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Italia: un ascensore sociale da far ripartire

Italia: un ascensore sociale da far ripartire
@ report “Fragilitalia” di Legacoop-Ipsos

Il report “Fragilitalia” di Legacoop-Ipsos: gli italiani guardano sfiduciati alle condizioni sociali e alle prospettive per i figli

È l’Italia delle fratture sociali, di sempre più persone che si sentono ai gradini più bassi della “piramide” e che hanno poca fiducia nelle possibilità di miglioramento anche pensando al futuro dei propri figli.
Un quadro che scoraggia, quello sulla condizione sociale dell’Italia dipinto dall’appena pubblicato report “Fragilitalia”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos sulla base di un sondaggio compiuto su un campione rappresentativo di popolazione. E per il quale è stato scelto un titolo significativo: “L’ascensore sociale bloccato
Il Paese è fermo – commenta il presidente di Legacoop, Mauro Lusetti – se l’ascensore sociale è bloccato. Stiamo verificando sistematicamente come gli avvenimenti drammatici avvenuti negli ultimi anni, e in particolare la pandemia, non solo hanno lasciato strascichi importanti, ma hanno accelerato processi già in corso, che stanno modificando le strutture portanti di questo Paese”.

L’ascensore sociale bloccato

La perdita di fiducia, tra i numeri proposti dal rapporto, emerge principalmente dal dato relativo alle prospettive di miglioramento che gli intervistati vedono oggi per il futuro dei loro figli.
Guardando al ceto medio, sono appena poco più di un terzo (il 35%) coloro che pensano che la posizione nella piramide sociale dei propri eredi potrà essere migliore rispetto alla famiglia di provenienza. Più della metà del campione, il 53%, è dell’idea che la condizione sociale dei figli resterà invariata, mentre per il restante 12% prevede un peggioramento.
Il dato si fa ancor più preoccupante, sottolinea il rapporto, guardando ai ceti popolari.
A fronte di un leggerissimo aumento (37%) della quota parte di chi ha aspettative di miglioramento per le nuove generazioni, quasi 1 su 4 (esattamente il 23%) è convinto che i figli si troveranno in una posizione più bassa della scala sociale, con il 40% che vede prospettive stabili.
Alla base dei giudizi c’è sicuramente anche la considerazione di quanto avvenuto a livello personale.
Per solo il 5% del campione la propria posizione sia migliorata, il 31% ritiene che sia rimasta uguale a un livello medio o alto, il 38% uguale a livello basso o popolare, mentre il 19% ha registrato un peggioramento e per il 7% è addirittura “molto peggiorata”.

I movimenti sulla scala sociale

Legacoop e Ipsos hanno chiesto agli intervistati anche di indicare quali ritengano siano le principali cause che determinano il peggioramento delle condizioni sociali, quali siano gli elementi in grado di affossare il riscatto sociale e quali, al contrario, possano consentire una risalita.
Tra i motivi di peggioramento, al primo posto si posizionano gli stipendi bassi (per il 55%, con una punta del 59% per i ceti medio-bassi), poi la precarizzazione del lavoro (49%), le tasse troppo elevate (42%), la corruzione (42%), Seguono, entrambe col 27%, l’incapacità dei partiti di difendere le persone economicamente più fragili e l’aumento del gap retributivo tra manager e lavoratori.
Le tasse, sempre con il 42%, passano al primo posto tra gli elementi contrari al riscatto sociale, seguite da furbizia e disonestà degli altri (35%), precarietà e paura di rischiare (26%), sfortuna (20%) e l’accontentarsi del poco che basta (19%).
Per risalire, invece, bisogna puntare prima di tutto sulla capacità di fare sacrifici (48%), quindi capacità di fare risparmiare (45%), lavorare tanto (37%), aver studiato (34%) e infine il sostegno della famiglia di origine (33%).

La piramide e le fratture sociali

Ma come si posizionano gli Italiani, sulla piramide sociale?
Il 6% ritiene di avere reddito e condizioni di vita da “upper class”, il 27% di inquadra nel ceto medio, ma il restante 66% nella parte inferiore della scala sociale.
Di questi, il 39% del totale afferma di avere un reddito che non permette lussi, quindi ancora nel ceto medio, ma in declino.
Il 15% arriva invece a fine mese con difficoltà (ceto fragile) e l’11% si sente povero o ha meno del necessario.
L’Italia è infine sentita anche come il Paese delle fratture sociali.
Quelle più forti, percepite dal 61% del campione, sono quelle tra ricchi e poveri (che sale al 66% nel ceto popolare) e tra onesti e furbetti (67% per le classi più basse).
Il popolo si contrappone alle élite per il 56% (64% tra gli over 65), poi, in entrambi i casi con il 46%, vengono le divisioni della popolazione tra italiani e immigrati e tra chi ha un lavoro stabile e un lavoro flessibile.

 

Alberto Minazzi

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