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Triora: benvenuti nel “paese delle streghe”

Triora: benvenuti nel “paese delle streghe”
Triora, il paese delle streghe

Nel piccolo borgo ligure anche un museo etnografico dedicato alla stregoneria

Si avvicina il giorno dell’Epifania, la “festa della Befana”, la strega benigna che in tutta Italia porta doni (e un pizzico di carbone come punizione) a bambini. Ma forse pochi sanno che c’è un piccolo borgo medievale, nella Riviera ligure di ponente, a cui la storia ha assegnato l’etichetta di “paese delle streghe”.
Si tratta di Triora, in provincia di Imperia, che ha deciso di ricordare gli episodi di un tragico passato legato alla “caccia alle streghe” dedicando a quegli avvenimenti un museo civico e diffuso, che unisce alla raccolta dei documenti dell’epoca un percorso attraverso i luoghi della stregoneria della fine del 1500.

Triora e le streghe

Le vicende tramandate fino ai giorni nostri si riferiscono infatti al 1588, quando un gruppo di donne, guidato da Franchetta Borelli, fu accusato di stregoneria e quindi, pur senza arrivare alla condanna al rogo, sottoposto a interrogatori durissimi e supplizi estremi da parte dell’Inquisitore e del commissario Giulio Scribani.
In realtà, le donne, ritenute seguaci dell’eretica setta delle streghe diaboliche, di essersi donate con l’anima e il corpo al diavolo cristiano in cambio dei suoi poteri malefici, usavano semplicemente le erbe per curare e guarire i concittadini, svolgendo dunque un importante ruolo nella salvaguardia della salute della comunità.

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La vicenda, oltre a segnare profondamente i rapporti tra il Santo Uffizio e la Repubblica di Genova, ebbe però l’effetto di mutare l’orientamento della Chiesa di Roma nei confronti della “magia” tradizionale, con l’Inquisizione che, anziché combatterle come fatto fino a quel momento, successivamente operò per riassorbire le superstizioni e la religiosità folkloristica all’interno dell’ortodossia.
Ma la tradizione, al tirar delle somme, non fu del tutto cancellata. Basti pensare che, ancor oggi, a Triora, dove si conservano numerose reliquie (come il latte della Vergine Maria), si continua a celebrare una curiosa cerimonia religiosa per scongiurare l’invasione dei bruchi.

Triora e il suo museo oggi

Situato a 800 metri di quota, il paese della Valle Argentina, dove vivono poco più di 200 abitanti, sorge in un contesto paesaggistico di grande valore. E gli stessi luoghi naturalistici, come il sentiero delle streghe che si snoda all’interno dei boschi o il Monte delle Forche, dove le donne accusate furono torturate e giustiziate, ricordano il suo passato collegato alla stregoneria.

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Affreschi (a partire da quello della chiesa di San Bernardino), statue e installazioni all’interno del borgo di architettura medievale sono altrettanti richiami. Così come i pochi resti rimasti, appena fuori delle mura, del casolare della Cabotina si trovano nel luogo in cui si riteneva che le seguaci del demonio si ritrovassero per svolgere i propri riti.

Dal 2016, poi, Triora ha aperto una sezione etnostorica, dedicata proprio alla stregoneria, del suo museo, diviso in 4 aree tematiche. Nei sotterranei, in passato utilizzati come carceri, sono infatti conservati i documenti dell’epoca relativi al processo alle donne accusate di stregoneria e delle torture da loro subite, al centro di uno scrupoloso lavoro d’archivio.

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“Documentare il mondo delle vittime della caccia è la scommessa e lo scopo di questo Museo”, si legge nella presentazione. Attraverso le testimonianze storiche ed etnografiche si è infatti tentato di ricostruire, per la prima volta, l’identikit culturale di chi fu sottoposto all’ingiusta persecuzione. “Al termine di questo viaggio – concludono i responsabili – se non sarà stata resa giustizia alle vittime, forse si sarà restituita loro un poco di dignità”.

Alberto Minazzi

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