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Omicidi in calo: l’Italia è tra i Paesi più sicuri al mondo

Omicidi in calo: l’Italia è tra i Paesi più sicuri al mondo

E’ in diminuzione il numero degli omicidi. Ma crescono quelli in famiglia. Vittime sono soprattutto le donne

Il trend in discesa della criminalità e del numero di persone uccise in rapporto alla popolazione pone l’Italia tra i Paesi più sicuri al mondo. A dirlo sono i dati Istat, che evidenziano nel 2019 una riduzione degli omicidi (315)  a fronte dei 345 registrati nel 2018 (204 uomini e 111 donne).
In Europa l’Italia si colloca al quarto posto per sicurezza, superata da Repubblica Ceca, Lussemburgo e Slovenia.

Le vittime di omicidio

Le cose sono nettamente cambiate dal 1991. In quell’anno, gli omicidi risultavano sei volte quelli attuali: ben 1917.
Il 37,5% di questi era attribuibile alle organizzazioni di tipo mafioso.
Oggi la criminalità organizzata, pur rimanendo un fenomeno da monitorare attentamente, costituisce una causa meno rilevante per il numero di morti, che si attesta sul 9,7% del totale nel quinquennio 2015-2019.

Report Vittime omicidio 2019 fonte Istat

Se il calo di vittime da omicidio in questo contesto ha avvantaggiato soprattutto gli uomini, più esposti rispetto alle donne, riguardo tutte le classi di età sono loro ad avere i tassi più alti.
Tra i ragazzi dai 14 ai 17 anni non ci sono vittime. La fascia 18-24 ha un tasso pari a 0,39 omicidi per 100 mila abitanti; la fascia 25-34 ha il tasso più elevato pari a 0,87 (1,19 per gli uomini, 0,54 per le donne). Con l’avanzare dell’età decresce fino a raggiungere lo 0,53 per gli ultra 55enni.

Per quanto riguarda la nazionalità, una vittima su cinque è di cittadinanza straniera. Nel 2019 se ne contano 62, pari al 19,7%.
La distribuzione territoriale vede nel 2019 una media territoriale di 0,70 omicidi volontari di uomini per 100 mila residenti con il Sud Italia che ne registra 1,15, mentre il Nord e il Centro si collocano ampiamente sotto tale media.

In crescita gli omicidi in ambito familiare: vittime soprattutto le donne

Il report Istat fornisce un quadro delle caratteristiche delle vittime e degli autori degli omicidi con un focus particolare su quelli che avvengono in famiglia e in altri contesti relazionali. L’analisi ha consentito di stimare per la prima volta il numero dei femminicidi. E i numeri purtroppo, per quanto riguarda le donne, non sono incoraggianti.

Dei 315 omicidi commessi nel 2019 il 47,5% avviene in ambito familiare o in quello delle relazioni affettive extra familiari.
Un valore che risulta in costante aumento negli anni. Rispetto al 2018 è cresciuto lo scorso anno del 13,3%.
Il triste dato che spicca è la differenza di genere: gli omicidi in ambito familiare o affettivo sono il 27,9% del totale degli omicidi di uomini e l’83% di quelli che hanno come vittime le donne. Queste ultime per il 61,3% sono uccise dal partner o ex partner.

Nel primo semestre del 2020 la situazione per le donne si è aggravata a causa del lockdown.
Gli assassini sono stati pari al 45% del totale degli omicidi, contri il 35% dei primi sei mesi del 2019. E nei mesi di marzo e aprile, quando la situazione ha costretto tutti tra le pareti domestiche, hanno raggiunto il 50%. In questo periodo le donne sono state uccise per il 90% in ambito affettivo/familiare. Gli uomini sono invece vittime per lo più di persone sconosciute (43,1%) o autori non identificati (21,1%).

In generale, i dati raccolti dimostrano che il numero di vittime uomini è maggiore nel Sud e nelle isole, quello di donne al Nord.
Tuttavia nel 2019, il tasso di donne vittime del partner è più elevato nelle isole (0,36 per 100mila donne, contro lo 0,22 della media nazionale), seguono il Nord Est (0,25) e il Nord Ovest (0,23).

I femminicidi

Partiamo dalla premessa che il femminicidio, secondo Convenzione di Istanbul è l’omicidio di una donna in quanto donna.
I principali tipi di femminicidio sono quelli da partner, gli omicidi legati alla violenza o al contesto sessuale, il femminicidio di donne in età superiore ai 65 anni, a scopo razziale e omofobico, gli omicidi legati alle norme tradizionali come quelle d’onore, inerenti la dote o la pratica delle mutilazioni genitali femminili.
Ma anche gli omicidi legati all’ambiente criminale come le donne uccise vittime di tratta o prostituzione o comunque nell’ambito dello sfruttamento criminale.

Sulla base di queste definizioni, non è ancora facile identificare a livello statistico le variabili che aiutino a rilevare i femminicidi in assenza di una specifica legge, presente invece dal 2007 nei 16 Paesi dell’America Latina.

Utilizzando questo quadro di riferimento, 93 dei 111 omicidi di donne commessi nel 2019 possono essere classificati come femminicidi, 83,8% del totale. Delle restanti 18 morti femminili in ambito diverso da quello familiare , 8 vittime hanno più di 65 anni e, considerata la vulnerabilità della categoria sono considerati femminicidi, la cui stima raggiungerebbe i 101 casi.

Silvia Bolognini

 

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