Rubato decenni fa, il raro incunabolo del 1493 rientra alla Biblioteca Marciana dopo il ritrovamento a Dallas. Cerimonia il 27 maggio
E’ finalmente giunto il momento del suo ritorno a casa, a Venezia.
L’incunabolo (una delle prime stampe a caratteri mobili dell’epistola) di Cristoforo Colombo nel quale il grande navigatore ed esploratore genovese annunciava la grande scoperta del Nuovo Mondo è stato per decenni conservato nella Biblioteca Marciana fino a quando, prima del 1988 è stato trafugato e se ne persero le tracce.
Nel luglio del 2023 è ricomparso a Dallas, successivamente ha fatto ritorno in Italia e ora la preziosa lettera tornerà da domani 27 maggio ad occupare il suo posto alla Biblioteca Marciana.
L’incunabolo nuovamente a casa
L’epistola di Colombo, indirizzata ai Reali di Spagna che avevano sovvenzionato il viaggio alla scoperta, così doveva essere, delle Indie, è stata stampata a Roma da Stephan Plannck dopo il 29 aprile 1493.
Si tratta di un documento di considerevole importanza storico-bibliografica e significativo valore commerciale.
Il ritorno a Venezia è fissato per domani, 27 maggio.
Alle 11.30 alla Libreria Sansoviniana, si svolgerà la cerimonia di restituzione alla Biblioteca Nazionale Marciana dell’incunabolo. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Nel corso dell’evento sarà illustrata l’attività di Polizia Giudiziaria svolta dai Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale di Venezia che ne ha permesso il recupero e la restituzione.
“Saluteremo con gioia il ritorno di un preziosissimo stampato, contenente la prima traduzione latina di una lettera che Colombo scrisse appena ritornato dal suo primo viaggio, in America – sottolinea il Direttore della Biblioteca Nazionale Marciana Stefano Trovato -. Si tratta di un piccolissimo opuscolo, solo quattro carte, cioè 8 pagine, ma è una grande testimonianza di uno dei momenti più decisivi della storia, dopo il quale nulla sarebbe più rimasto uguale”.
La lettera con il grande annuncio
L’epistola è stata scritta da Cristoforo Colombo a distanza di due mesi dal suo viaggio, iniziato il 3 agosto 1942 da Palos, in Andalusia. Sbarcò nell’isola di Guanahani, nelle Bahamas, che ribattezzò San Salvador. L’esploratore all’epoca non sapeva di essere approdato in America e questo suo viaggio ha poi portato alla creazione di una nuova rotta transatlantica.
La storia racconta che vi fu un altro esperto navigatore, il fiorentino Amerigo Vespucci, a compiere, tra il 1499 e il 1502, un viaggio lungo le coste dell’America Meridionale e a convincersi del fatto che Colombo fosse in realtà approdato in un nuovo continente e avesse quindi scoperto l’America, nome dato successivamente in suo onore.

L’incunabolo “De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis”, come spiega il presidente del Comitato Nazionale Cristoforo Colombo, lo storico Bruno Aloi, è come l’esemplare custodito nella Biblioteca Comunale di Fermo, che fu rinvenuto nel 1877 dal bibliotecario Filippo Raffaelli ed esposto a Genova nel 1892 in occasione della mostra colombiana organizzata il IV° anniversario della scoperta.
Versioni originali della lettera non ne esistono, si ha conoscenza solo delle edizioni stampate. Ve ne sono 9 in latino, una traduzione in versi italiani datata 15 giugno 1943, 1 in tedesco e 2 in castigliano.
Il contenuto del documento
I fatti descritti nella lettera abbracciano il periodo che va dal 3 agosto 1492, giorno in cui Cristoforo colombo salpò con la nave Santa Maria e le caravelle Pinta e Nina e il 15 marzo 1493. All’inizio di aprile dello stesso anno fu stampata a Barcellona una copia in Spagnolo, mentre un mese dopo, nel maggio del 1943, fu pubblicata a Roma una traduzione latina, opera del notaio Aliander de Cosco, stampata da Stephan Plannck. Il documento venne poi immediatamente divulgato e ristampato a Basilea nel 1493/94; a Parigi ben tre volte nel 1493 e ad Anversa nello stesso anno.
La preziosa epistola trafugata dalla Biblioteca Marciana e ritrovata nelle mani di un facoltoso collezionista di Dallas è stata ritrovata dopo lunghe ricerche degli investigatori americani coadiuvati da un esperto curatore della sezione libri antichi della Biblioteca Universitaria di Princeton (USA), Paul Swope Needham. Nel mercato statunitense erano confluiti infatti alcuni rari incunaboli di Cristoforo Colombo tra i quali si sospettava ce ne fossero anche di falsi. Il collezionista di Dallas che conservava l’incunabolo “veneziano” è risultato esserne stato detentore in buona fede e nel momento in cui è stato informato della provenienza illecita del bene non si è opposto alla confisca da parte della procura di Philadelphia e alla definitiva restituzione allo Stato italiano. Ora, dall’America l’incunabolo ritorna alla sua città, Venezia.