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Maturità: tra poco si parte, poi si cambierà?

Maturità: tra poco si parte, poi si cambierà?

Mercoledì 18 giugno il via all’esame di Stato 2025, che potrebbe essere l’ultimo a usare l’attuale denominazione, con possibili novità anche sostanziali anticipate dal ministro Valditara. Il plauso del sociologo Crepet

Per la maggior parte degli Italiani, la prova che chiude il ciclo di istruzione secondaria è ancora la “maturità”. In realtà, da ben 27 anni (ovvero dall’anno scolastico 1997/98), il suo nome ufficiale è “esame di Stato”.
La riformulazione, anche sostanziale, dell’esame introdotto per la prima volta nel 1923 con la riforma Gentile fu voluta dall’allora ministro Luigi Berlinguer. Ma l’esame che oltre 524 mila studenti delle vecchie “superiori” (che a loro volta hanno cambiato denominazione da una quindicina d’anni) inizieranno ad affrontare con lo scritto di italiano in calendario per mercoledì 18 giugno potrebbe essere l’ultimo con l’attuale modello.

Valditara: un esame che valorizzi la persona

Ad anticipare l’intenzione di introdurre una nuova riforma è stato negli ultimi giorni, in un paio di interviste rilasciate ai quotidiani “La Stampa” e “Il Messaggero”, l’attuale ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. E anche in questo caso non si tratterà solamente di una modifica formale al nome, visto che il titolare del Dicastero ha dichiarato di voler ripristinare il concetto di “esame di maturità”, ritenendo “troppo fredda” la dicitura “esame di Stato”. Alle spalle del ritorno terminologico al passato c’è infatti l’idea di puntare su una scuola che valuti lo sviluppo, la formazione e la valutazione integrale della persona.

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Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara

In tale prospettiva, dunque, l’esame finale non deve solo verificare la conoscenza delle competenze disciplinari acquisite nel corso di studi, ma, come ha spiegato Valditara, dovendo affiancare all’istruzione anche l’educazione servirà a valutare quanto il percorso scolastico abbia inciso sulla maturazione complessiva dello studente. Un nuovo metodo che, probabilmente, partirà dall’attuale esame orale, il più conforme alle idee espresse dal ministro, dovendo la commissione in sede di colloquio accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale dei candidati.

Verso un cambio di paradigma del sistema educativo italiano

In una società in cui il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, è il ragionamento del ministro, viene spostato sempre più avanti nella vita (e, anzi, in certi casi si cerca addirittura di non effettuarlo mai), il sistema educativo deve tornare a essere una delle principali leve che riportino al centro della crescita della persona l’idea, appunto, di “maturità” a cui ogni persona deve puntare. In tale contesto, l’approccio alla valutazione che sarà chiamata a tenere la commissione d’esame a chiusura del ciclo formativo secondario dovrà partire tanto dalla formazione integrale ed armonica della persona del candidato, quanto dalla sua capacità di affrontare con responsabilità e autonomia le sfide future che gli saranno proposte nel corso della propria vita.

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Per arrivare a garantire il rispetto di questa dimensione più ampia attribuita alla formazione scolastica, che deve favorire al massimo la maturazione dei giovani, il sistema attuale, basato principalmente su una semplice verifica degli apprendimenti sulle discipline dell’ultimo anno, non appare però idoneo. Ecco perché si pensa a un vero e proprio cambio di paradigma, che dovrà passare attraverso una riforma, con novità forse già dal prossimo anno scolastico.

Crepet: è un diritto dei ragazzi

Tra chi ha accolto con particolare soddisfazione le parole di Valditara c’è il sociologo e psichiatra Paolo Crepet.
“Sono almeno 30 anni – commenta – che sostengo questa idea della valutazione anche scolastica di una maturità più ampiamente intesa.

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Paolo Crepet

Per questo leggo con la massima considerazione le dichiarazioni del ministro, che ben conosce le mie posizioni e con il quale mi sono incontrato e anche scontrato tante volte, essendo entrambi persone molto schiette. Personalmente, difendo il senso della scuola, per la quale ci vogliono ovviamente delle regole, ma evitando una visione che rischia altrimenti di trasformarla in una sorta di prigione”. E il diverso sistema a cui si punta coinvolge, per Crepet, tutte le componenti del mondo scolastico. “Mi sembra logico, innanzitutto, che i ragazzi, anche attraverso l’esame di maturità, sappiano se si stanno sviluppando o se qualcosa si sia inceppato in loro: è un loro legittimo diritto. In secondo luogo, gli insegnanti sono lì, e li paghiamo per questo, per valutare complessivamente cosa accade da settembre a maggio, ma questo compito si può eseguire in tanti modi. Infine, anche le famiglie hanno le proprie aspettative; ma ciò non toglie che debbano “lasciare i cuochi cucinare”, senza cioè intromettersi come invece spesso tendono a fare”.

Alberto Minazzi

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Tag:  maturità, scuola