Salute +

Sempre stanchi? È il cervello che si inganna

Sempre stanchi? È il cervello che si inganna

Uno studio dell’Università di Verona identifica le cause della fatica cronica, che interessa 1 italiano su 10

“Stanco?”. “No, oggi no…”. Uno dei più famosi sketch di Ficarra e Picone, quello dei “nati stanchi”, ironizza su quella che, per chi non la prova, è una sensazione difficile da capire. Ovvero svegliarsi al mattino come se aver dormito non avesse prodotto alcun effetto per rigenerare le energie.
Eppure, dicono le statistiche, la stanchezza patologica, che può perdurare anche per mesi, accentuandosi nei cambi di stagione e in particolare all’inizio dell’autunno, è una condizione che interessa ben 1 italiano su 10. E se la fatica cronica ha chiaramente un’origine psicologica, i risultati ai quali è giunto un team di ricercatori dell’Università di Verona hanno ora permesso di individuare la causa di questo stato di malessere in un difetto nel processo che integra le informazioni sensoriali e motorie che arrivano al cervello.

L’errore di previsione e la fatica percepita

Lo studio, pubblicato sul Quarterly Journal of Experimental Psychology e realizzato nell’ambito del più ampio programma italiano ed europeo “Mnesys” sulle neuroscienze, si è concentrato proprio sul meccanismo, fondamentale per il controllo volontario delle azioni, attraverso il quale il cervello prevede, anticipandole, le sensazioni che proverà quando il corpo compirà un qualunque gesto.

fatica
In questo modo, è lo stesso organo principale del sistema nervoso centrale a regolare l’intensità della fatica percepita dall’organismo.
In alcuni casi, però, questa percezione può essere alterata e amplificata proprio dal cervello a causa di un suo errore di previsione nella valutazione dello sforzo motorio.
Ed è proprio da questa sovrastima dell’intensità delle sensazioni motorie che deriva la sensazione di stanchezza sproporzionata provata dai soggetti con fatica patologica.

Una condizione che interessa anche le persone sane

Un altro risultato che emerge dal lavoro coordinato da Mirta Fiorio e Angela Marotta del Dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell’ateneo scaligero è che questa incapacità di valutare lo sforzo, legata a una sorta di “cortocircuito” nel cervello, è stata dimostrata anche in persone sane.
Dopo essersi concentrati su un campione di 77 persone con malattie come il Parkinson o altri disturbi neurologici funzionali, che comportano comunemente la stanchezza tra gli effetti provocati, la ricerca ha individuato lo stesso fenomeno anche in un gruppo di 50 persone non affette da patologie nerurologiche.

fatica
Per verificarlo, è stato utilizzato un test di forza basato su un braccio robotizzato che esercita pressione su un dito, osservando che il cervello di questi soggetti ha una minore capacità di ridurre le sensazioni provenienti dai propri movimenti.

Le prospettive, di ricerca e cura

Se la fatica, sottolinea Mirta Fiorio, serve a proteggerci da uno stress eccessivo che rischia di essere dannoso per il benessere sia fisico che mentale, quando le sensazioni legate al movimento vengono percepite ripetutamente come più intense del dovuto a causa della ridotta capacità di modularne l’intensità possono diventare un problema. Oltre a tradursi nella tendenza a essere stanchi in maniera perdurante e prima ancora di agire, alla stanchezza patologica può associarsi infatti anche una percezione di minor controllo sulle proprie azioni e, di conseguenza, nella sensazione di non essere pienamente in grado di portare a termine i compiti prefissi.
Per questo, proseguendo nelle ricerche per capire i meccanismi neurobiologici alla base della fatica cronica, l’obiettivo dei ricercatori veronesi è quello di provare a sviluppare nuove strategie di intervento, sia preventive che di trattamento. E, in tal senso, una strada che sembra percorribile è quella del rafforzamento della consapevolezza del proprio corpo attraverso attività fisiche come lo yoga o il pilates.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.