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Congedi, bonus e nuove misure a sostegno del mondo del lavoro

Congedi, bonus e nuove misure a sostegno del mondo del lavoro
Governo Draghi // @Senato Twitter

Con un Paese sempre più verso la zona rossa rafforzata e dati (fonte Fondazione Gimbe) che prevedono a breve 9 studenti su 10 nuovamente in didattica a distanza, oltre alle nuove strette  una delle principali urgenze che il governo si trova ad affrontare è quella dei genitori lavoratori. Al riguardo si torna a parlare di congedi parentali e bonus baby sitter, passando per la controversa situazione dello smartworking.

Il “Decreto Sostegno” e le misure per le famiglie

Il contesto legislativo in cui saranno inserite le misure a sostegno delle famiglie è quello del “Decreto Sostegno”. Una prima bozza dell’articolato potrebbe passare all’esame del Consiglio dei Ministri già giovedì prossimo, 11 marzo. Nello specifico, lo stanziamento previsto per garantire i congedi parentali dei genitori con figli in didattica a distanza dovrebbe ammontare a 200 milioni di euro, accompagnato anche da un potenziamento degli asili nido.

In caso di attività compatibile con lo svolgimento a distanza, dovrebbe inoltre essere estesa l’opportunità di lavorare da casa ai genitori con figli sotto i 16 anni e non più solo a quelli i cui figli hanno meno di 14 anni.
Solo per questi ultimi però, qualora la mansione possa essere svolta solo in presenza, dovrebbe essere possibile richiedere congedi retribuiti al 50%.

Il bonus baby sitter

Un tema su cui è tuttora aperta la discussione è invece il rinnovo della possibilità di scelta, demandata alle famiglie, nell’alternativa tra smartworking e bonus baby-sitter. Il “Decreto Sostegno” dovrà comunque prima di tutto decidere se riproporre o meno il bonus, che era già stato introdotto durante il lockdown della primavera 2020. Allora, il contributo statale ammontava a 600 euro, raddoppiato a 1.200 per alcune specifiche categorie, come forze dell’ordine, infermieri e altri operatori sanitari.

Il “Decreto Sostegno”

Il “Decreto Sostegno” sarà il primo provvedimento di carattere economico del Governo Draghi, dopo il Dpcm sanitario entrato in vigore dal 6 marzo. Può contare su una copertura di 32 miliardi di euro, autorizzata dallo scostamento di bilancio votato dal Parlamento. Insieme a quelle per la scuola, ne faranno dunque parte un ventaglio di misure estremamente variegate. In primis, quelle a sostegno del mondo del lavoro, che dovrebbero pesare per 10 miliardi. L’ipotesi è quella di prorogare, tra l’altro, il blocco dei licenziamenti fino a giugno e la cassa integrazione per il Covid per tutto il 2021.

Le nuove misure al vaglio

Anche reddito di cittadinanza e reddito d’emergenza dovrebbero essere rifinanziati con 1 miliardo, mentre per i ristori si è pensato a una soluzione calibrata sui danni effettivamente subiti, con riferimento su base annua e non mensile. Cospicui anche gli interventi in ambito sanitario: 1,4 miliardi per i vaccini, 700 milioni per i farmaci (remdesivir e monoclonali) per la cura del Covid, 345 milioni per coinvolgere i medici di famiglia nella campagna vaccinale e 51,6 milioni per la proroga dei Covid hospital fino a fine marzo. Risorse dovrebbero essere destinate anche agli enti locali, tra cui 800 milioni per il trasporto pubblico, e ai lavoratori autonomi.

Scuole aperte e chiuse

Al di là delle decisioni finali, il Governo è comunque chiamato a decidere rapidamente. La situazione della scuola è infatti in rapida evoluzione verso un quadro sempre più critico. Sono sempre più le Regioni che si trovano nella condizione di dover chiudere gli istituti scolastici o che, quanto meno, stanno decidendo o valutando di chiuderli, sulla base dell’evoluzione del quadro epidemiologico.

La normativa introdotta dal nuovo Dpcm, in vigore fino al giorno di Pasquetta, lunedì 5 aprile, prevede la chiusura automatica delle scuole al passaggio della regione in fascia rossa. Ma anche già in “arancione scuro” è prevista la didattica a distanza per gli istituti di ogni ordine e grado, scuole materne ed asili nido esclusi. E poi, indipendentemente dalla fascia, i presidenti anche delle regioni in giallo o arancione sono chiamati a emettere, salvo casi eccezionali, le ordinanze di chiusura al presentarsi di una marcata situazione di diffusione del contagio. Ovvero se, nell’arco di una settimana, si registrano più di 250 nuove positività ogni 100.000 abitanti.

Alberto Minazzi

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