Ambiente +

Pavè, Pedalare a Venezia: il Festival “con la testa sulla bici”

Pavè, Pedalare a Venezia: il Festival “con la testa sulla bici”

A Mestre (Ve), 3 giorni fra incontri, cinema e laboratori. Testimonianze di esperti per una città che vuole guardare a un futuro sostenibile. La Gravel Ride non competitiva e il Pavé Village

Un mezzo di trasporto “del passato” che guarda al futuro.
Biciclette per spostarsi nel rispetto dell’ambiente e della salute, ma anche ad esempio per trasportare le merci.
Il tutto per contribuire a ridisegnare le città in maniera sostenibile, all’insegna di una mobilità tanto “slow” quanto “green”.
Quel che, ad esempio, insegna un Paese come l’Olanda, da 50 anni all’avanguardia sulle tematiche legate alle due ruote, l’Italia sta sempre più iniziando a recepire con convinzione.
Non solo in realtà come Ferrara, da decenni a tutti gli effetti la capitale italiana della bicicletta, ma ad esempio anche a Venezia. Dove il 6, 7 e 8 maggio, al Museo del Novecento M9 di Mestre, alla bicicletta e alle nuove città smart, saranno dedicati tre giorni fra incontri, cinema e laboratori.

Pavè: il Festival “con la testa sulla bici”

Una testimonianza di tutto questo arriva da “Pavé”, l’evento del 6, 7 e 8 maggio al Museo del Novecento “M9” di Mestre che gli organizzatori hanno definito “il Festival con la testa sulla bici”.
Quello ideato dall’associazione culturale “La Velostazione Venezia”, circolo dedicato alla mobilità attiva e alla ciclabilità nato nel luglio 2020, non è infatti un bike festival tradizionale, ma una serie di appuntamenti narrazione pensati per promuovere il cambiamento culturale in atto.

pavè

“Uno degli assi portanti del Festival – spiega Andrea Heinrich, presidente di “La Velostazione” – è proprio legato a come le città si stanno e devono trasformarsi cavalcando la transizione ecologica. Non a caso, abbiamo subito pensato a invitare come ospiti 4 importanti testimonial dall’Olanda, riscontrando subito l’entusiastica adesione dell’ambasciata dei Paesi Bassi, con cui abbiamo costruito insieme il palinsesto della manifestazione”.

La lezione dell’Olanda

Il Paese nordeuropeo, sottolinea Heinrich, ha infatti alle spalle una tradizione di almeno 50 anni in cui ha sviluppato i ragionamenti legati alla ciclabilità.
“Mezzo secolo fa – ricorda – l’Olanda si è trovata di fronte allo stesso bivio che stiamo adesso affrontando noi: quello della necessità di riorganizzare e ripensare le città. Ricordo che, nella discussione, si arrivò addirittura a ipotizzare di interrare i canali di Amsterdam per rendere il traffico più fluido e garantire l’accesso al centro cittadino al massimo numero di veicoli”.
L’ipotesi, ovviamente, scatenò un’aspra contestazione, da cui scaturirono però i tavoli di confronto su cui i Paesi Bassi decisero di orientarsi sempre più verso la bicicletta.
“Cinquant’anni dopo – continua Heinrich – abbiamo quindi chiesto a chi, in Olanda, è più addentro a queste questioni, di venire a raccontarci com’è andata, cosa è stato fatto e cosa si sta facendo, cosa si propongono per il futuro. E, ancora, di spiegare quali benefici e quali cambiamenti, non solo logistici, ma anche antropologici e sociali, comporti l’uso quotidiano della bici per fini di “commuting”, ovvero per spostarsi non solo da casa al lavoro, ma anche per andare a fare la spesa o andare dal medico”.

pavé

I benefici della bicicletta

Al Festival interverranno così dall’Olanda Alex Baum, sul tema “Città a pedali per neonati, bimbi e caregiver”, Danny Van Beusekom su “Passato e presente della mobilità sostenibile olandese”, Michel Noussan su “Bikenomics – I vantaggi socio-economici della ciclabilità” e Chris Bruntlett su “Costruire la città ciclabile: la blueprint olandese per la vitalità urbana”.
“Abbiamo invitato – riprende il presidente di “La Velostazione” – antropologi, architetti e psicologi. Perché i riverberi di un uso massivo della bici in ambito urbano si producono in molteplici direzioni”.

Pedalando si vive meglio

Secondo quanto evidenziato dalle testimonianze grazie alla bicicletta, in Olanda è aumentato il benessere psicologico, anche per il contatto più diffuso con l’aria aperta, ma contemporaneamente sono cresciute le pratiche di frequentazione sociale, dando vita a relazioni in grado di generare investimenti anche sul piano economico. Una politica anche di prospettiva, perché si creano cittadini del futuro abituati a stare in sella, generando meno mobilità gassosa e rumorosa. E non vanno dimenticati i risvolti architettonici e infrastrutturali, per la necessità di un’intermodalità, ad esempio tra treni e parcheggi, che trasforma le città.

Pavè: situazione a Mestre e in Italia

“Abbiamo voluto riproporre queste tematiche in un Festival molto particolare – spiega l’organizzatore – puntando su Mestre in quanto qui, pur essendoci ancora molte cose da migliorare, abbiamo la fortuna di avere una rete ciclabile molto sviluppata. Attraverso esempi virtuosi, come quello olandese, ma in futuro pensiamo anche ad altre Nazioni che si stanno dimostrando più evolute di noi su queste tematiche, come Germania, Danimarca o Paesi scandinavi, vogliamo far capire anche alla cittadinanza cosa vuol dire incrementare queste pratiche”.

La ciclologistica

Il messaggio, ovviamente, è lanciato anche alle Pubbliche Amministrazioni. “Per fare ulteriori passi avanti – auspica Heinrich – occorre una visione progettuale più ampia. Non si può pensare, quando si realizza una pista ciclabile, ad adattare semplicemente un marciapiede. Il futuro, e in certi casi, come nel Nord Europa, già il presente, si chiama “Superciclabili”. Ovvero collegamenti che consentono non solo gli spostamenti dei cittadini, ma anche il trasporto delle merci su due ruote.  Si chiama ciclologistica ed è un settore in grande sviluppo”.

Alla “bici cargo” italiana l’Eurobike Award 2021

Sono sempre più numerosi, sottolinea al riguardo Andrea Heinrich, coloro che portano i ragazzi a scuola, i cani a passeggio, ma anche vanno a fare le spese o spostano merci su due ruote. “Al di là di Amazon che vuol puntare sui droni, anche le spedizioni si stanno muovendo sempre più su questo fronte. Il commercio nel cuore delle città è stato sempre più affossato negli ultimi anni, ma ritengo che una soluzione passi proprio attraverso il cominciare a far girare le merci non su furgoni ma su bici-cargo”.
Anche se la notizia è rimasta abbastanza circoscritta agli addetti del settore, proprio una cargo-bike italiana, la “SUM-X”, lo scorso settembre si è aggiudicata, tra i 250 partecipanti, l’Eurobike Award 2021 alla più importante fiera europea per le aziende del settore della bicicletta e della mobilità di Friedrichshafen, in Germania. Il premio è stato assegnato alla start-up veneziana per il suo contributo fondamentale in termini di innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale ed economica, efficienza e durabilità.

La ciclabilità e la spinta della pandemia e della congiuntura economica

Da veneziano del centro storico, Andrea Heinrich è intanto un esempio concreto di come si possa rinunciare alla macchina. “Io – racconta – mi sposto solo in bici, sfruttando la bella opportunità messa a disposizione dal Comune di box automatizzati dedicati all’interno del garage comunale di Piazzale Roma, con possibilità di ricarica delle bici elettriche e un angolo per le autoriparazioni. Una bella idea, che consente anche di accogliere le decine di migliaia di turisti europei che arrivano a Venezia ogni anno in bici, da Monaco di Baviera alla Slovenia”.
Iniziative come questa aiutano dunque a diffondere tra la gente e a maturare una diversa sensibilità nei confronti della bicicletta.


“Ritengo però – conclude Heinrich – che la stessa congiuntura possa contribuire a diffondere l’uso della bici. La pandemia, in primo luogo, spinge sempre più gente a non fidarsi dei mezzi pubblici. E anche la tecnologia mette a disposizione bici pieghevoli sempre più facilmente trasportabili in treno e poi portabili in ufficio senza grande ingombro, evitando il rischio di furti. E poi il costo dei carburanti potrebbe essere un’altra leva interessante: da presidente di La Velostazione, nonostante sia conscio della drammaticità della crici, mi auguro di rivedere scene da anni ’70, con la gente che per l’austerity si spostava in città con i pattini o in bicicletta”.

Pavè: il programma

Non ci saranno, in ogni caso, solo i testimonial olandesi, nella 3 giorni di Pavè, intitolata “Testimonianze dalla ciclabilità evoluta”, che si aprirà con la proiezione del mediometraggioWhy we cycle”.
Numerosi relatori sono in arrivo dall’Italia, per portare all’M9 le proprie testimonianze all’interno di 3 percorsi narrativi: “Città e cambiamento”; “Ciclovisioni, testimonianze dal bikepacking evoluto”; “Cinema e terre alte”.

pavè

Tutti gli appuntamenti saranno a ingresso libero con prenotazione obbligatoria online.
Domenica 8 maggio si terrà poi l’highlight sportivo del Festival, sold-out da fine di marzo, che chiuderà in bellezza Pavè sulle due ruote: una Gravel Ride non competitiva e unsupported che si snoderà nel contesto della Laguna di Venezia, lungo gli argini dei fiumi Sile, Piave e Livenza fra strade bianche, piste ciclabili, sentieri e strade secondarie con un esclusivo transfer dedicato in ferry-boat.
I percorsi proposti sono due, di 140 e 90 chilometri; entrambi partono e arrivano al Parco San Giuliano dove per l’occasione verrà allestito il Pavè Village.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  Biciclette