Nel nuovo ICity Rank 2025, Venezia entra nell’élite delle città full digital e primeggia nelle “Città connesse”: sensori, dati e innovazione spingono la laguna a diventare un modello nazionale di trasformazione urbana
Non solo sospesa tra acqua e cielo, ma ora anche tra algoritmi, sensori e piattaforme intelligenti.
La città che per secoli ha dettato rotte commerciali oggi traccia quelle digitali, scalando la classifica dell’ICity Rank 2025 e piazzandosi tra le realtà più evolute d’Italia.
Un paradosso solo apparente: tra calli e canali, la rivoluzione hi-tech corre veloce, trasformando Venezia in una delle capitali della nuova era urbana—quella in cui i dati diventano bussola, e le città imparano addirittura a pensare.
Con Venezia, nell’appena pubblicata 14^ edizione del rapporto’”ICity Rank”, basato sull’analisi di 3 specifici indici, altre 15 città italiane hanno raggiunto, come dicono gli esperti, un “alto livello di trasformazione digitale”.

16 città italiane proiettate verso la “Wise City”
Con una media di almeno 80 punti, le 16 città italiane catalogate come “Full digital” sono così, in rigoroso ordine alfabetico, anche Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Modena, Parma, Prato, Rimini, Roma, Siena, Torino e Trento. Eccellenze, equamente suddivise tra 8 capoluoghi metropolitani e altrettante città di medie dimensioni, alle quali è stata riconosciuta la capacità di aver “saputo in questi anni perseguire con continuità, spirito di iniziativa e capacità di fare rete il percorso della trasformazione digitale, divenendo punti di riferimento per tutto l’universo delle Amministrazioni locali italiane”. Perché, ovviamente, il cammino non si ferma qui, con l’obiettivo di vincere in futuro la sfida di andare anche oltre la “Smart City”.
Oltre la Smart City: verso la “città cognitiva”
Dalla sola raccolta di dati si punta cioè a passare alla costruzione di una vera capacità interpretativa degli stessi, rielaborandoli al fine di migliorare le informazioni su cui basare le decisioni decisioni amministrative, con importanti ricadute per esempio sul piano della sicurezza, della mobilità e della qualità della vita in generale.
“Gli eccezionali risultati raggiunti dalle città italiane nella digitalizzazione dei servizi e i diffusi progressi nella sensorizzazione urbana – afferma il rapporto – rendono possibile immaginare un originale percorso di sviluppo”.
Una progressione che, partendo dalla “città digitale”, passa attraverso una “città senziente”, alla “Data Control Room”, al “Digital Twin”, fino ad arrivare alla “Wise City”, cioè una “città cognitiva”.

I 3 indici dell’“ICity Rank”: le “Amministrazioni digitali”
Il primo dei 3 indici considerati dal rapporto è quello chiamato “Amministrazioni digitali”. Il documento lo definisce come l’ambito che “copre la dimensione dell’accesso digitale all’attività amministrativa degli utenti urbani (cittadini, imprese, professionisti, ecc.) attraverso le funzionalità rese operative nei siti comunali, la fruizione online dei servizi, l’adozione delle piattaforme nazionali (autenticazione, pagamenti, interoperabilità, ecc.)”. Si tratta, aggiungono gli esperti del gruppo di lavoro che ha realizzato lo studio, della dimensione in cui si è registrato l’impatto più significativo delle misure del Pnrr dedicate alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, guardando all’andamento dei punteggi medi, è l’indice che ha fatto registrare la dinamica di crescita più sostenuta (la media negli ultimi 2 anni è passata da 59,8 a 74,8 punti), un sostanziale annullamento delle differenze legate alle dimensioni delle Amministrazioni e una forte riduzione delle distanze storiche da parte delle realtà del Mezzogiorno, dove pure la media resta di 67,7 punti. Il processo di trasformazione dei principali servizi online può dunque essere definito “ancora in pieno svolgimento, ben lungi dall’essere completato, ma i cui risultati sono già chiaramente visibili”. Guardando alle dinamiche di medio periodo, si sottolina in particolare come, in 5 anni, la presenza dei principali servizi online nei capoluoghi è passata dal 41,9% al 93,6% e i capoluoghi con dotazioni elevate sono passati dai 5 del 2020 ai 90 del 2025. Quanto ai singoli Comuni, a guidare la graduatoria sono Genova e Pistoia (92 punti), con punteggi molto ravvicinati nelle zone alte della classifica e 2 capoluoghi meridionali (Taranto e Messina) nella Top 10.

L’indice “Comuni aperti”
Al contrario del primo, il secondo indice, chiamato “Comuni aperti”, ha fatto segnare la crescita più modesta (valore medio passato da 52,1 a 54,2 nell’ultimo biennio), con differenze dimensionali e di collocazione geografica che restano tuttora molto ampie. Si tratta dell’indicatore in cui viene rappresentata la dimensione della messa a disposizione agli utenti delle informazioni attraverso i social media, i dati aperti e le app. Relativamente alle dinamiche di medio periodo di quello che può essere definito anche “indice social”, il dato più positivo si lega al fatto che, pur essendosi attenuata negli ultimi 2 anni la crescita della presenza sulle piattaforme, il numero di Amministrazioni capoluogo “formalmente” presenti su tutti e 4 gli strumenti principali è comunque cresciuto: da 63 nel 2020 a 85 nel 2025. A questo tema, il rapporto dedica anche un focus specifico, segnalando come la rinuncia all’utilizzo effettivo riguardi soprattutto “X” e, sia pur in misura minore, YouTube, mentre il fenomeno è marginale su Facebook e Instagram. Al tempo stesso, continua però a crescere la platea degli utenti. I followers delle pagine Facebook istituzionali dei 108 capoluoghi hanno infatti superato i 4,3 milioni di unità, con una crescita guidata, in rapporto alla popolazione, in particolare dalle città di piccola e media dimensione. In forte crescita anche di Instagram, che ha superato i 2 milioni di utenti, mentre si registra un lieve calo su X. Passando all’analisi territoriale, in questa dimensione, sono i grandi centri, in particolare i capoluoghi metropolitani del Centro-Nord, a ottenere i risultati significativamente più elevati, con una media di 77,9 punti. A guidare è Firenze (91 punti), davanti a Roma (87), Bologna (84) Milano (83) e Genova (82). Nella Top 10 rientrano però anche Torino (81 punti) e Venezia (80). Il primo capoluogo del Sud, in questo caso, è Bari, al 15° posto, e quello sotto i 100 mila abitanti è Siena (11^).
L’indice “Città connesse”
L’ultimo indice utilizzato per elaborare la classifica è quello chiamato “Città connesse”, che esplora i nuovi scenari legati allo sviluppo delle reti di connessione e alla digitalizzazione urbana, comprendendo le reti di sensori e gli strumenti per l’analisi e la rappresentazione dei dati. Relativamente alla dinamiche di crescita, questa dimensione si colloca in posizione intermedia rispetto alle precedenti, con un aumento significativo anche se non ai livelli del primo indicatore. Gli indicatori utilizzati sono 5 e comprendono rete pubblica wifi, cablatura, tecnologie IoT nei servizi funzionali (cresciute del +23,3% in 5 anni), infomobilità e “responsive city”. Si tratta, chiarisce il rapporto, di un indice ancora sperimentale, vista la difficoltà di reperire informazioni omogenee valide per tutti. Anche in questo caso, nonostante la percentuale di miglioramento sia stata più significativa (7,7 punti) nei piccoli Comuni, c’è comunque una netta prevalenza delle realtà metropolitane, che hanno trainato la crescita del valore medio, nel confronto tra 2023 e 2025, da 56,4 a 62,7 punti. Crescita, va aggiunto, che è stata territorialmente omogenea, lasciando invariate le distanze tra Nord (69,9) e Sud (54 punti). A condividere la leadership, appaiate con 93 punti, sono le 4 città metropolitane di Bologna, Firenze, Milano e Venezia, seguite da Cagliari, Roma e Torino (89).

Ci sono anche in questo caso 2 focus specifici. Il primo riguarda la realizzazione di un “urban digital twin”, ovvero la replica virtuale, dinamica e dettagliata della città, che consente l’ottimizzazione della gestione urbana, della pianificazione e della risposta alle emergenze. Sono solo 6 i capoluoghi in cui questo strumento risulta operativo a un livello già articolato, con altri 9 in cui il progetto è a uno stato avanzato. Il secondo focus riguarda la diffusione di servizi di infomobilità, che sono cresciuti dai 559 del 2021 ai 661 del 2025, con 35 capoluoghi (erano 13 nel 2021) che possono contare oggi su una dotazione completa.
Considerazioni finali e prospettive
Nell’analisi conclusiva, l’ICity Rank 025 sottolinea il “significativo apporto” dei fondi Pnrr, che hanno consentito a 96 realtà (erano 60 nel 2023) di collocarsi in fascia medio-alta per la dimensione “Amministrazione digitale”. Ciò emerge anche dal confronto con i numeri di “Città connesse” (aumento da 46 a 54 Comuni con risultati al top) e “Comuni aperti” (da 40 a 44). Di qui, le considerazioni sulle prospettive future. “Oggi – scrive il rapporto relativamente al primo indice – gran parte delle amministrazioni capoluogo dispongono delle strumentazioni tecnologiche per mettere online una grande quantità di servizi, collegarsi alle piattaforme, rendere più facile l’utilizzo. La sfida dell’innovazione è l’integrazione di questi elementi con le prassi amministrative in modo da rendere completi (e facilmente fruibili) i servizi. Sarà quindi fondamentale attivare strumenti di interscambio tra le amministrazioni in modo da confrontarsi sulle soluzioni operative trovate per ciascuna fattispecie”. Il suggerimento, per la dimensione “Comuni aperti” è quindi quello che “sembra essere utile è la costruzione di momenti di condivisione “alta” sulle potenzialità dei social, delle app e della diffusione di open data in modo da individuare modelli di riferimento che possano essere utilizzati da tutti”. Infine, guardando agli indici usati per le “Città connesse”, “si tratta di lavorare per individuare uno strumento di finanziamento (e una modalità di regolazione dei rapporti con i gestori dei servizi) che consenta anche alle città di media dimensione di intraprendere il percorso che i capoluoghi metropolitani hanno cominciato a seguire”.
Alberto Minazzi



