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Mari e laghi d’Italia: si può fare di più

Mari e laghi d’Italia: si può fare di più

Presentato da Legambiente il bilancio finale delle “Golette”: problema-inquinamento soprattutto vicino alle foci dei fiumi

Alzi la mano chi, quest’estate, avendone la possibilità non si è concesso almeno una volta un tuffo nelle acque del mare o di uno dei tanti laghi che caratterizzano la nostra bella Italia. A garantire la sicurezza di questi tuffi per la nostra salute sono le rilevazioni compiute dalle autorità competenti, che però, ricorda Legambiente, si concentrano sulle acque balneabili. Ma il ragionamento cambia se si allarga la prospettiva al più ampio tema della depurazione e delle criticità che si possono presentare quando questo tipo di interventi sugli scarichi è scarso o assente. È proprio in tal senso che l’associazione ambientalista organizza ogni estate le campagne “Goletta Verde”, giunta alla 39^ edizione, e “Goletta dei Laghi” (proposta nel 2025 per la 20^ volta). E il bilancio delle 2 iniziative, appena presentato a Roma, induce a una profonda riflessione su queste tematiche.

Cosa ci dicono le “Golette” 2025 sulla salute dei mari

“Mare e laghi italiani non godono di ottima salute” è la sintesi di Legambiente, che individua le minacce principali nei nemici rappresentati da “inquinamento, maladepurazione e crisi climatica” e conclude sottolineando l’urgenza dell’approvazione di “un Piano nazionale per la tutela delle acque costiere e interne”. I numeri, del resto, sono chiari: su 388 campionamenti effettuati nel corso di questa estate nelle acque costiere e lacustri, il 34% è risultato oltre i limiti di legge. Scendendo nel dettaglio, dei 263 punti campionati in mare, l’8% è stato giudicato inquinato e il 27% fortemente inquinato: in media, in un punto ogni 80 km si è superata la soglia. Quanto ai 44 laghi analizzati, su 125 campionamenti ne sono stati giudicati inquinati 9 e fortemente inquinati 29. La percentuale di campioni oltre i limiti di legge, fa notare in ogni caso il rapporto, scende comunque al 15% (30 su 200) per i prelievi effettuati in aree lontane da foci o scarichi.

Il problema-foci e il tema-spiagge libere

I punti considerati critici, del resto, sono quelli in cui fiumi, canali e altri corsi scaricano le proprie acque in mare o in un lago. In questo caso, ben il 54% (101 su 188) è risultato inquinato o fortemente inquinato, con un dato leggermente più alto (58% su 119 campioni, di cui 54 con un livello di inquinamento elevato) nelle realtà costiere prese in considerazione. Del resto, Legambiente richiama in particolare l’attenzione proprio sulle foci fluviali a mare, evidenziando che il 71% di quelle monitorate corrisponde a tratti di costa non campionati dalle autorità competenti. E 47 su 85 sono risultate oltre i limiti di legge. Una “anomalia” che il responsabile scientifico dell’associazione, Andrea Minutolo, spiega con il fatto che “le foci dei fiumi non sono balneabili e si dà per scontato che siano inquinate”. Il problema è che in prossimità del 56% di questi tratti di costa controllati dalla Goletta e non dalle autorità sorge una spiaggia libera.

Tra rifiuti, surriscaldamento e proposte

Alle considerazioni sull’inquinamento vanno poi aggiunte quelle legate ai rifiuti in spiaggia e a mare e agli effetti della crisi climatica. Su quest’ultimo punto, Legambiente ha calcolato, partendo dalle immagini satellitari di Copernicus, che le acque superficiali del Mediterraneo, con 25,4°, hanno raggiunto a giugno e luglio la temperatura media più elevata dal 2016, superando il record di 25,2° del 2022. Il Piano nazionale auspicato dall’associazione dovrebbe quindi prevedere anche l’adattamento ai cambiamenti climatici, oltre a stanziare più risorse per ammodernare gli impianti di depurazione e ad aumentare i controlli sui punti critici. Sarebbe poi fondamentale, per Legambiente, spingere sulle fonti pulite, a partire dall’eolico offshore, e diffondere sempre più il riuso in agricoltura delle acque depurate.

Alberto Minazzi

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Tag:  legambiente, mare