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Prevedere le inondazioni: un satellite ci aiuterà

Prevedere le inondazioni: un satellite ci aiuterà
Il satellite Sentinel-6B dopo il decollo a bordo di un razzo SpaceX Falcon 9 dal Launch Complex 4 East alla Vandenberg Space Force Base nella California centrale il 16 novembre (Ph. NASA/Carla Thomas)

Con il lancio del satellite Sentinel-6B, arriva una nuova generazione di misurazioni ad altissima precisione per monitorare oceani, uragani e cambiamenti climatici

A causa dell’aumento delle temperature legato ai cambiamenti climatici, il livello dei mari e degli oceani si sta sempre più innalzando.
Al riguardo, a livello globale si prevede un aumento di circa 30 centimetri già entro la metà del secolo, mentre entro il 2100 la forbice delle proiezioni varia tra i 30 centimetri e i 2 metri, a seconda dei vari scenari di emissioni in atmosfera. Il problema delle inondazioni delle coste è dunque destinato a diventare sempre più drammaticamente attuale. E, in questo contesto, la possibilità di fare previsioni quanto più accurate possibili cresce parallelamente di importanza, soprattutto pensando alla salvaguardia di infrastrutture, immobili, siti di stoccaggio dell’energia e altre risorse costiere, così come per prendere le migliori decisioni riguardo al trasporto marittimo, la pesca commerciale, la difesa nazionale e la preparazione e la risposta alle emergenze.

L’aiuto dallo spazio per prevedere le inondazioni

Nella prospettiva della protezione della terraferma, dall’invasione dell’acqua, un importante aiuto arriva dunque dallo sviluppo di dispositivi che consentano di raccogliere, anche a centinaia di chilometri di distanza, misurazioni accurate attraverso il monitoraggio degli oceani e l’osservazione del livello del mare, che varia da luogo a luogo. Grazie alle conquiste tecnologiche, così, lo spazio, e più esattamente l’orbita terrestre bassa, offre il miglior punto di vista per ottenere i dati su cui poi basare le previsioni. Sarà questo il compito specifico che, sia su scala locale che globale, sarà chiamato a svolgere il satellite “Sentinel 6B”, appena lanciato in orbita dalla Nasa: fornire informazioni oceaniche e atmosferiche per migliorare le previsioni degli uragani, aiutare a proteggere le infrastrutture e produrre benefici alle attività commerciali, come le spedizioni.

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Recupererà inoltre informazioni chiave sulla velocità del vento, sulle altezze delle onde, sulla temperatura atmosferica e sull’umidità, consentendo ai ricercatori di capire quali parti dell’oceano siano più calde di altre. Le misurazioni della superficie del mare possono per esempio far luce sulle interazioni tra la corrente del Golfo e le onde vicine: dove si incontrano, i mari possono diventare più difficili, rappresentando un pericolo anche per le navi più grandi. “Capire i modelli di marea fino al centimetro – conferma Nicky Fox, amministratore associato Science Mission Directorate presso la sede della Nasa a Washington – è fondamentale per proteggere il modo in cui usiamo i nostri oceani ogni giorno sulla Terra”.

Un passaggio di consegne tra satelliti

A portare in orbita Sentinel 6B, satellite grande come un camioncino pick-up di grandi dimensioni realizzato grazie alla sinergia tra le agenzie spaziali di Stati Uniti ed Europa (l’Ue lo ha inserito all’interno delle missioni Copernicus), è stato un razzo SpaceX Falcon 9, decollato il 16 novembre dal Launch Complex 4 East alla Vandenberg Space Force Base nella California centrale. A circa un’ora e mezza dal distacco dal suolo terrestre, il satellite si è messo in contatto con una stazione spaziale nel nord del Canada, confermando il normale funzionamento di tutti i sistemi. Frutto di una collaborazione che ha coinvolto anche l’Organizzazione europea per lo sfruttamento dei satelliti meteorologici Eumetsat e la National Oceanic and Atmospheric Administration, Sentinel &-B si posizionerà inizialmente 30 secondi dietro a “Sentinel-6 Michael Freilich”, lanciato nel 2020 attuale punto di riferimento ufficiale per le misurazioni globali del livello del mare.

 

Questo satellite più vecchio, terminata la missione, si sposterà in un’orbita diversa, lasciando a Sentinel-6B il ruolo di riferimento ufficiale, con il compito di misurare circa il 90% degli Oceani della Terra, percorrendo un’orbita che si ripeterà circa 13 volte al giorno, a 1.336 km sopra la superficie del nostro pianeta. “Sosterrà anche un rientro più sicuro per i nostri astronauti che tornano a casa, compreso l’equipaggio delle missioni Artemis Moon”, spiega Fox. “Sentinel-6B – conclude Simonetta Cheli, direttore dei programmi di osservazione della Terra dell’agenzia spaziale europea Esa – ci assicurerà di continuare a raccogliere i dati di alta precisione necessari per comprendere il nostro clima che cambia, salvaguardare i nostri oceani e sostenere le decisioni che proteggono le comunità costiere di tutto il mondo”.

Alberto Minazzi

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