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Oms: c'è una nuova variante. Ma anche nuove tecnologie per combattere il Covid

Oms: c'è una nuova variante. Ma anche nuove tecnologie per combattere il Covid

Da una parte si profilano nuove varianti, dall’altra si affinano le armi per combatterle.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità non demorde. E se nell’ultimo rapporto, pubblicato il 30 agosto, denuncia la presenza, in Colombia, di un nuovo ceppo Covid-19, la variante Mu B.1.621 , sotto osservazione perché preoccupa per la sua “potenziale contagiosità e la capacità di eludere il sistema immunitario”, in un rapporto successivo del 31 agosto annuncia la messa in campo di un elenco di 24 nuove tecnologie che possono esser utilizzate contro il Covid anche da Paesi che dispongono di poche risorse.

Possibilità di tutela anche per i Paesi più poveri

“Le tecnologie innovative stanno ampliando l’accesso all’assistenza sanitaria in tutto il mondo, ma dobbiamo garantire che sia disponibile in tutte le strutture sanitarie, a un prezzo ragionevole e di qualità garantita”, ha affermato la dott.ssa Mariângela Simão, assistente direttore generale dell’OMS per l’accesso ai Medicinali e prodotti per la salute. “L’OMS continuerà a lavorare con governi, donatori e produttori per garantire che questi strumenti possano essere forniti in modo sostenibile durante e dopo la crisi COVID. ”

Le nuove tecnologie anti-Covid

Tra le nuove tecnologie, quindici sono già disponibili. Nove sono invece ancora prototipi.
Tra questi, prodotti che possono sembrare semplici, ma che possono aiutare in modo importante nella prevenzione e nell’individuazione della presenza del virus.
Un esempio? Un colorante che, aggiunto alla candeggina, individua superfici e oggetti non sterilizzati. O ventilatori a batteria a lunga durata che funzionano anche senza alimentazione e un sistema di monitoraggio respiratorio portatile. Soprattutto, vista l’efficacia dimostrata durante la sperimentazione in Somalia, un concentratore di ossigeno a energia solare che, utilizzato in un ospedale pediatrico a Galmudug, ha contribuito a salvare la vita di molti bambini.

Oms

Il concentratore di ossigeno che ha salvato molti bambini

“Gli studi – rileva il rapporto Oms – hanno dimostrato che un accesso affidabile all’ossigeno può ridurre le morti per polmonite infantile del 35%”. Dato che in Somalia la polmonite “uccide 900 bambini all’anno” e “la carenza di ossigeno di molti Paesi, il concentratore -conclude il rapporto – è una risorsa fondamentale per il trattamento dei pazienti Covid-19 ospedalizzati”.
Quanto alle varianti pronte a sostituirsi alle precedenti forme della malattia, la Mu avrebbe “una costellazione di mutazioni che indica potenziali proprietà di fuga immunitaria. Alcuni focolai sono stati segnalati in Paesi europei e del Sud America, ma il ceppo è presente soprattutto in Colombia ed Ecuador, con una prevalenza, rispetto agli altri, rispettivamente del 39% e del 13%”.

Consuelo Terrin

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