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Spiagge: il Lido di Venezia difende le proprie capanne

Spiagge: il Lido di Venezia difende le proprie capanne
Lido di Venezia, il bellissimo Hotel Des Bains e le sue capanne sulla spiaggia

Dici “vacanza al mare” e ognuno produce nella propria mente un’immagine.
Perché il concetto non è uguale per tutti, sui 3.300 km di spiagge italiane.
Spiagge sabbiose che si alternano a tratti rocciosi, nei 7.500 km di coste del nostro Paese. Spiagge libere che affiancano le 11.100 concessioni, tra stabilimenti, campeggi e villaggi turistici.

Inail e Istituto Superiore di Sanità hanno finalmente emesso le linee guida alle quali si conformerà il Governo nel prossimo DPCM. Un documento, atteso da tempo e che probabilmente arriverà entro fine settimana, chiarendo come e da quando potremo trascorrere la nostra estate in riva al mare.

Concetti generici che, però, non possono bastare. Abitudini e le modalità di fruizione delle spiagge sono diverse. Anche a pochi km di distanza. Basti pensare agli ombrelloni di Jesolo e alle capanne del Lido di Venezia, o di Sottomarina.

Le capanne dei Bagni Alberoni, al Lido

Capanne, non cabine

Tra le linee guida di Inail e ISS c’è anche quella che consente l’uso della stessa cabina solo ai soggetti conviventi ed esclude espressamente un uso promiscuo.
“Si sono assimilate le capanne alle cabine. Ma in realtà parliamo di realtà completamente diverse”, lancia l’allarme Giampaolo Zanatta, presidente di Venezia Spiagge, la principale concessionaria del Lido di Venezia.
“Il tema delle capanne –ha  confermato Alessandro Berton, presidente di Unionmare Veneto, l’ente che raggruppa tutti i concessionari della costa regionale – non riguarda solo il Lido, ma anche Chioggia e, in parte, Rosolina. Era una delle questioni che avevamo segnalato a livello centrale, ma non è stata presa in considerazione da queste linee guida”.

La spiaggia di Sottomarina

Le capanne condivise

La capanna affittata per l’intera stagione da più nuclei familiari o tra amici è una delle caratteristiche principali soprattutto della realtà estiva lidense.  Ci si mette insieme per condividere la spesa, perché si lavora durante l’estate ma si raggiunge la spiaggia per qualche ora o nella giornata di riposo, perché si alternano i giorni con i nonni o con le baby sitter per garantire iodio e sole ai bambini.
I gestori assicurano che, nonostante i costi maggiori per rispettare le norme anti contagio, non sono previsti in questa strana estate 2020 aumenti dei prezzo per l’utenza.
Ma il rischio di rinunce, se le linee guida si traducessero in legge, aumenterebbe notevolmente. E molti gestori potrebbero, alla fine, decidere di tenere chiuso. Un’idea che, anche se non ancora ufficializzata, sembra essere stata presa in seria considerazione anche da stabilimenti storici del Lido come Des Bains, Excelsior e Quattro Fontane.

Le capanne dell’Excelsior, al Lido di Venezia

Misure anti-Covid e sanificazione nelle capanne

Dal canto loro, i gestori hanno già pronti i piani per garantire a clienti e lavoratori un’estate sicura in riva al mare. Dai termoscanner, alle sanificazioni, ai distanziamenti, ogni aspetto è già stato condiviso anche con l’Ulss, in attesa di conoscere nel dettaglio le prescrizioni del Governo. Protocolli che ogni stabilimento ha realizzato a seconda delle singole realtà.

Venezia Spiagge, che già utilizza da anni il sistema del braccialetto elettronico, ad esempio dovrebbe inaugurare quest’anno i nuovi servizi igienici e le nuove docce.
Locali che saranno costantemente presidiati da un sorvegliante, per garantire i distanziamenti di 2 metri, che quindi non sarebbero un problema anche secondo le nuove linee guida.

Le capanne della spiaggia di San Nicoletto, al Lido

“Ma non possiamo pensare – ha rilevato Zanatta – di prevedere una sanificazione delle capanne a ogni uso. Dovremmo avere tutto il giorno una persona fissa per ogni capanna e, sinceramente, è improponibile. La sanificazione esterna, ogni sera, delle capanne, per quanto dispendiosa, è già nel nostro protocollo. Il problema riguarda gli interni. Questo intervento in zona Cesarini dell’Inail, dopo che avevamo tenuto tanti tavoli, a vari livelli, per essere pronti, non facilita le cose. Serve quindi un intervento politico degli enti locali per far sì che arrivi a chi di dovere un segnale, facendo capire la nostra specificità per avere subito una risposta”.

Le distanze tra ombrelloni

Quanto al distanziamento sociale, le linee guida prevedono 4,5 metri tra ombrellone e ombrellone e 5 metri tra fila e fila. Una misura che, a sentire i gestori, non sembra giustificata.
“Quello di Inail e ISS – ha commentato Alessandro Berton – è un orientamento assolutamente autorevole. Ma ci permettiamo di dire che alcuni suggerimenti vanno oltre le pratiche in uso in questi giorni. Ci chiediamo, cioè, perché bastino 2 metri di distanza al supermercato e ce ne vogliano 5 in un ambiente salubre come la spiaggia”. Come per i tavoli al ristorante, non è chiaro inoltre da dove si calcoli la distanza: dal palo infisso nella sabbia o dai lettini posizionati sotto l’ombrellone?

“Applicare tali misure – ha proseguito il presidente di Unionmare – significherebbe abbattere del 50% la capacità ricettiva delle spiagge del Veneto. E questo significherebbe mettere a rischio la quasi totalità delle 50.000 famiglie che vivono con il lavoro stagionale legato al turismo”.
Il nuovo DPCM dovrà inoltre stabilire se quanto fissato a livello centrale sia inderogabile o se le Regioni possano prevedere ordinanze più permissive.

Regione: si applichino nostre linee guida

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, è intanto intervenuto sulla questione.
“Se ci sarà data la possibilità, abbiamo intenzione di aprire le spiagge al più presto – ha detto – Sappiamo che, in questo, dovremo applicare alcune linee guida. La battaglia che stiamo portando avanti è che quelle dell’Inail siano applicate solo in mancanza di linee alternative della Regione. Il nostro Dipartimento di prevenzione ha già elaborato un piano”. Secondo le linee guida regionali, infatti, le distanze previste tra ombrelloni sono di 2 metri e di 3 tra le file di ombrelloni. “Siamo in linea con Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia – ha rilevato Zaia -È ovvio che, al bar della spiaggia vada usata la mascherina, e vadano garantite le distanze. Ma bisogna anche mettere gli operatori in condizioni di lavorare”.

Chioggia aspetta con fiducia

Oltre al Lido, anche Sottomarina prevede un’organizzazione degli stabilimenti con capanne.
“I clienti ci chiamano – ha detto Fabrizio Boscolo Nale, presidente di Gebis, cooperativa di servizi di gestione dell’arenile di Chioggia –Noi abbiamo grande volontà di partire ma ci vogliono uno o due mesi per allestire le capanne e siamo già molto avanti nel tempo. Sarebbe opportuno che ci mettessero nelle condizioni di rispondere con servizi adeguati alle tante richieste dei nostri ospiti. Siamo fiduciosi, anche se qualcuno sta già pensando di non aprire”.

La spiaggia di Sottomarina

Meno difficoltà sembrano esserci per le altre indicazioni del protocollo di Inail e Istituto superiore di sanità.
“Il distanziamento di 5 x 4,5 metri tra i pali degli ombrelloni per le nostre spiagge non dovrebbe essere un problema – ha commentato il sindaco di Chioggia Alessandro Ferro – Molti operatori balneari già adottavano da tempo non sospetto misure anche più ampie, ovvero di 5 x 5 metri. Anche l’adozione delle specifiche misure igienico sanitarie dei servizi e delle attrezzature sono certo che sarà prontamente messa in atto. Un discorso più complesso è invece per la gestione delle spiagge libere, per favorire il contingentamento degli spazi e il rispetto del distanziamento: un tema che stiamo affrontando con i nostri uffici”.

Steward e spiagge libere

Nell’estate 2020, sulle nostre spiagge, saranno certamente vietate tutte le attività che prevedono assembramenti. Niente attività ludico-sportive o giochi di gruppo, insomma.
Ma anche le altre occasioni di socialità verranno limitate. E, a garantire il rispetto delle norme, a partire proprio da quelle dei distanziamenti, all’interno degli stabilimenti saranno appositi steward.
Resta invece ancora nebulosa la questione delle spiagge libere. L’ipotesi è quella di stabilire un accesso regolamentato, anche se sempre gratuito, attraverso sistemi di prenotazione online.
Ma, in tal caso, chi gestirà le spiagge e controllerà il rispetto delle norme?

 

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