che, se per la lettura è dato per certo che il metodo migliore è quello fono-sillabico, per la scrittura non si è ancora aperto il dibattito educativo sul tema. Gli studiosi hanno identificato tre, quattro stili di scrittura che vengono utilizzati per insegnare il corsivo a scuola, ma alcuni di questi sarebbero superflui.
Il gruppo di ricerca ormai da anni sta monitorando l’andamento della scrittura nelle classi di alcune primarie di Roma per trovare eventuali disturbi che i bambini possono aver sviluppato in età scolare.

Silvia Bolognini

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Tag:  scrittura, scuola