L’idea di uno sport a valenza formativa, anche sociale. Un’idea ormai talmente diffusa che nessuno la pone più nemmeno in discussione. Ma un secolo fa, o poco più, non era propriamente così. Lo sport, nella dominante prospettiva del Regno Sabaudo, era visto come un’attività marziale. Fu proprio a Venezia che si iniziò a ripensare una diversa cultura sportiva. L’innovazione dell’educazione fisica parte allora da due personaggi ormai entrati nella storia: Pietro Gallo e Costantino Reyer.
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Il libro e l’incontro
Giorgio Crovato e Alessandro Rizzardini, noti giornalisti veneziani, hanno pubblicato con Marsilio, nel 2016, un libro dedicato a quello sport delle origini. “Costantino Reyer e Pietro Gallo. Le origini degli sport moderni a Venezia” è stato presentato a Marghera in un incontro pubblico. Nell’occasione, è stato ricordato il ruolo di Reyer e Gallo (insieme a Domenico Pisoni e Francesco Ravano) nella fondazione della prima federazione sportiva del nostro Paese.
La Federazione Ginnastica d’Italia, nata a Venezia nel 1869, anticipò di tre anni la nascita della Società veneziana di ginnastica Costantino Reyer. Quel sodalizio che ha scritto e sta continuando a scrivere pagine di grande basket italiano.
Uno sport, la pallacanestro, che per inciso fu introdotto in Italia nel 1907 proprio con un’esibizione nell’isola veneziana di Sant’Elena.
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La città che trae forza dallo sport
Alla presentazione del libro non ha voluto mancare il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha richiamato i valori antichi di Gallo e Reyer per guardare alle prospettive della città lagunare. “Dobbiamo puntare molto – ha affermato il primo cittadino – non solo sullo sport, ma anche sulla “cultura dello sport”. Che ti insegna a resistere quando non ce la fai più e ad analizzare i propri sbagli quando arrivano le sconfitte. Sono convinto che con questa consapevolezza la città ce la farà”.
Brugnaro ha ricordato quindi la storia: “Tutto è nato da un’idea democratica dello sport. Venezia in questo senso è stata all’avanguardia, dimostrando che non bastano solo i muscoli. Servono la mente e la determinazione, a volte ben più decisive. È una consapevolezza che la città deve sfruttare anche nelle grandi questioni da risolvere, senza perdere tempo in polemiche a volte sterili”.
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“Alle parole – ha concluso il sindaco – è meglio anteporre i fatti. Così come, grazie alla passione, al talento ma anche al professionismo, lo sport dimostra ai giovani e alla città che ce la si può fare contando anche solo sulle proprie forze”.