Atteso in settimana l’avvio in Senato della sessione di bilancio sul testo approvato dal Consiglio dei ministri
I punti di partenza della Manovra 2026, come ha sottolineato la premier Giorgia Meloni, sono 4 “pilastri”, che confermano le priorità delle precedenti leggi di Bilancio: famiglia e natalità, riduzione delle tasse, sostegno delle imprese e sanità.
Il Consiglio dei ministri li ha tradotti in una bozza di 137 articoli, approvata venerdì 17 ottobre e che dovrebbe essere notificata al Parlamento in settimana, forse già martedì 21, per iniziare, dal Senato, la sessione di bilancio.
Una manovra ridotta, rispetto a quelle degli anni precedenti, anche se il Governo è riuscito almeno parzialmente ad alzare l’asticella, portandone il valore complessivo da 16 a 18,7 miliardi di euro.
Una coperta corta che renderà ancor più acceso il confronto tra diverse posizioni, prima in sede di commissioni e, dopo la presentazione degli emendamenti, in occasione del voto in aula. E se le opposizioni puntano in particolare ad avanzare proposte in materia di lavoro e tassazione, industria e servizi essenziali, a partire da sanità, trasporto pubblico e casa, pur essendo riuscita per ora a trovare la quadra a Palazzo Chigi, anche all’interno della maggioranza restano alcuni punti da smussare. Già dalle prime indicazioni che emergeranno a novembre si potrà capire se l’iter verso il via libera definitivo potrà procedere rapidamente o se, come lo scorso anno, con l’approvazione arrivata il 28 dicembre, si arriverà sul filo di lana.
Per il momento, c’è solo il punto di partenza: la bozza contenente le misure concordate all’interno dell’Esecutivo.
Il pacchetto-famiglia: le mamme lavoratrici
Il primo pilastro della legge di Bilancio 2026 è il pacchetto di misure a sostegno di famiglia e natalità, per il quale è stata previsto un budget aggiuntivo di 1,6 miliardi in aggiunta alle risorse già stanziate dalle precedenti finanziarie, portando in tal modo il totale a circa 3,5 miliardi per il triennio 2026-28.
Grande attenzione è riservata alle mamme lavoratrici (con un qualunque contratto subordinato, anche a tempo determinato, libere professioniste o autonome con reddito Isee non oltre i 40 mila euro annui), il cui bonus riservato sale da 40 a 60 euro mensili esentasse. Possono richiederlo, in forma telematica all’Inps, le donne che hanno almeno 2 figli, fino al compimento del 10° anno di età del più piccolo o ai 18 anni del più giovane se i figli sono almeno 3. A vantaggio di queste ultime va anche la misura che riconosce la decontribuzione totale fino a 8 mila euro, esclusi premi e contributi, per i datori di lavoro privati che assumono quelle senza impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi. Sempre i genitori con almeno 3 figli conviventi, in questo caso però fino al 10° anno del più giovane (mentre non sono previsti limiti in caso di figli disabili), godranno di un diritto di priorità alla trasformazione del contratto da tempo pieno a part-time. E, in caso di assunzione temporanea in sostituzione, è riconosciuto il diritto a prolungare il contratto per affiancare la lavoratrice sostituita dopo il suo rientro, per una durata in ogni caso non superiore al primo anno di età del bambino.
Le altre misure a sostegno delle famiglie
La bozza della manovra 2026 prevede inoltre un’estensione per il congedo parentale facoltativo, che potrà essere richiesto da entrambi i genitori fino al compimento del 14° (e non più 12°) anno del figlio, con retribuzione all’80% dello stipendio, fino a 3 mesi dopo la fine del periodo di congedo obbligatorio.
In caso di malattia, ciascun genitore, alternativamente, avrà anche il diritto di astenersi dal lavoro per 10 giorni (per ora sono 5) l’anno e dai 3 ai 14 anni di età della prole (contro l’attuale limite massimo di 8 anni). Tra gli altri nuovi vantaggi: l’applicazione del coefficiente più favorevole per le detrazioni (0,85, con limite di spesa elevato da 9.800 a 11.900 euro) verrà esteso anche a chi ha un solo figlio; un aiuto (lo stanziamento previsto è di 20 milioni l’anno dal 2026), fino al 21° anno di età del figlio, al genitore che deve lasciare casa in seguito alla separazione; l’istituzione di un fondo per le iniziative legislative a sostegno del riconoscimento del ruolo di cura e assistenza dei caregiver familiari; la nuova “Carta valore” per chi si diploma entro il 19° anno di età, utilizzabile per iniziative culturali (come biglietti del cinema, musei, spettacoli dal vivo, ma anche corsi di musica, teatro, danza o lingua straniera), che sarà consegnata a partire dal 2027 ai diplomati del 2026. E se non sono stati trovati fondi per l’auspicato contributo all’acquisto dei beni scolastici, è stata rifinanziata per 2 anni, con 500 milioni, la social card “Dedicata a te”, sostegno economico per l’acquisto di beni di prima necessità da parte delle famiglie in difficoltà economica.
Taglio dell’aliquota Irpef e detassazioni lavorative
A metà tra famiglia e fisco è l’innalzamento, da 52.500 a 91.500 euro (aumentati di 2.500 per ogni figlio convivente successivo al primo e con maggiorazioni per il numero di componenti del nucleo che sono state rideterminate), della soglia di esclusione della prima casa dal calcolo dell’Isee per l’accesso alle prestazioni assistenziali. Il punto-cardine del secondo pilastro della manovra 2026 è però la riduzione dal 35% al 33% dell’aliquota applicata alla seconda delle 3 fasce Irpef, quella che si applica al reddito tra 28 mila e 50 mila euro. Sono più di 9 milioni gli italiani (di cui oltre 800 mila in Veneto, secondo le stime di Confartigianato) che beneficeranno del taglio, che costerà alle casse statali circa 2,8 miliardi. Del beneficio individuale massimo, 440 euro, godrà chi guadagna 50 mila euro l’anno, insieme a chi, per il meccanismo degli scaglioni, arriva fino a 200 mila euro, visto che è prevista una sterilizzazione della misura oltre tale soglia. Tra le altre imposte, un taglio della tassazione è previsto anche per i premi di produttività (dal 5% all’1%, con tetto massimo che passa da 3 mila a 5 mila euro l’anno, anche se la Cisl chiede l’azzeramento delle imposte), con tassa piatta al 10% su una quota dei premi di risultato legati alla produttività e alla performance anche nella Pubblica Amministrazione. Ancora, per tutto il 2026 saranno detassati, con l’applicazione di una flat tax al 15% che sostituisce Irpef e addizionali e un tetto massimo di 1.500 euro per lavoratore, gli straordinari e il lavoro festivo e notturno. La misura si applica ai dipendenti privati con reddito fino a 40 mila euro, esclusi quelli delle strutture turistico-alberghiere.
Altre novità in arrivo nel comparto fiscale
La via fiscale è quella scelta anche per stimolare i rinnovi contrattuali per i redditi fino a 28 mila euro, con l’applicazione alla parte di incremento di un’aliquota al 5% anziché al 23%, che si applicherà sia ai rinnovi del 2026 che a quelli avvenuti nel 2025. Viene anche introdotta una superdeduzione, al 120% del costo del lavoro (che sale fino al 130% qualora siano coinvolte alcune categorie di soggetti fragili), per le nuove assunzioni.
Prorogata di un altro anno la sterilizzazione della Sugar tax e della Plastic tax, sale da 525 a 610 milioni il tetto massimo del “5 per mille”, quota di Irpef per la quale i contribuenti possono scegliere il destinatario tra gli enti del terzo settore.
Una tassazione che sale, dalla cedolare secca del 21% introdotta lo scorso anno al 26%, è invece quella sugli affitti brevi. La nuova aliquota varrà sia per i privati che per intermediari immobiliari e gestori di portali telematici. Riguardo alla casa, si registra una proroga per tutto il 2026 di tutti i bonus, compreso quello per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici da destinare a immobili ristrutturati. In particolare, l’agevolazione sulla ristrutturazione della prima casa riservata a proprietari o titolari di un diritto reale di godimento sarà pari al 50% il prossimo anno, scendendo poi al 30% nel 2027.
Pensioni, sanità e banche
Un nodo che si presentava particolarmente delicato era quello dell’adeguamento dell’età pensionabile.
La sterilizzazione dell’aumento per il 2026 è stata confermata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: servirà 1 mese di lavoro in più dal 2027 e altri 2 dal 2028, anche se il Parlamento potrà intervenire decidendo diversamente. Al momento, il Governo ha deciso solo l’esclusione dall’innalzamento di chi svolge lavori gravosi e usuranti e, riguardo alle pensioni minime, un aumento di 20 euro mensili, stessa somma che sarà aggiunta agli assegni per i soggetti in condizioni disagiate. Quanto al pilastro della sanità, si registra un nuovo rifinanziamento di 2,4 miliardi per il 2026 e 2,65 miliardi per il biennio 2027-28, in aggiunta alle somme previste dalla legge di Bilancio dello scorso anno: oltre 5 miliardi per il 2026, 5,7 per il 2027 e quasi 7 per il 2028. Serviranno per aumentare gli stipendi di infermieri, medici e personale sanitario, ma anche per assumere circa 6.300 infermieri e 1.000 medici. Le somme necessarie arriveranno dal contributo di circa 4,4 miliardi richiesto alle banche, per le quali è stata esclusa una tassa sugli extraprofitti, puntando invece su un mix di misure di carattere strutturale e congiunturale.
Le coperture, la pace fiscale e le imprese
I costi della manovra saranno coperti anche attraverso una nuova spending review per i Ministeri: 2,3 miliardi per il 2026, destinati a crescere verso i 3 miliardi nel 2028. Verrà rimodulato anche il Pnrr ed è previsto un aumento del prezzo dei tabacchi, proseguendo intanto con l’allineamento delle accise di gasolio e benzina.
È in arrivo nel contempo la quinta rottamazione delle cartelle esattoriali non pagate. A poter accedere alla rottamazione saranno i debitori di cartelle (escluse quelle emesse a seguito di accertamento) per imposte e contributi previdenziali affidate agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2023.
I tempi di pagamento possono arrivare fino a 9 anni, con 54 rate bimestrali (a cui sarà applicato un interesse annuo del 4%) da luglio 2026, con decadenza dopo 2 rate non pagate.
Infine, nel pacchetto-imprese spicca il super-ammortamento al 180% degli investimenti in innovazione e al 220% delle spese per la transizione energetica che consentano una riduzione dei consumi. La misura, chiamata “Nuova transizione 5.0”, si basa su 4 miliardi di fondi nazionali e si punta, in sede di emendamenti, a snellire la burocrazia per facilitare la presentazione delle domande da parte degli imprenditori. Sono inoltre previsti crediti d’imposta per le realtà produttive insediate nelle Zone economiche speciali e sono stati finanziati i contratti di sviluppo (incentivi per gli investimenti di grandi dimensioni nei settori industriale, agro-industriale, turistico e della tutela ambientale) e la “Nuova Sabatini”, che prevede agevolazioni per l’accesso al credito e l’acquisto o leasing di beni strumentali nuovi per le piccole, medie e micro imprese.
Alberto Minazzi