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Scienze polari: il primo dottorato a Venezia

Scienze polari: il primo dottorato a Venezia

L’ Area Metropolitana di Venezia al centro delle ricerche a livello internazionale sulle Scienze Polari.

 Avrà sede a Venezia anche il nascente Istituto di Scienze Polari del Cnr

 

Non molti sanno che da 25 anni Venezia è il “polo dei Poli”.
Polo Nord, Polo Sud, i freddi plateau himalayani e tibetani, le Alpi e e le Ande e le terre estreme, dove non ci sono quasi forme di vita. E l’Università Ca’ Foscari quest’anno organizza il primo dottorato in Scienze polari, primo anche in Italia e tra i pochi al mondo, con 9 borse di studio quadriennali che formeranno scienziati in grado di comprendere come gli impatti dei cambiamenti climatici in corso abbiano effetto sulle aree polari e come queste reagiscano di conseguenza.
Il bando per parteciparvi è già on-line sul sito www.unive.it/dottorati e c’è tempo per aderire fino alle ore 13 del 10 aprile.
“Stanno già arrivando richieste da tutte le parti del mondo” spiega il professor Carlo Barbante, ideatore di questo particolare corso “e una commissione apposita valuterà i candidati con laurea magistrale e il miglior curriculum o con il progetto più interessante proposto”.
Anche perché la ricera polare, oltre a fare da volano alla collaborazione scientifica internazionale, ha avuto e avrà un crescente ruolo strategico per il nostro Paese, permettendo all’Italia l’adesione al Trattato Antartico prima e più recentemente di sedere come osservatore permanente nel Consiglio Artico.
Molti gli attori di alto livello coinvolti in questo dottorato: Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il Programma Nazionale di Ricerca in Antartide (Pnra), Università Milano-Bicocca, Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’Università di Pisa.
Nel Campus scientifico di Via Torino a Mestre, il professor Carlo Barbante parla di questo corso nell’ufficio dove sono spiegate dettagliate mappe dei Poli e foto d’epoca della base artica “Dirigibile Italia” a Ny-Alesund, nelle Isole Svalbald, da dove partì il famoso aeromobile di Umberto Nobile.

 

Il professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia Carlo Barbante
  • Professor Barbante, come è nata l’idea di questo corso?

Venezia è uno dei centri di ricerca internazionali più attivi delle aree polari. In questi anni siamo cresciuti in termini numerici e qualitativi, ottenendo risultati di grande prestigio internazionale. Di questo corso se ne sentiva la necessità, anche perché, ancora a Venezia, sta nascendo un istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche che si chiamerà “Istituto di Scienze Polari”, il primo di cui si dota l’Italia, e per farlo funzionare abbiamo bisogno di nuova “linfa”, che è data anche dagli studenti di questo dottorato che pone l‘Area Metropolitana di Venezia al centro delle ricerche a livello internazionale sulle Scienze Polari.

  • Dove stiamo facendo di preciso queste ricerche?

In tutta l’Antartide, soprattutto nelle stazioni italiana Mario Zucchelli e italo-francese a Concordia, la stazione sul plateau antartico a 3.200 metri di altezza (in questo momento c’è un team misto italo-francese di 13 persone che passeranno nove mesi senza contatti esterni, nel buio dell’inverno antartico, per sperimentare gli effetti di una spedizione intraplanetaria su Marte. Ndr). Stiamo facendo ricerche in Artico, nel sito di East Creep in Groenlandia, nella base italiana delle Isole Svalbard, al confine tra Alaska e Canada e in diversi altri punti, compresi quelli delle terre estreme fredde, l’altopiano tibetano e himalayano, Alpi e Ande.

 

 

  • Cosa stiamo ricercando in Artide e in Artantide?

Per esempio stiamo facendo ricerche sull’estensione del ghiaccio marino. Uno dei grandi problemi che abbiamo oggi è la riduzione dell’estensione del ghiaccio marino a seguito del riscaldamento globale e vogliamo mettere in un contesto giusto quello che sta accadendo, ovvero come è variata l’estensione del ghiaccio marino nel passato. Per farlo, abbiamo messo a punto dei metodi come l’analisi delle carote di ghiaccio che di fatto sono banche del tempo, librerie che ci consentono di ritornare nel passato. Allo stesso tempo ricostruiamo anche la temperatura, le condizioni ambientali e climatiche di alcune migliaia e addirittura di centinaia di migliaia di anni fa. Questo è lo scopo principale. Poi ricostruiamo in periodi più recenti quale è stata la contaminazione del pianeta attraverso l’analisi di specie chimiche, metalli pesanti piuttosto che sostanze organiche che si sono accumulate nel tempo. Abbiamo molte attività che rigurdano la parte oceanografica, il movimento delle masse d’acqua e così via.

  • In cosa consiste questo dottorato particolare?

Quello che vogliamo offire agli studenti è la possibilità di  immergersi in un contesto internazionale, che vede la presenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e il Programma Nazionale di Ricerca in Antartide (Pnra), i quali partecipano in maniera consistente al progetto.

  • Quante sono e in cosa consistono le borse di studio offerte?

Sono nove, e sono molte sulle 98 complessive di Ca’ Foscari. E’ un dottorato di ricerca che dura 4 anni. Si accede al corso con una laurea magistrale anche in diverse discipline, perché i temi legati alla ricerca nei Poli vanno dalla biologia alla fisica, chimica, geologia, oceanografia, chimica finanche alla scienze umanistiche che studiano la geopolitica delle aree polari. Mi aspetto di avere laureati in diverse discipline. Il primo anno sarà dedicato a seguire 12 corsi propedeutici alle varie materie, mentre il secondo, terzo e quarto anno saranno completamente dedicati alla ricerca. Ovviamente questa dipenderà dallo studente: il biologo seguirà la parte legata agli organismi marini e specie vegetali, il geologo studierà il permafrost e così via. Sarà completamente condotto in lingua inglese.

  • Poi i ricercatori si dovranno recare in loco?

Molti sì, tra Artide e Antartide.

  • Ha già ricevuto adesioni?

Il bando scade il 10 aprile, ma ho già avuto molti contatti dai ragazzi che vogliono sapere che tipo di progetto è.
Mi aspetto parecchie domande da tutto il mondo: Gran Bretagna, Norvegia, Iran… Ma accederanno solo i più bravi. Valuteremo le proposte di ricerca che gli studenti proporranno nei curricula, faranno un’interview, un esame di accesso, poi la commissione preposta sceglierà i migliori.

  • Venezia si pone dunque al centro dell’interesse scientifico internazionale…

Questo corso si inserisce molto bene sulla costituzione dell’Istituto di Scienze Polari del Cnr che avrà sede a Venezia, con altri tre siti a Bologna, Roma e Messina che si occuperanno di temi diversi. L’istituto gestirà anche la stazione polare di Ny-Alesund alle Isole Svalbard. Sarà una grande cosa.
Sicuramente Venezia sta diventando il punto di riferimento nazionale delle ricerche polari.

 

 

Un commento su “Scienze polari: il primo dottorato a Venezia

  1. Bombelli Maddalena

    Mio figlio è ora in Antartide station leader con la 34* spedizione. Vorrei sapere se esiste una possibilità di inserimento al suo rientro. Ora è al CNR Roma.


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