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Le lacrime dei bambini svelano come curare gli occhi

Le lacrime dei bambini svelano come curare gli occhi
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La primavera è un incubo per molti bambini allergici: ora le loro lacrime possono aiutare a trovare la cura giusta

L’arrivo della primavera, per chi soffre di allergia, significa dover affrontare un periodo ricco di disagi, tra starnuti, naso che cola e occhi infiammati.
Per alcuni bambini e adolescenti, quest’ultima condizione può essere però particolarmente seria.
Quella che tecnicamente viene definita “cheratocongiuntivite primaverile” o “vernal” (Vkc) è infatti una rara forma di allergia oculare particolarmente severa che provoca nei piccoli pazienti prurito, lacrimazione, fotofobia, con un impatto significativo sulla qualità della loro vita. Anche perché non tutti i bambini rispondono allo stesso modo ai trattamenti disponibili sotto forma di terapie locali, come l’uso di antistaminici, di corticosteroidi o colliri immunosoppressivi.

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Cheratocongiuntivite primaverile: cosa ci possono dire le lacrime

Per ottimizzare il trattamento dei bambini affetti da questo problema, gli oculisti potranno però adesso contare su un alleato apparentemente insospettabile: le lacrime.
Medici e ricercatori dell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù”, infatti, hanno messo a punto e descritto in uno studio multidisciplinare pubblicato sulla rivista “Allergy” un metodo per valutare l’efficacia delle cure utilizzando le secrezioni liquide dell’occhio raccolte con un semplice esame di routine non invasivo, ripetibile nel tempo e ben tollerato anche dai pazienti più piccoli usato comunemente per valutare la produzione di lacrime: il test di Schirmer. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Mariacristina Esposito dell’Unità Operativa di Oculistica della struttura romana – è offrire ai bambini cure più mirate, evitando terapie poco efficaci o troppo aggressive”. La scoperta effettuata dagli studiosi sulla base dell’analisi di 58 campioni lacrimali di pazienti con Vkc è legata al fatto che, attraverso la semplice applicazione di una strisciolina di carta assorbente consente di raccogliere anche le cellule immunitarie presenti sulla superficie dell’occhio, permettendo la successiva analisi della loro composizione.

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Una chiave d’accesso all’universo immunologico

Le lacrime, in altri termini, diventano una sorta di chiave d’accesso all’universo immunologico di questo particolare tipo di cheratocongiuntivite, caratterizzata da un’infiammazione più complessa e più grave rispetto a quella propria della normale congiuntivite allergica provocata da pollini, acari o muffe, da cui deriva anche un rischio più elevato di complicazioni come cheratite, ulcere corneali o cheratocono. Lo studio ha infatti mostrato l’evidenza della correlazione tra la quantità delle cellule del sistema immunitario chiamate leucociti presenti nelle lacrime e la risposta alla terapia. Le cellule infiammatorie, infatti, si riducono nei pazienti in cui è in corso un miglioramento clinico. “Questo – spiega Paola Vacca, responsabile dell’Unità di ricerca Cellule linfoidi dell’immunità innata del Bambino Gesù – ci permette di capire quanto è attiva l’infiammazione e se il paziente sta rispondendo alla terapia o ha bisogno di un cambiamento di trattamento”. “Possiamo oggi individuare – aggiunge l’allergologa Maria Cristina Artesani – soglie di riferimento per valutare la gravità della patologia e prevedere l’efficacia del trattamento”. E questo si traduce in un passo avanti importante verso una medicina sempre più personalizzata.

Alberto Minazzi

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Tag:  occhi, ricerca