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Ma quanti sono i veneziani?

Ma quanti sono i veneziani?

È tempo di dare i numeri (quelli ufficiali). E riservano sorprese


Ma quanti sono i veneziani? Adottando la discutibile accezione contemporanea del centro storico diffuso (anche la città lagunare un tempo aveva le sue periferie insalubri e neglette, non c’era solo la terraferma) Venezia e isole, con i suoi 83.104 residenti, diventa uno tra i centri storici più popolosi in Europa.
Solo nei sestieri ce ne sono 54.939. Il centro di Milano ne conta 95.725, dove i milanesi veri e il dialetto sono praticamente estinti. Il centro storico di Bologna ne conta 53.610 (dati Anagrafe del Comune, 2013), e lì ci vive un bolognese su 7, gli altri, l’86,2%, stanno fuori, in periferia. A Firenze? Il quartiere 1 (centro storico) nel 2015 ne contava 52.527 (dati Ufficio statistica del Comune). E giocando con i numeri e le aree urbane arriviamo al paradosso che la City londinese “Square Mile” conta 7.375 residenti, ma oltre 300.000 individui lavorano all’interno di questa durante il giorno: in linea con il “vero” centro della città lagunare, tra San Marco e San Polo (che contano 8.416 residenti), anche questi iper affollati durante il giorno. E ancora, sempre giocando con i numeri, il Marais, a Parigi, il quartiere dove si trovano gli edifici più antichi della città che hanno resistito alla furia giacobina: ha 35.100 abitanti. E allora quanti sono i veneziani in città storica? E cosa si intende, per città storica?
Ecco i numeri (fonte Comune di Venezia): Cannaregio 15.662, S. Croce 4.996, S. Polo 4.628, San Marco 3.788, Castello 11.642, S. Elena 1.861, Dorsoduro 6.429.: totale solo sestieri 49.006. A questi si aggiungono i residenti di Giudecca (4.481) e Sacca Fisola (1.452). Per un totale di 54.939. Ed è questo il numero che viene sempre utilizzato solitamente dai media (soprattutto internazionali) per indicare la sempre più esigua popolazione lagunare. Ma è il numero corretto? E perché dal conteggio si escludono le altre isole che fanno parte della medesima municipalità? Per esempio Murano, con i suoi 4.338 residenti e che dista una sola fermata di vaporetto da Fondamente Nuove. Già così il conto sale a 59.277.
E ancora: se fra i 54.939 si contano i residenti di Sacca Fisola, (nata a metà degli anni Sessanta in pieno boom economico e che tutto ha tranne dello storico) corre l’obbligo contare anche gli abitanti delle altre isole. E allora: Murano 4.338, Burano 2.462, S. Erasmo 668, Vignole 56, Torcello 20, Mazzorbo 278, Mazzorbetto 2. Totale residenti con le isole presto fatto: 62.763 residenti. E perché si esclude dal conteggio “classico” il Lido? Solo la parte centrale conta più di quattordicimila abitanti. Anche il Lido è a una sola fermata di vaporetto da Venezia. Se si aggiunge al conto demografico anche quest’isola (Lido 14.557, Malamocco 1.071, Alberoni 978), si arriva a 79.369 abitanti.
E poi, per rigor di logica, Pellestrina, che anch’essa fa parte del Comune ed è una comunità molto coesa e che ha conservato le sue tradizioni e che conta 3.735 abitanti. Così si sale nel totale a 83.104 residenti lagunari. Sono molti, sono pochi? Comunque è di questi che si dovrebbe discutere quando si parla di Venezia. E quanti sono gli studenti “fuori sede” delle università veneziane che anno dopo anno, stabilmente, affittano casa a Venezia e la vivono? Anche questi scompaiono dalle statistiche al ribasso, ma sono polmone e linfa di una Venezia attiva.
Il fenomeno dello svuotamento dei centri storici, da tempo studiato, è elemento fisiologico, comune a molte metropoli e a tutte – tutte – le città d’arte. I vecchi abitanti vengono sospinti e minacciati da nuove popolazioni, pacifiche invasioni quotidiane di migliaia di pendolari e masse crescenti di visitatori. Venezia non ne è ovviamente esente. Nel 1951 Venezia (sestieri) aveva 174.808 abitanti, la terraferma 96.966. Ma allora le case dove vivevano i veneziani in molti casi erano malsane, la miseria era diffusa e le condizioni di vita impensabili agli occhi dell’oggi.
Sono stati almeno tre i “grandi esodi” nella storia recente della città, e molto più consistenti di quello che oggi si denuncia da più parti. Come scrivono Leopoldo Pietragnoli e Maurizio Rebershak in “L’Ottocento e il Novecento 3 – La città e il territorio nell’ultimo Novecento: dalla ricostruzione al ‘problema di Venezia”, per La Treccani: nel 1951 c’erano 47.586 famiglie in 33.502 abitazioni. Circa 28.000 vivevano perciò in coabitazione, familiare o in subaffitto, mentre 793 famiglie occupavano 675 alloggi impropri.
Cominciò così, nel 1952, la prima fase dell’esodo, che sarà motivata “per sovraffollamento e degrado”. In sei anni, dal 1951 al 1957, la popolazione di Venezia scese a 158.466 residenti. Le abitazioni inabitabili erano il 9,26%, quelle sovraffollate (più di 2 abitanti per vano) il 23,45%; lo stato di conservazione degli edifici era buono per il 34,45%, mediocre per il 46,90%, cattivo per il 15,70%, pericolante per il 2,95% (2 case su 3, insomma, abbisognavano di restauri più o meno radicali). La qualità dei requisiti di gran parte delle abitazioni di Venezia era perciò ben lontana dagli standard delle case moderne, come quelle che si stavano costruendo in terraferma: tale stacco di qualità fu all’origine della seconda fase dell’esodo e che, cominciata alla fine degli anni Cinquanta, connoterà massicciamente gli anni Sessanta. L’ultimo grande esodo si ebbe dopo la grande alluvione del 1966 e si prolungò per tutti gli anni Settanta e fu più massiccio di quello che oggi i media di tutto il mondo continuano ossessivamente ad evidenziare. (P.A.)